Reteccp.org
1 aprile 2013

Tunisi Social Forum, la manifestazione e il Campus
di Maurizio e Carla

Siamo atterrati a Tunisi, madre di tutte le primavere, dove, nello spazio aperto dalla rivoluzione per la dignità, i mondi solidali trovano nuove opportunità di condivisione e di proiezione nelle realtà globalizzate. Attraverso questo varco i nord africani socializzano le loro lotte rendendole in qualche modo universali. I primi che incontreremo sono i richiedenti asilo, in fuga dal conflitto libico. Dopo oltre due anni di vita precaria nel campo di Choucha, oggi si vedono chiudere il campo abbandonati ad un destino ancora più incerto, senza cibo ne mezzi di sostentamento. Chiedono quindi la concessione del diritto di Asilo, garantito dalla protezione internazionale. (voiceofchoucha.worldpress.com)

Dalla grande Avenue Habib Bourguiba, padre dell’indipendenza tunisina, parte l’ennesima marcia per la centralità dell’uomo e dei suoi diritti, snodandosi gioiosa e agguerrita. L’avanguardia di un fiume inesauribile che invade il lungo viale è formata da poche decine di giovani scalpate che scandiscono slogan femministi. Seguite da una massa colorata di striscioni che svolterà nell’avenue di Mohammed V°, con le bandiere che si gonfiano sovrapponendosi alla massa vociante. Per almeno nove kilometri, Resistenza e Dignità sono le parole d’ordine, scortate da una prospettiva di palmizi in fila per due su entrambi i lati del lungo corteo che empatizza con un’idea di mondialismo coniugata come bene comune.

Bandiere rosse garriscono alla brezza marina insieme a quelle nazionali, falci e cartelli annunciano lotte e denunciano ingiustizie, promuovono petizioni e si mescolano a quell’unico corpo che le ospita, senza respingere nessuno. Ci sono tutti i sindacati, provenienti da ogni paese per costruire una piattaforma comune in difesa dei lavoratori di tutto il mondo. C’è il movimento internazionale dei disobbedienti che denunciano l’organizzazione burocratica del Forum, che non potrà mai guidare il progetto rivoluzionario dei popoli del mondo, anche se l’evento rappresenta un’opportunità per i rivoluzionari che vi convergono da ogni angolo del mondo, riteniamo che il progetto definitivo di spingere il sistema capitalista al collasso, non verrà preso in considerazione.

Siamo ormai inghiottiti dalla moltitudine dei nuovi mondi panetnici e multideolgici. C’è posto per tutti, suggerisce Gianni, per l’Action Antifasciste e per la Protezione della famiglia secondo i principi islamici. C’è posto per tutti, per la tradizione e per la trasgressione; per Che Guevara e per lo Sharshaf nero che vestono la stessa giovane donna che sfila con il marito e il figlioletto. Onnipresenti dozzine di occhi digitali scattano verso l’alto per cogliere un attimo che prosegue senza sosta nel tempo e nello spazio, come struzzi che innalzano i loro colli sulla folla per poi scomparire di nuovo all’interno di essa.

Gli striscioni separano i diversi gruppi che si accalcano gridando slogans e battendo le mani, e ancora risa e danze, la folla s’increspa come schiuma di onde, ebbrezza di spruzzi, concetti e idee in forma liquida, suoni e sentimenti, passioni e convinzioni che rumoreggiano finalmente libere di esprimersi collettivamente. Proponi anche tu il tuo logo mondiale per il Clima! (logoklima.org) Venite a farci visita allo spazio che organizza la settimana anticoloniale e antirazzista che propone il diritto alla riparazione per lo schiavismo. (anticolonial.net) Le rivoluzioni e i processi di lotta per la dignità, la libertà di circolazione, la democrazia e la giustizia sociale nella regione del Maghreb. (fsmaghreb.org)

Ormoni al galoppo dentro i giovani cuori, c’è posto per tutti. Capelli, sguardi, speranze, differenze, semplicità, convivialità, ricchezza … un fiume in piena di entusiasmi in divenire che tutti contiene e tutti abbraccia. Democrazia liquida che si trasforma in condivisione universale. Mille rigagnoli con origini lontane nello spazio che s’incontrano e si fondano in un’idea comune. Volti colorati da ogni pigmento convergono in un comune sentire fatto di dignità e resistenza. Ancora bandiere che si accoppiano nell’aria accarezzandosi e lanciando i loro messaggi di rivendicazione, di liberazione e di lotta.

