Info-palestine.net
5 dicembre 2012
http://www.ossin.org
dicembre 2012

“I Palestinesi sono bestie che camminano su due gambe”
di Rudi Barnet

Qui da noi, l’odio verso l’Arabo fa parte delle manifestazioni di lealtà e di identità che ogni cittadino ebreo deve allo Stato. Un Israeliano leale è un Israeliano che lascerà morire un Arabo, solo perché “è un Arabo”. E se qualcuno si comporta in modo diverso, si capisce, “è perché va a a letto con gli Arabi”

Quando, nel 1982, Menahem Begin (2) pronunziò queste parole forti alla Knesset, i suoi colleghi deputati applaudirono calorosamente la lungimiranza del suo giudizio.

Non era peraltro il primo a manifestare in questo modo il proprio disprezzo per gli esseri umani originari del paese conquistato. Erano oramai già un cinquantina di anni che i leader sionisti consideravano i Palestinesi come dei subumani.


Chaim Weizmann (3), primo presidente di Israele, non aveva esitato per esempio a dichiarare: “Gli Inglesi ci hanno detto che lì c’è qualche centinaio di negri e che non valgono niente” (4).

Yizhak Shamir (5), primo ministro, proclamava anche lui la sua alta considerazione per gli esseri umani: “I Palestinesi saranno schiacciati come cavallette… le loro teste spiaccicate sulle rocce e sui muri” (6)

Dal canto suo, Ehud Barak metteva già in guardia, più di dieci anni fa, la popolazione israeliana che “i Palestinesi sono come i coccodrilli, più carne date loro e più ne vogliono” (Jerusalem Post del 30.8.2000) (7).

Il grande rabbino Yossef Ovadia, c’è anche la sua invocazione (12.4.2001): “Possa il Nome Divino castigare gli arabi, disperdere il loro seme e annientarli. E’ vietato avere pietà di loro!
Dobbiamo lanciare dei missili contro di loro e sterminarli. Essi sono malvagi e dannati!”.

Un altro rabbino, Yitzhak Ginsburg afferma che “Il sangue degli ebrei e quello dei goy (non ebrei) non è uguale”, e che “uccidere non è un crimine se le vittime non sono ebree” (8).

… Senza dimenticare Avigdor Lieberman (9), ministro degli affari esteri, che proponeva, nel 2009, di fare a Gaza “quello che gli Stati Uniti hanno fatto al Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale”.. In altri termini lanciare una boba atomica.

Quanto a Eli Yishai, ministro dell’interno nell’attuale governo, che porta avanti una vera e propria caccia agli emigrati africani, ha dichiarato nel giugno 2012: “Mi servirò di tutti i mezzi per espellere gli stranieri, perché Israele appartiene all’uomo bianco!” (10)


Sarebbe illusorio pensare che questa xenofobia si limiti a qualche leader religioso o politico fanatico.

Come testimonia un sondaggio pubblicato nell’ottobre 2012 dal quotidiano israeliano “Haaretz” il male si è diffuso in tutte le pieghe dello Stato (11).

Il 42% non vuole abitare nello stesso immobile in cui vi sono arabi israeliani e non vogliono che il loro figli frequentino scuole in cui vi siano bambini arabi.

Il 33% vorrebbe una legge che impedisca il voto dei cittadini arabi alle elezioni politiche.

Il 69% si oppone all’idea di conferire il diritto di voto ai Palestinesi in caso di annessione della Cisgiordania.

Il 74% è favorevole a strade separate per Israeliani e Palestinesi in Cisgiordania

Il 58% è consapevole del regime di apartheid in vigore nei confronti degli Arabi, ma lo approva (12).


… Niente di strano se si consideri che, fin dalla prima infanzia, il sistema educativo israeliano tende a favorire la segregazione ed a convincere la popolazione che essa appartiene al “popolo eletto”, vittima permanente dell’antisemitismo, ma protetta “dall’esercito più morale del mondo” (13).


