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04 Marzo, 19:50

Mo: stampa, Obama vuole da Netanyahu piano ritiro territori
di Massimo Lomonaco

(ANSAmed) - TEL AVIV, 04 MAR - Il presidente Usa Barack Obama ha chiesto una "tabella di marcia" per il ritiro di Israele dalla Cisgiordania e, a questo riguardo, intende avere un dettagliato piano da parte del premier Benyamin Netanyahu nella sua prossima visita in Israele e nella regione, in programma a partire dal 20 marzo. Lo rivela il giornale americano on line The World Tribune, ripreso oggi dai media israeliani. Citando fonti israeliane, il giornale ha spiegato che il piano dovrebbe essere considerato come parte dell'iniziativa americana per stabilire uno stato palestinese in Cisgiordania nel 2014.

Pronta l'apparente replica di Netanyahu, che si dice ''disponibile a compromessi'' ma ''mai' su temi che riguardano la sicurezza nazionale: il premier israeliano lancia il suo messaggio in video conferenza con l'annuale assemblea dell'' American Israel Public Affair Committee' (Aipac) e lo fa sottolineando di attendere ''con trepidazione'' l'arrivo il 20 marzo del presidente Usa. 
  ''Obama - dicono le fonti del giornale - ha chiarito a Netanyahu che la sua visita non e' un'occasione per farsi fotografare, quanto piuttosto lavoro sull'Iran e sullo stato palestinese''. ''L'implicazione - hanno proseguito le fonti - e' che se Israele non dara' al presidente qualcosa su cui lavorare, lui agira' per proprio conto''. Una sorta di ''prova del nove'' -ha sostenuto il giornale - della leadership e della credibilita' di Netanyahu. 
  ''Sono pronto ai compromessi. Ma non faro' mai nessun compromesso sulla nostra sicurezza nazionale'', ha spiegato all'Aipac Netanyahu che, tra l'altro, e' alle prese con una situazione di stallo nella formazione del nuovo governo e per la quale ha chiesto al presidente Shimon Peres altre due settimane di tempo. Una fase delicata su cui il premier sta lavorando e che probabilmente portera' - se Netanyahu riuscira' - ad un governo senza la presenza dei partiti religiosi (Shas e Fronte della Torah). Una  situazione politica imposta dal centrista Yair Lapid (vincitore delle elezioni) e dal nazionalista di destra Naftali Bennett, uniti da un forte patto tra loro che ha stretto a tenaglia Netanyahu. 
 Ben conscio dell'importanza di un esecutivo pienamente in carica per la visita di Obama e per i temi sul tavolo, Netanyahu ha oggi rassicurato di stare lavorando ''a un governo forte e stabile''. Un governo che possa fronteggiare le richieste palestinesi: in Arabia Saudita il presidente dell'Autorita' nazionale palestinese Abu Mazen (che vedra' Obama nella visita di marzo) ha ricordato al segretario di stato Usa John Kerry che la ripresa di negoziati di pace  e' condizionata al congelamento degli insediamenti ebraici e alla liberazione da parte di Israele di un numero significativo di detenuti palestinesi.
 I prossimi giorni saranno quindi decisivi e il fronte interno israeliano e' in movimento: lo Shas, in predicato appunto di restare fuori dal governo ha avvertito che colpira' ''le colonie  alla testa. Voteremo per lo sgombero degli avamposti illegali. Saremo per il congelamento dei progetti edili ebraici. Appoggeremo iniziative diplomatiche'' per un accordo negoziato nei Territori. Dall'altra parte il neo-deputato di Likud-Beitenu, Moshe Feiglin, ha tentato oggi di entrare nel Duomo della Roccia: un luogo dove l'ingresso e' limitato ai fedeli musulmani. Una sorta di riedizione - criticata peraltro da una parte del rabbinato israeliano -  della 'passeggiata' sulla Spianata del settembre 2000 dell'allora leader dell'opposizione di destra israeliana Ariel Sharon e che, accolta come un oltraggio dai palestinesi, fu letta da molti come causa della Seconda Intifada. (ANSAmed).

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