Al Haq
http://www.palestinarossa.it
31 gen 13

Israele boicotta il Consiglio Onu per i diritti umani

Quindici organizzazioni per i diritti umani israeliane e palestinesi lanciano l’allarme per le conseguenze del rifiuto di Israele di cooperare con le Nazioni Unite. Il mattino del 29 gennaio, giorno del secondo rapporto su Israele, non si è capito se avrebbe partecipato alla riunione.

Questa mancanza di trasparenza non significa solo che Israele evita le critiche sulle proprie violazioni del diritto internazionale, ma che l’intero sistema dell’Onu sarà minato dalla perdita di due fondamentali principi: uguaglianza e universalità. In maggio 2012, Israele ha annunciato ufficialmente la decisione di “sospendere i contatti con l’ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, il Consiglio per i Diritti Umani e i loro meccanismi”.

Israele ha poi incontrato il presidente del Consiglio, Remigiusz A. Henczel, nel gennaio 2013, con cui ha discusso la sospensione del rapporto sul Paese. Tuttavia, dato che nessuna richiesta formale è stata ancora presentata, il Consiglio ha deciso di procedere lo stesso e di stabilire quali azioni prendere nel caso Israele non si fosse presentato.

Tali eccezionali circostanze hanno creato incertezza e spinto alcune organizzazioni della società civile a rivedere o limitare il proprio impegno nel processo di inchiesta dell’Onu, a causa del rischio di investigare all’interno di un processo che forse non avrà luogo. Così, una componente chiave del meccanismo – l’impegno della società civile – viene gravemente impedito.

Attraverso questa incertezza, Israele e il Consiglio stabiliscono un pericoloso precedente a livello internazionale, un precedente che potrebbe essere seguito da altri Stati che rifiutano di prendere parte alle Nazioni Unite al fine di evitare le critiche. La decisione di Israele di uscire dai meccanismi chiave del sistema dei diritti umani dell’Onu ha, nella pratica, portato ad un trattamento di favore. Tutti – tranne uno - i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno preso parte al rapporto su di sé; solo lo Stato di Haiti non ha potuto partecipare a causa del terremoto del 2010 e la conseguente crisi umanitaria. Israele non dovrebbe ricevere nessun beneficio o concessione per i suoi tentativi di minare il sistema Onu e in particolare quello dei diritti umani.

Al contrario, il Consiglio dovrebbe assicurare la riuscita del processo di Israele nel rispetto dei principi e degli standard stabiliti e nella convinzione che i diritti umani siano più importanti di qualsiasi considerazione politica o diplomatica.

Inoltre, la decisione di Israele di sospendere la cooperazione con il Consiglio e l’Alto Commissariato deve essere vista nel contesto dei continui rifiuti delle decisioni, le risoluzioni e i meccanismi dell’Onu. Tutti i governi israeliani hanno rifiutato di riconoscere i propri obblighi all’interno del diritto internazionale, nei confronti della popolazione palestinese dei Territori Occupati, obblighi ripetutamente affermati da dichiarazioni di diversi corpi delle Nazioni Unite.

Israele rigetta anche l’applicazione de jure della Quarta Convenzione di Ginevra, in qualità di potere occupante, violando numerose risoluzioni Onu, la sentenza del 2004 della Corte Internazionale di Giustizia sulle Conseguenze Legali della Costruzione del Muro e le dichiarazioni dei governi di tutto il mondo.

Nel 2009, Israele ha rifiutato di cooperare con la missione Onu a Gaza, guidata dal giudice Richard Goldstone. Goldstone ha chiesto ripetutamente a Israele di partecipare, ma invano. Più recentemente, nel 2012, alla missione Onu sulle colonie israeliane nei TPO non è stato permesso di entrare nel Paese per raccogliere testimonianze.

Alla missione partecipavano moltissimi inviati dell’Onu e il vice Alto Commissario per i Diritti Umani, a cui Israele ha vietato l’ingresso. Inoltre, da quando è stato nominato Inviato Speciale per i diritti umani nei Territori Occupati, Richard Falk non è autorizzato ad entrare nei Territori.

In tale contesto, quindici organizzazioni per i diritti umani chiedono al Consiglio di prendere una posizione chiara sull’ostruzionismo israeliano.

top