C’è posto per tutti, anche per chi grida boicotta il Forum finanziato dal capitale sionista! C’è posto per le bandiere a due stelle del regime di Assad e per quelle a tre stelle dell’opposizione siriana. Una consapevolezza accogliente verso un sogno umano che trascende i conflitti trasformandoli in dialogo aperto, un sogno che unisce i cuori e le menti. C’è il Forum contro le Grandi Opere Inutili Imposte, una piattaforma internazionale di collaborazione e di scambio di informazioni tra movimenti popolari che si oppongono ai grandi progetti giudicati dannosi per i cittadini, progetti che sprecano denaro pubblico alimentando la speculazione finanziaria. (presidioeuropa.net)

Un altro mondo è possibile, custodito da un’umanità che se ne occupa, che se ne fa carico. Un altro mondo possibile abitato da giovani coraggiosi che lo difendono dall’aggressione capitalista e dal moloch del profitto, capaci di denunciarne gli errori e di indicare le soluzioni. Un percorso umano attento e disponibile verso l’altra e l’altro, un’esperienza che parla ogni lingua e le canta e le danza tutte insieme nello stesso momento. L’Internazionale in arabo e Bella Ciao accompagnata da arpa e sitar, senza dimenticare il Reggae tunisino che sarà la colonna sonora del Forum.

Naturalmente c’è posto per la Palestina, che qui a Tunisi ha sempre trovato un rifugio sicuro. C’è posto per lo sguardo truce di Khomeini che denuncia i massacri perpetrati a Gaza, e c’è posto per i suoi pasdaran che sostengono la terza intifada armata. Katiuscha am Kassam! Perfettamente simmetrici all’estremismo sionista che vede la propria credibilità aggredita in ogni parte del mondo dalle lotte popolari nonviolente dei villaggi della Cisgiordania e dalla Campagna globale per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni, queste sì finalmente asimmetriche alla violenza sionista e quindi capaci di strappare la maschera di una propaganda falsa e ipocrita.

C’è posto per le migliaia di vittime scomparse nel Mediterraneo mentre cercavano un futuro migliore in quell’Europa che vorrebbe dare lezioni di democrazia … C’è la Marcia Mondiale delle Donne capace di trasformare il dolore in forza. Donne indigene che continuano a lottare e a chiedere il rispetto dei loro diritti, dei loro popoli e dei loro territori! Dignità, diritti delle donne e lotta al femminicidio, sono tra i temi più rappresentati.

Un cammino che viene da lontano, dal passato del sureste messicano, dalle rugiade scintillanti della Selva Lacandona, e prosegue lottando sulle rive del Rio Grande do Sul già patria storica di lotte risorgimentali, attraverso le carovane intercontinentali, nelle strade di Seattle e Praga, nelle piazze di Genova, nelle marce di Assisi ed Aviano, in val Susa, e in quanti altri posti ancora … una lotta che segue tra giovani figlioli e vecchi amici, barbe grigie e nuovi incontri, e ancora occhi digitali dovunque che rincorrono come struzzi a perdifiato un attimo sfuggente, lo catturano e lo colonizzano, offrendogli una nuova vita virtuale ma quasi perpetua.

Tunisi offre il suo volto migliore, orgogliosa e modesta, curiosa e sincera, stupefatta e felice, da ieri è per sempre. Da oggi però il mattino è precoce, bando alle retoriche, al centro del campus va messo l’uomo, il pensiero, lo scambio, il confronto, la pluralità d’intenti. Una sinfonia di contenuti che rivendicano lotte antiche in marcia da tempo. Il diritto alla resistenza è una conseguenza dell’oppressione e del colonialismo.

Nella sala Marx si svolge la discussione sulla rivoluzione lunga che trova nel secolo scorso, quello breve, mille modi di sviluppare e percorrere strade diverse che conducono al socialismo egualitario fino agli anni recenti di questo nuovo millennio che vede diversi popoli dell’America Latina, spalancare nuovi spazi di libertà ed autonomia cambiando finalmente il vecchio insopportabile volto segnato dall’oppressione e dall’affanno delle povertà, in un nuovo sorriso acceso da uomini nuovi; Chavez, Lula, Kirchner, Correa, Morales ….

Infine ho cercato, con le interviste che seguiranno, di focalizzare sulla lotta delle donne contro l’islamismo crescente, a partire dalla storia di Amina, di cui vi posso già anticipare che non è mai stata messa in manicomio dalla famiglia ma che, al contrario, viene protetta dalla famiglia che la sostiene ed è con lei solidale. E’ un fatto che il conflitto principale rimane quello tra islamismo e laicità, una discussione allarmante, trasversale a tutto il nord Africa e non di meno al Medio Oriente.

Top