repubblica.it – 23 aprile 2012 - Si chiama "Racconto di due cappucci" il quadro firmato dall'attivista e pittore Michael D'Antuono ipsirato all'omicidio del ragazzino americano Trayvon Martin. L'immagine ha fatto in poche ore il giro della rete, proprio a ridosso della sentenza del tribunale di Sanford, in Florida, che ha concesso la libertà su cauzione a George Zimmerman, il poliziotto di quartiere di origine ispanica accusato dell'omicidio di Trayvon avvenuto il 26 febbraio scorso


ilpost.it  - 24 marzo 2012  - I fatti certi per ora sono pochi: il 26 febbraio, verso le 7 di sera, Trayvon Martin era uscito da un negozio di Sanford, una località della Florida poco distante da Orlando, e stava camminando lungo la strada. Aveva il cappuccio della felpa calcato in testa, una bibita e un pacchetto di caramelle in mano. George Zimmerman, un volontario 28enne che faceva ronde per la sicurezza del quartiere, insospettito dal ragazzo, lo aveva segnalato alla polizia chiamando il 911 (il numero per le emergenze negli Stati Uniti) e aveva iniziato a seguirlo in macchina. Ma invece di aspettare l’arrivo dei poliziotti, Zimmerman sarebbe sceso dalla macchina e avrebbe ucciso Trayvon Martin con un colpo di pistola: l’esatta dinamica degli eventi non è chiara, perché la vicenda è stata ricostruita finora quasi solamente attraverso le telefonate di Zimmerman al 911.

Ieri la polizia di Sanford ha reso pubbliche le registrazioni delle chiamate di Zimmermann, da cui sembrerebbe che l’uccisione di Martin sia avvenuta a sangue freddo e senza nessuna azione minacciosa o violenta del ragazzo. Nella registrazione si sente un primo sparo, probabilmente di avvertimento, e poi quelle che sembrano essere grida di aiuto o di paura di Martin, seguite da un secondo colpo di pistola, quello che avrebbe ucciso il ragazzo. Secondo Natalie Jackson, uno degli avvocati che difende la famiglia di Martin, questa sarebbe la prova evidente che Zimmerman non ha sparato per legittima difesa, ma che ha ucciso volontariamente Martin.

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