Fonte: www.corriere.it
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27 febbraio 2013

L'Ue: Basta colonie a Gerusalemme Est

Ora sanzioni contro gli insediamenti. Il rapporto annuale degli inviati di Bruxelles: «La colonizzazione della città mina le prospettive di pace»

L’Unione europea condanna la colonizzazione israeliana di Gerusalemme Est, che considera una minaccia alla soluzione dei due Stati, e suggerisce ai Paesi membri sanzioni economiche nei confronti degli insediamenti dello Stato ebraico. I capi della missione europea a Gerusalemme Est e a Ramallah hanno firmato il loro rapporto annuale, diffuso mercoledì mattina dall’agenzia France Presse, in cui raccomandano ai 27 di «impedire e scoraggiare le transazioni finanziarie e di informare sulle loro conseguenze problematiche, anche riguardo agli investimenti stranieri diretti in favore di attività, infrastrutture e servizi all’interno delle colonie». Il rapporto chiede anche di «assicurare la stretta applicazione dell’Accordo di associazione Israele-Ue, in particolare affinché i prodotti fabbricati nelle colonie non beneficino del trattamento preferenziale» previsto dall’intesa.

«PACE DIFFICILE » - Il rapporto della missione europea sottolinea le conseguenze politiche dell’occupazione della parte araba della città santa: «Se continua l’attuale politica israeliana, in particolare la colonizzazione – si legge - la prospettiva di Gerusalemme come futura capitala dei due Stati, Israele e Palestina, diventerà impraticabile». E l’annessione della parte orientale della città – effettuata unilateralmente da Israele nel 1967 e mai riconosciuta dalla comunità internazionale – viene ancora una volta definita «illegale». La condanna complessiva della politica degli insediamenti, non solo a Gerusalemme ma anche in Cisgiordania, è espressa nel documento in termini molto severi: la colonizzazione viene definita «sistematica, deliberata e provocatrice», con la conseguenza di «minare la fiducia tra le parti, mettere fisicamente a repentaglio la possibilità di creare uno Stato palestinese praticabile e (territorialmente) contiguo e rendere i compromessi necessari alla pace tanto più difficili quanto più la popolazione delle colonie aumenta».

IL PROGETTO «E1» - Il rapporto denuncia in particolare la colonizzazione del fianco sud di Gerusalemme, che minaccia di creare «un tampone effettivo tra Gerusalemme Est e Betlemme da qui alla fine del 2013», e il cosiddetto progetto E1 - autorizzato dal governo israeliano come rappresaglia dopo il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore da parte dell’Assemblea generale dell’Onu – che «dividerebbe la Cisgiordania in due parti separate tra nord e sud». I capi dell’euromissione sottolineano anche come, «nonostante i palestinesi rappresentino il 37% della popolazione di Gerusalemme, la municipalità destini alle loro aree solo il 10% del suo bilancio».

LA STORIA - Nel 1947 Gerusalemme era stata destinata al controllo internazionale dal piano di spartizione dell’Onu, che prevedeva la nascita dei due Stati ma fu respinto dagli arabi. La conseguente guerra del 1948 portò alla nascita di Israele, alla diaspora dei palestinesi e alla spartizione di fatto del territorio a loro destinato tra lo Stato ebraico, la Giordania e l’Egitto. La parte Est - comprendente i quartieri arabi, la Città Vecchia e i luoghi santi delle tre grandi religioni monoteiste - rimase sotto amministrazione giordana dal 1948 al 1967, separata dalla parte Ovest dalla cosiddetta Linea Verde. Conquistata dagli israeliani dopo la Guerra dei sei giorni, nel giugno del ’67, fu dichiarata dallo Stato ebraico sua capitale «eterna e indivisibile». Tra i governanti israeliani solo Ehud Barak, da premier nel 2000 e da ministro della Difesa nel 2010, si è detto disponibile alla divisione della città. La sua proposta del 2000 fu ritenuta insufficiente da Yasser Arafat. Da allora la «israelizzazione» di Gerusalemme e l’annessione strisciante di parti cospicue della Cisgiordania sono proseguite ininterrottamente.

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