The Epoch Times
8 settembre 2012

David Kilgour: “L’ONU deve mobilitarsi per la situazione in Tibet”
di David Kilgour

2 settembre: ciò che segue è un discorso tenuto dal difensore dei diritti umani ed ex deputato David Kilgour in occasione della Giornata della Democrazia Tibetana sulla Collina del Parlamento a Ottawa.

Nella Giornata della Democrazia Tibetana devo purtroppo cominciare con l’osservare che il Tibet, sin dal 1949, è uno dei peggiori casi di governo del terrore ancora in atto in tutta la Cina.

Sua Santità il Dalai Lama, il leader spirituale dei tibetani, cittadino onorario canadese molto amato e leader mondiale altamente rispettato, è la migliore speranza per una soluzione pacifica della questione Tibet. Promuovendo l’autonomia del Tibet sotto il dominio cinese egli nega la violenza, non è favorevole alla secessione e quest’anno ha ceduto il ruolo politico a uomini e donne democraticamente eletti.

All’inizio di quest’anno ad Ottawa, sua Santità ha parlato ad un pubblico di circa 7.000 persone. Egli ha indicato che percepisce che in generale il popolo cinese accetterebbe un certo grado di autonomia per il Tibet purché consapevole che questo è tutto ciò che si sta cercando di ottenere. Egli ha anche messo in evidenza la tragica morte di tibetani auto-immolati.

Noi, amici del Tibet in Canada e non solo, siamo profondamente preoccupati per la situazione attuale. Dal 2009 più di 59 persone per lo più giovani tibetani hanno compiuto l’estremo sacrificio della loro vita attraverso l’auto-immolazione.

Ci sono anche centinaia di reclusi per la ricerca di una giustizia basilare per il Tibet. I parlamentari tibetani in esilio, guidati dal Presidente Penpa Tsering, hanno recentemente presentato una lettera nelle varie ambasciate a Nuova Delhi, in cerca di azioni concrete da parte dei governi, per porre fine alle politiche di Pechino che stanno spingendo sempre più tibetani a darsi fuoco.

Nella sua lettera si legge: “A gennaio di quest’anno il numero di tibetani indotti ad auto-immolarsi in Tibet era 17 e ora ha raggiunto 51, di cui 41 sono morti per le loro ferite. … Nove persone sono state uccise e alcuni altri sono stati picchiati a morte oltre a numerose detenzioni arbitrarie ed extragiudiziali, sparizioni forzate e lunghe pene detentive senza il dovuto processo di legge. … In alcuni casi solo le ceneri dei corpi cremati sono stati consegnati alla famiglia.

“Invece di guardare le cause reali di questi atti drastici, tutto ciò che le autorità cinesi hanno messo a punto sono estintori, ganci di ferro da aggiungere alle mitragliatrici e bastoni elettrici in dotazione al personale di sicurezza. … Loro hanno sempre cercato … di sminuire la motivazione di coloro che hanno perso la vita insinuando che le cause della loro azione erano date dalla follia (ecc.). [Essi] hanno detto bugie su bugie per giustificare la loro posizione intransigente. [Essi] incolpano Sua Santità il Dalai Lama o le forze occidentali o le forze separatiste per la confusione che hanno creato. … [Essi] reinterpretano il Buddismo per soddisfare le loro esigenze e trarre in inganno la gente comune cinese e la comunità internazionale marchiandolo come un atto di terrorismo.

“La ragione per cui i tibetani sono portati ad auto-immolarsi [è] … la politica cinese di assimilazione, distruggendo in tal modo l’identità stessa del popolo tibetano — l’antica e unica lingua, religione e cultura tibetana che ha il potenziale di promuovere la pace e l’armonia nel mondo. … Solo questo mese, cinque tibetani hanno fatto ricorso a tali drastici atti. Tuttavia, le autorità cinesi rimangono mute alle richieste dei tibetani che chiedono il ritorno di Sua Santità il Dalai Lama, la libertà per il popolo tibetano e la tutela della loro unica identità. … Guardando la tendenza sembra altamente improbabile che in un futuro immediato le auto-immolazioni si fermeranno e ogni volta che squilla il telefono ci domandiamo ‘chi è il prossimo?’ … Non è ancora troppo tardi per aiutare!”.

Nel mese di giugno Yonten Gyatso, difensore tibetano per i diritti umani, è stato condannato a sette anni di reclusione per la circolazione di informazioni relative ad un’auto-immolazione e il tentativo di condividere i dettagli della situazione dei diritti umani in Tibet con organizzazioni estere. Egli è un monaco residente nella provincia dello Sichuan. La sentenza è arrivata dopo che il 17 ottobre 2011 è stato accusato di far circolare foto di una monaca, Tenzin Wangmo, mentre si stava tragicamente auto-immolando. Secondo il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia, le accuse contro di lui comprendevano anche “la condivisione a partire dal 2008 di informazioni su eventi politici in Tibet nel tentativo di contattare le organizzazioni internazionali per i diritti umani” ed i “meccanismi dei diritti umani dell’ONU”.

Oggi, in Tibet, governo del terrore cinese significa che i praticanti religiosi, non solo sono costretti, durante sessioni di “educazione patriottica”, a denunciare Sua Santità il Dalai Lama, ma devono anche rispettare i regolamenti delle autorità e delle commissioni di gestione monastica in cui vi sono molti militanti del Partito Comunista. I tibetani sono costretti a prestare rispetto ai leader del Partito, le cui foto nei monasteri sono forzatamente affiancate alle immagini buddiste. Degli sforzi sono ancora in corso nel tentativo di creare sezioni del Partito nei monasteri e nei conventi. Il più pericoloso e assurdo di tutti è il desiderio del Partito ateo di diventare responsabile per la selezione dei lama reincarnati di alto livello, tra le quali quella di Sua Santità il Dalai Lama, allo scopo di raggiungere i propri fini politici.

Distruzione ambientale

Dal 1949 la distruzione del fragile ambiente naturale del Tibet ha causato gravi danni che colpiscono il Tibet e anche i paesi vicini. L’estrazione, senza alcuna considerazione per l’ambiente delle risorse naturali, aggrava ulteriormente i problemi. Lo stato-partito sta confiscando terre nomadi; i pastori sono stati relegati alla periferia delle città. Senza letame, si ha, come conseguenza, un grave degrado e la desertificazione delle praterie. È assolutamente necessaria La secolare saggezza dei nomadi tibetani sulla tutela dell’ambiente.

Conclusione

Oggi, quelli di noi qui presenti, chiedono all’ONU di esaminare tali questioni e casi simili e fanno appello al governo canadese di dare sostegno ai tibetani nel sollevare la questione presso le Nazioni Unite e di menzionare i problemi bilaterali con la Cina. Una raccolta di firme è in corso insieme alla staffetta Flame of Truth [Fiamma di Verità] con passaggio di fiaccola per fare appello a Ban Ki Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, con le seguenti richieste:

1. L’ONU deve discutere la questione del Tibet in base alla risoluzione che è passata nel 1959, 1961 e nel 1965 e fare sforzi continui per assolvere il contenuto di tali deliberazioni;
2. Una delegazione internazionale indipendente di accertamento dei fatti deve essere immediatamente inviata per indagare sulla crisi in Tibet;
3. L’ONU deve assumersi la speciale responsabilità di garantire che le aspirazioni fondamentali dei tibetani in Tibet vengano soddisfatte.

David Kilgour è un difensore dei diritti umani ed ex membro del Parlamento riconosciuto a livello internazionale, un tempo Segretario di Stato del Canada per la regione Asia-Pacifico.

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