Militarizzazione dell’educazione
“I manuali scolastici israeliani corrispondono a tutti canoni del discorso razzista, sia verbale che visivo”.
Accusa antisemita?
No, è l’opinione di Nurit Peled-Elhanan, professoressa israeliana di didattica all’Università ebraica di Gerusalemme (14).
Nella sua ultima opera “La Palestina nei manuali scolastici israeliani: ideologia e propaganda nell’educazione” (15), precisa che quasi tutti i temi trattati nei programmi israeliani di insegnamento sono impregnati di un nazionalismo esacerbato.
 
Esempi di regole da seguire in una nuova guida per la preparazione agli esami di educazione civica nelle università israeliane: le ragazze israeliane devono mantenere le distanze dai Palestinesi, perché “i ragazzi arabi costituiscono una minaccia per le ragazze” e  “le relazioni tra i ragazzi arabi e le ragazze ebree rappresentano una minaccia per la maggioranza ebrea nel paese”.

Un nuovo programma, “Derekh Erekh” (Cammino dei Valori) è stato avviato nel 2012 per inculcare il senso del dovere e della fedeltà verso lo Stato. Mira, soprattutto, a rafforzare i legami tra le scuole israeliane e l’esercito.

“Gli insegnanti sono dei richiamati per tutta la vita!” ha dichiarato il ministro dell’educazione, Gideon Saar, presentando il programma.


Per tentare di diminuire la cattiva immagine che questa politica pedagogica genera, le officine occidentali di propaganda pubblicano ogni giorno articoli scandalizzati sulla militarizzazione dei giovani palestinesi.


Quale è la realtà?
Per mancanza di soldi, l’UNRWA (ONU) ha rinunciato nel 2012 all’organizzazione dei campi di vacanza per i giovani di Gaza. Hamas ha tentato di supplire organizzando campi che riescono ad ospitare una piccola parte di bambini e adolescenti.

Questi campi hanno innegabilmente degli aspetti militaristi (esercizi di tipo commando, soprattutto)  e la formazione politica alla resistenza contro Israele è presente con slogan del tipo: “In una mano la penna nell’altra il fucile” oppure: “Una mano studia, l’altra lotta contro Israele” (16)

Anche se limitata a qualche campo di Gaza, questa iniziativa immalinconisce senz’altro…  Ma essa non è per niente paragonabile alla politica militarista dello Stato di Israele, generalizzata e assai più pericolosa: le armi non sono di plastica nella formazione dei piccoli israeliani… e i proiettili sono veri.


E insegnamento dell’odio
Il lavoro di Nurit Peled-Elhanan evidenzia il vero e proprio lavaggio del cervello che viene praticato nelle scuole israeliane (17). Mai i Palestinesi vengono presentati come esseri umani… ma come un “problema”  - la parola “palestinesi” non viene mai utilizzata – e si dice di loro che sono primitivi, dalle pratiche tribali e arcaiche, sempre “ostili”, “aggressori” o “terroristi”.

Permanente è la glorificazione del regime: “Nessuno può capire la nostra situazione meglio di noi”, è l’argomento col quale si spiega agli studenti perché il diritto internazionale non può applicarsi allo Stato di Israele.
… Ecc

Come meravigliarsi quando, così allevati, i giovani soldati israeliani si comportano poi come ammaestratori di belve ai “check-point” o quando i giovani coloni “pestano gli Arabi” senza scrupoli e sparano sui contadini palestinesi come ai bei tempi del Far West?


Il testo che segue spiega benissimo questa realtà che indigna ogni umanista.

Zvi Ba’rel, anziano giornalista del quotidiano Haaretz lo ha scritto dopo il linciaggio a Gerusalemme di Jamal Julani, un giovane Palestinese, da parte di una banda di adolescenti israeliani uno dei quali ha dichiarato che “poteva ben morire, la cosa mi lascerebbe indifferente, perché è un arabo”, mentre decine di curiosi e poliziotti assistevano alla scena senza reagire (18).

La “letteratura” israeliana che incita all’odio contro gli Arabi data ben prima dell’occupazione.

