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12 gennaio 2012

Immigrazione, la formula Riccardi

L’apertura del ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi, sulla cittadinanza ai minori figli di immigrati e l’estensione dai sei mesi a un anno dei permessi temporanei per chi perde il lavoro ha ricevuto ampio consenso nella comunità politica italiana.

Fatte salve le dichiarazioni di esponenti da sempre ostili a politiche di integrazione, grande attenzione hanno suscitato le proposte del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che ha sottolineato come l’immigrazione rappresenti per gli Stati contemporanei “una questione delicata come quella dei confini per gli Stati ottocenteschi”. Rifiutando un approccio troppo spesso determinato da politiche di emergenza, Riccardi ha posto al centro dell’audizione alla Commissione affari costituzionali la questione della cittadinanza ai minori figli di immigrati (che costituiscono ormai il 7,5 per cento della popolazione scolastica). Importante – ha spiegato – una ripresa dei lavori, ma nell’ambito del Parlamento, dove la riflessione deve maturare di pari passo con il Paese. Altro nodo sul tavolo quello del probabile boom di irregolari, visto che la Caritas segnala 600mila permessi di soggiorno scaduti tra il 2009 e il 2010. Ammesso che molti siano tornati in patria, si può stimare che “tra i 250mila e i 300mila” rischino di finire “nel preoccupante circuito dell’irregolarità”, ha osservato l’esponente governativo. Per questo, è necessario “prolungare il periodo per la ricerca di una nuova occupazione ad almeno un anno”, a fronte degli attuali sei mesi. Anche l’aumento degli episodi di intolleranza, passati dai 373 casi del 2009 ai 1.050 del 2011, desta allarme, tanto più che “in alcuni quartieri periferici si assite ad una separazione tra stranieri e italiani”.

Abbiamo chiesto a Vera Lamonica, segretario confederale Cgil per l’immigrazione che ha proposto un mese fa la regolarizzazione di tutti gli immigrati irregolari, una battuta sul possibile ‘nuovo corso’. “Alla luce della crisi economica che colpisce il Paese – ha commentato – con gli effetti negativi sul mercato del lavoro, chiedere ai lavoratori immigrati di trovare un altro lavoro entro sei mesi è stato da parte del governo precedente un modo per ricacciare decine di migliaia di persone nella condizione di illegalità”. Per la dirigente sindacale, “il prolungamento del permesso di soggiorno da sei mesi a un anno non richiede particolari adeguamenti legislativi. Infatti, il Testo unico sull’immigrazione è molto chiaro al riguardo, poichè sancisce solo che il tempo per attesa occupazione non può essere inferiore a sei mesi, e quindi può essere prolungato con un semplice atto amministrativo. Ci auguriamo che si passi dalle parole ai fatti e che si realizzi al più presto quanto è nelle dichiarate intenzioni del ministro”.

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