Fonti: Phayul – RFA
http://www.italiatibet.org
25 luglio 2012

Rafforzate le Misure di Sicurezza Tra il Tibet e Gli Stati Confinanti. Confermata l’Immolazione di Una Donna Tibetana

Dharamsala, 25 luglio 2012. Alla luce della recente ondata di auto immolazioni e del crescente numero di manifestazioni di protesta che hanno infiammato e infiammano il Tibet centrale e orientale, la Cina ha rafforzato i controlli lungo le zone di frontiera con l’India e il Nepal allo scopo di prevenire la fuga in esilio dei tibetani. Citando fonti all’interno del Tibet, Passang Dolma, una tibetana residente a Dharamsala, ha reso noto che, dall’inizio dell’anno in corso, la Cina ha convogliato personale militare e addetti alla sicurezza nelle città e nei villaggi delle aree di confine.

“Oltre al dispiego di personale militare” – ha precisato Dolma – “il governo cinese ha istituito in ogni villaggio speciali comitati di controllo incaricati di riferire alle autorità locali ogni movimento e azione dei tibetani lungo le zone di frontiera”. I tibetani che dall’inizio del 2012 hanno partecipato alle manifestazioni di protesta sono stati, infatti, oggetto di violente e brutali repressioni e hanno subito il carcere e le torture. “Meglio la morte piuttosto che le galere cinesi”, aveva detto Gompo Rigzin prima di darsi fuoco lo scorso 29 marzo. L’alternativa alle torture e alla morte resta, per molti tibetani, la via dell’esilio ma le autorità cinesi hanno incrementato le misure di sorveglianza per precludere ai tibetani ogni possibile via di fuga.

Confermata una muova immolazione

Il Parlamento Tibetano ha confermato in data 2 luglio l’immolazione di una donna tibetana, Dickyi Choezom, quarantenne, madre di due figli, che si è data fuoco a Keygudo, nel Tibet orientale, lo scorso 27 giugno. Ne aveva dato notizia, il 29 dello stesso mese, la scrittrice e blogger tibetana Woeser.

“Dickyi Choezom si è immolata con il fuoco nel corso di una manifestazione di protesta contro la politica di trasferimento forzato della popolazione locale e di espropriazione dei terreni attuata dal governo cinese”, ha reso noto il Parlamento Tibetano. “Alla protesta partecipavano circa settanta famiglie di tibetani che rivendicavano i propri diritti sulla loro terra”.

Il personale di sicurezza cinese è intervenuto, ha spento le fiamme e ha ricoverato Dickyi all’ospedale di Siling. Non sono pervenute informazioni sullo stato di salute della donna. Parlando alla redazione del sito di informazione tibetano Phayul, un monaco tibetano in contatto con i compatrioti della regione ha fatto sapere che due famigliari di Dickyi che avevano preso parte alla manifestazione sono stati arrestati e picchiati. Il loro rilascio è avvenuto in seguito alle proteste degli abitanti di Keygudo alcuni dei quali hanno, a loro volta, minacciato di immolarsi se i due concittadini non fossero stati liberati. L’immolazione di Duckyi Choezom è avvenuta a una settimana di distanza da quella di Ngawang Norphel e Tenzin Khedup che, nella stessa regione, si erano dati alle fiamme chiedendo la libertà per il Tibet e il ritorno dall’esilio del Dalai Lama.

Il 3 luglio, Radio Free Asia ha diffuso la notizia della condanna di tre monaci del monastero di Bongtak a periodi di detenzione compresi tra i nove e gli undici anni in quanto ritenuti responsabili ed istigatori dell’immolazione di Damchoe Sangpo, il religioso quarantenne immolatosi lo scorso 17 febbraio.

 

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