La serie di libri per l’infanzia “Banidin” di Shraga Gafni è infarcita di illustrazioni e di espressioni che segnano la strada per lo sviluppo dell’odio anti-Arabo.

Anche la collezione “Mikraot Yisrael” (Lettori israeliani), utilizzata nella formazione di centinaia di migliaia di bambini israeliani, è piena di espressioni che incitano all’odio.

C’è gente che passa una buona parte del suo tempo a controllare il contenuto dei testi scolastici pubblicati dall’Autorità Palestinese. Ma non avverte la necessità di preoccuparsi di tutte le nostre ricette per sviluppare l’odio anti-Arabo del quale ci hanno nutrito, e che poi ha proseguito da solo il suo percorso dentro di noi.

Allora verrebbe di levarsi in difesa di questi criminali di Gerusalemme, il cui “solo crimine” , se ci si pensa, è stato di mettere in pratica la pedagogia israeliana e il suo ethos di “Morte agli Arabi” che è stato loro inculcato.

Questa mentalità continuerà ad essere parte integrante dell’identità nazionale ebrea-israeliana, se pure l’occupazione dovesse cessare domani mattina.

E ciò perché il nostro “Morte agli Arabi” non è quell’odio “classico” nei confronti di chi è diverso, e nemmeno l’infame parola d’ordine delle gang adepte di quelli che invitano alle “rappresaglie”. Meno che mai è simile alla xenofobia o alla paura dell’Arabo che si ritrova nel razzismo europeo.

Qui da noi, l’odio verso l’Arabo fa parte delle manifestazioni di lealtà e di identità che ogni cittadino ebreo deve allo Stato. Un Israeliano leale è un Israeliano che lascerà morire un Arabo, solo perché “è un Arabo”.

E se qualcuno si comporta in modo diverso, si capisce, “è perché va a a letto con gli Arabi”.


Cosa rispondere a questo vecchio giornalista patriota?   

Quando un sistema educativo spinge dei cittadini a linciare altri cittadini perché sono fisicamente differenti, senza suscitare proteste e condanne unanimi, bisogna riconoscere che ci si trova di fronte ad un sistema fascista!

… Ed è inutile tentare di voltare la faccia dall’altro lato, quanto accade in Israele non è per niente espressione di un razzismo circostanziale o limitato ad una minoranza, come si può trovare nella maggior parte dei paesi occidentali. Esso è la risultanza della metodica applicazione di una ideologia divulgata dai leader sionisti ed è consustanziale a tutto il sistema politico ed educativo (19).

Come testimoniano le osservazioni della sociologa Eva Illouz, professore di sociologia all’Università ebraica di Gerusalemme, perfino le istituzioni giudiziarie non si sottraggono alla xenofobia: “Gli Arabi di Israele (20%) sono indubbiamente dei cittadini, ma la loro cittadinanza è un fatto semplicemente amministrativo, non una forma di partecipazione attiva alla cultura, alla politica e all’economia di Israele” (20).

I Sionisti rabbici potranno ben emettere grida di ossifraga (21), la terribile realtà è questa: l’attuale società israeliana è corrotta “dalla bestia”!


Una democrazia… molto particolare
La “Legge fondamentale” – come è noto, Israele non ha una Costituzione che avrebbe, soprattutto, comportato la fissazione di limiti territoriali – proclama che è uno Stato ebraico.

La nuova legge che Netanyahu e Lieberman vogliono approvare farà obbligo a ogni cittadino, sia esso laico, cristiano o mussulmano, a fare giuramento di fedeltà all’identità ebraica dello Stato… a pena di espulsione.
Teocrazia maritata a Democrazia! Un matrimonio tra la carpo e il coniglio, no?


Molte voci si sono fortunatamente levate contro questo progetto che, nel definirsi su una base etnica o religiosa, instaura discriminazioni istituzionali tra i cittadini, fondate sull’origine o sulla religione (…). Il riconoscimento di Israele come “Stato ebraico” da parte di altri Stati legittimerebbe la pretesa di Israele a rappresentare i cittadini ebrei anche di altri Stati, e anche i diversi tipi di discriminazione nei confronti dei cittadini israeliani non riconosciuti come “ebrei”.

Si potrebbe addirittura temere che il riconoscimento di Israele come “Stato ebraico” fornirebbe delle basi legali al regime di apartheid, nel caso in cui Israele continuasse nella sua politica di colonizzazione di tutta la Cisgiordania, negando i diritti nazionali del popolo palestinese (22).


Qualche caratteristica di questo regime falsamente democratico:
- La carta di identità israeliana è differente a seconda che si sia ebreo o arabo.

- Solo il matrimonio religioso ebraico ha effetti diretti sullo Stato civile (quelli di altra religione vengono solo “riconosciuti”).

- La popolazione dei territori “annessi” nel 1967 non hanno alcuna nazionalità e i civili “non ebrei” sono sottoposti alla giurisdizione di tribunali militari.

- Vi sono discriminazioni etniche generalizzate nelle assunzioni nei confronti dell’1,2 milioni di Palestinesi di nazionalità israeliana.

- La Giustizia è discriminatoria. Un israelo-palestinese viene sistematicamente condannato a pene più pesanti dei cittadini ebrei (23).

- Le terre ancestrali dei Beduini del Neguev sono state confiscate. Israele li ha trasferiti in un piccolo territorio, il triangolo del Siyag (Beersheva, Dimona, Arad) e confinati in township (24).

- Solo il 2% delle terre possono essere acquistate dagli israelo-palestinesi, e una legge autorizza l’Agenzia ebraica ad opporsi alla vendita ad un non ebreo (25)… Ecc


Apartheid? Ma di che parlate?
Tutte queste pratiche discriminatorie e queste servitù sono più confacenti ad un regime autoritario e razzista che a ciò che noi definiamo democrazia, no?

Come si può accettare da questo Stato quello che condanneremo se fosse praticato in altri paesi e che troveremmo inaccettabile nel nostro?

Come scrive l’israeliano Ammon Be’eri Sulitzeanu, direttore aggiunto di “Abraham Fund Initiatives”: “Nel 2010, la segregazione tra Arabi ed Ebrei in Israele è quasi assoluta. Per quelli di noi che vivono qui, è qualche cosa di naturale” (26).


Il “Tribunale Russel per la Palestina” (Cape Town, novembre 2011), che ha riunito diversi giuristi internazionali per giudicare se vi fosse o meno l’apartheid in Israele e nei territori palestinesi occupati, ha concluso che “Israele ha sottomesso il popolo palestinese ad un regime istituzionalizzato di dominazione considerato come apartheid secondo il diritto internazionale. Questo regime discriminatorio si manifesta con una intensità e forme variabili nei confronti delle diverse categorie di Palestinesi, a seconda del luogo di residenza.

I cittadini palestinesi di Israele, benché godano del diritto di voto, non fanno parte della nazione ebraica secondo il diritto israeliano, e sono quindi privati dei vantaggi che derivano dalla nazionalità ebraica e sottoposti ad una discriminazione sistematica nell’ambito di una vasta gamma di diritti umani riconosciuti… ecc” (27).

Se vi fosse ancora qualcuno che dubita che si tratti di apartheid, non deve fare altro che ascoltare Bentzi Gopstein, presidente dell’associazione Lehava, che ha lanciato una campagna shock per sensibilizzare i genitori israeliani sui pericoli dei matrimoni misti: “Bisogna mettere in guardia i genitori contro il pericolo di mandare le figlie a fare il servizio militare con gli Arabi, o di farle lavorare con loro (…) Lavorare con gli Arabi crea un vero e proprio rischio di assimilazione, è per questo che noi incoraggiamo il lavoro ebraico (…) Noi continuiamo la tradizione di Ben Gurion, e siamo decisi a sostenete quelli che assumono solo ebrei” (28).
… un tal Anders Brevik ha ucciso 77 ragazzi Norvegesi che avevo il torto, secondo lui, di propagandare l’assimilazione.


Come, una volta di più, ha stigmatizzato il rapporto di “Human Rights Watch” di dicembre 2010: “I Palestinesi sono vittime di sistematica discriminazione a causa della loro razza, della loro origine etnica e nazionale, e in conseguenza di ciò sono privati di acqua, elettricità, di scuole e di strade, mentre i coloni ebrei che abitano vicino beneficiano di tutti questi servizi pubblici”.


Altre discriminazioni ancora:
- Arresti illegali, sia secondo il diritto internazionale che la legge israeliana, di bambini minori di 14 anni, accusati di lanciare pietre (29).

- “Legge dell’assenza” che permette di appropriarsi della casa di un “non ebreo” che si è fatto scappare.
Privazione di acqua nei territori palestinesi (70 litri al giorno, contro i 300 litri al giorno per gli Israeliani).

- Strade vietate ai non ebrei. L’esempio più conosciuto è quello della Strada 60 che, da nord a sud, taglia la Cisgiordania in due.


- Restrizioni alla circolazione con controlli umilianti (Nel 2008 già, secondo un rapporto pubblicato dal centro di informazione israeliano B’Tselem, sono stati recensiti 459 posti di blocco e 66 check-point in Cisgiordania).

- “Selezione” degli studenti arabo-israeliani da parte dei servizi di sicurezza israeliani (Shabak), per escluderli dalle università.

- Legge “anti-boicottaggio” del 2011, che vieta ogni libertà di espressione, anche non violenta, contro la politica israeliana (30).

Ecc.


… E collaborazioni molto particolari
Già prima della creazione di Israele, i leader sionisti avevano collaborato col regime nazista (31).
In seguito, lo Stato di Israele non ha mai cessato di sostenere attivamente diversi regimi ben conosciuti per il loro autoritarismo ed è stato loro complice in qualche operazione poco gloriosa per gli Stati che le hanno fatte.


Qualche esempio, per memoria:


Collaborazione militare col regime razzista dell’Africa del Sud, soprattutto per la realizzazione di armi nucleari. Accogliendo John Vorster (32), primo ministro nel 1975, Yitzakh Rabin (33) brindò “ai comuni ideali di Israele e dell’Africa del Sud, due paesi che affrontano una brutalità e una instabilità ispirata dall’estero”.

Collaborazione del Mossad (34) nell’assassinio di Ben Barka durante la dittatura di Hassan II in Marocco (35).
Assistenza nella formazione della “Savak” (la polizia politica dello Scià in Iran) e aiuto tecnico del Mossad nella formazione degli “esaminatori negli interrogatori”.

Collaborazione con diverse dittature latino-americane (Pinochet in Cile, Stroessner in Paraguay…)

… Ecc


Queste vergogne e collaborazioni con poteri autoritari non sono cose del passato. Non sono mai cessate e ancora oggi sono vive, come testimonia, tra gli altri, Richard Wagman, presidente onorario dell’UJFP (Unione ebraica francese per la pace) (36).


Non un regime fascista?
Eppure è così che una trentina di intellettuali ebrei, tra i quali Hanna Arendt e Albert Einstein, cittadini degli Stati uniti, hanno definito il Sionismo nel celebre articolo apparso sul New York Times nel 1948 (37).

I tre principali caratteri del fascismo, nazionalismo, autoritarismo ed etnocentrismo, sono presenti nell’attuale regime israeliano che predica uno Stato “etnicamente puro”.

La dichiarazione di Lieberman: “stiamo facendo di Israele uno Stato etnicamente omogeneo” (38) non lascia dubbi sulle sue intenzioni.
Rivendica implicitamente il diritto di opprimere gli israeliani-arabi e gli abitanti dei territori occupati, di praticare l’apartheid e afferma la primazia del “popolo eletto”.

In questa prospettiva, alcuni coloni israeliani organizzano attività che assomigliano furiosamente ai metodi di indottrinamento della gioventù mussoliniana.
Manca solo la camicia nera e il fazzoletto blu.

Uno dei più noti è il centro “Caliber3” (colonia di Gush Etzion nella Cisgiordania occupata), diretto da ex militari. Da diversi anni offre una “esperienza turistica unica ed eccitante”: imparare a “sparare come veri soldati, conoscere le tecniche terroristiche e imparare a farvi fronte” (39).


Secondo il quotidiano “Yediot Ahranot”, centinaia di turisti, la maggior parte provenienti dagli Stati Uniti, approdano ogni anno a Gush Etzion per seguire dei corsi sulla liquidazione di Palestinesi di cartone.

Come dichiara uno dei dirigenti di “Caliber3”: “Noi combiniamo insieme i valori del sionismo con l’eccitazione e il divertimento dello sparo, cosa che rende l’attività più significativa” (40).


Testimonia Nurit Peled Elhanani (41) (estratto del discorso del 9.6.2012) (42):

“Quest’ anno sono state proposte venticinque leggi razziste, più di dieci sono state votate, e soltanto un pugno di cittadini ebrei sono scesi in piazza.

Più di trecento persone arrestate senza processo hanno fatto uno sciopero della fame assoluto per due mesi e più, e soltanto un pugno di cittadini ebrei sono scesi in piazza.

Migliaia di bambini non vanno a scuola a Gerusalemme est perché il ministro ebreo dell’educazione non apre le classi e perché la legge razzista sulla cittadinanza fa di essi dei soggetti senza cittadinanza, e nessuno scende in piazza.

La separazione delle famiglie, l’espulsione degli abitanti, la confisca delle terre, i bambini strappati al letto e interrogati crudelmente, le famiglie espulse dalle loro case e gettate in strada, i contadini torturati da bruti in Kippa che agiscono con la protezione dell’esercito e agli ordini del governo – e solo qualcuno scende in piazza.

Ecco l’apice della vittoria del movimento sionista.

Lo Stato di Israele, che è stato ufficialmente dichiarato Stato di Apartheid, si distingue per fare quello che è sempre stato il metodo più tipico e più riuscito del razzismo: “la classificazione degli esseri umani”.


Le tre piccole scimmie
Tutte le testimonianze e analisi lo dimostrano: Israele è assolutamente uno Stato impregnato di razzismo e pratica una politica di apartheid nei confronti dei cittadini di origine palestinese.

I media sionisti occidentali più di destra tentano ovviamente di nascondere questa nauseabonda realtà (“è solo una forte minoranza”, oppure “anche la maggioranza dei cittadini USA lo è. Come tutti i popoli del mondo, di fatto”), o tentano di rivoltare le critiche verso un’altra etnia (“E che dire della sorte che gli Arabi riservano alle loro minoranze etniche e religiose”). Altri media, ugualmente sionisti, accusano i partiti israeliani di destra di essere gli unici responsabili di questa deriva, al tempo minimizzandola ed evitando ogni denuncia del regime.

Occorre peraltro constatare l’apatia di troppe organizzazioni pacifiste occidentali.
Se sono pronte a organizzare manifestazioni locali contro il razzismo e l’antisemitismo – iniziative che non possono che essere approvate – una messa sotto accusa chiara dell’attuale regime israeliano per divulgazione di dottrine razziste e pratiche segregazioniste non costituisce, per esse, una priorità.

E’ anche desolante vedere certi intellettuali di cultura ebraica offuscarsi quando si affronti di petto il tema del razzismo che impregna il movimento Sionista, dagli anni 1930 fino alla creazione dello Stato di Israele e la politica di pulizia etnica ancora oggi in vigore.

E’ per loro difficile ammettere che il razzismo sia così profondamente radicato nella società civile israeliana, da renderla complice delle pratiche xenofobe dei suoi leader.

Si fanno spesso forti dei dogmi e dei miti (43) e allora cominciano a piovere le accuse (antisemita, negazionista…) su gente il cui solo torto è quello di militare per i diritti dell’uomo e la giustizia.

Fortunatamente, oltre alle migliaia di persone che protestano nel mondo, sempre più giornalisti e cittadini israeliani respingono una simile ideologia e tentano di sensibilizzare i loro concittadini al rifiuto di un regime che ha una simile idea dell’umanità. Se pure oggi sono in minoranza, tengono tuttavia accesa la speranza.


Non ci si inganni, non è affatto questione di accusare tutti gli Israeliani di razzismo… così come non era questione di accusare tutti i Sud Africani, i Tedeschi, i Belgi o i Francesi di altre epoche.

Solo i leader politici e religiosi che propagandano questa ideologia e che insegnano il disprezzo verso gli esseri umani devono essere denunciati e giudicati.

E’ questa macchina di “lavaggio del cervello” che deve essere estirpata.


Più di dieci anni fa, Nelson Mandela scriveva: “La discriminazione razziale di Israele segna la vita quotidiana della maggior parte dei Palestinesi (…) L’Apartheid è un crimine verso l’umanità. Israele ha privato milioni di Palestinesi della loro libertà e delle loro proprietà.

Perpetua un sistema di discriminazione razziale e di diseguaglianza. Ha sistematicamente incarcerato e torturato migliaia di Palestinesi, violando il diritto internazionale. Ha scatenato una guerra contro la popolazione civile, soprattutto i bambini” (44).


Le parole di Madiba sono purtroppo ancora attuali.


Quando, allora, i leader politici europei la smetteranno di imitare le tre scimmiette?
Quando oseranno affrontare la realtà?
Credono davvero che, a forza di niente voler vedere, di niente volere intendere e niente voler dire, essi non collaborino con l’oppressore?
Credono davvero che, proteggendo e commerciando con un paese razzista che pratica la pulizia etnica, lo aiuteranno a diventare democratico?


Non è corretto parlare di “conflitto israelo-palestinese”.
La conquista dell’ovest americano era forse un “conflitto europeo-indiano”?
La colonizzazione del Congo era un “conflitto belga-africano”?

Note :

[1] Discorso alla Knesset (25/6/1982), citato da Amnon Kapeliouk in "Begin e le bestie" (New Statesman).


[2] Bielorusso d’origine, emigrò in Palestina nel 1943. Nel 1946, come capo dell’Irgoun, coordinò l’attentato dell’hotel King David (92 morti). Primo ministro di Israele dal 1977 al 1983


[3] Bielorusso emigrato in Gran Bretagna (cittadino britannico nel 1910). Alla testa dell’Organizzazione Sionista Mondiale nel 1920, si trasferì in Palestina nel 1937


[4] Citato da Arthur Rupin (The Central Zionist Archives in Jerusalem http://www.zionistarchives.org.il/  Office of Arthur Ruppin (S55), Personal papers (A107)


[5] Nativo della Bielorussia (il suo nome di origine : Yezernistky), collaborò col regime nazista, responsabile dell’assassinio di un gran numero di civili e del mediatore dell’ONU, Folke Bernadotte.


[6] Discorso ai coloni, citato dal "New York Times" del 1/4/1988


[7] Generale dell’esercito e Primo Ministro dal 1999 al 2001, principale responsabile dell’incremento di costruzioni di colonie in Cisgiordania


[8] "Jerusalem Post" del 19/6/1989


[9] Moldavo d’origine (Evik Lvovitch Liberman), fondatore e dirigente di un partito di estrema destra, giunto in Israele nel 1978


[10] In una intervista al quotidiano "Maariv" del 3/6/2012


[11] Risultati di un sondaggio per "Yisraela Goldblum Fund" (Gidéon Lévy in  "Haaretz" del 23/10/2012)


[12] Le agenzie sioniste hanno fatto di tutto per screditare "Haaretz" (vedere "JSS News" del 31/10/2012)


[13] Vedere il video israeliano " Un sabato al Museo"
http://www.youtube.com/watch?v=Lr1N...


[14] Figlia di un generale e madre di una adolescente di 14 anni morta in un attentato suicida palestinese. Premio Sakharov 2001 et une delle promotrici del  "Tribunal Russell Palestine"


[15] "Palestine in Israeli School Books : Ideology and Propaganda in Education (Library of Modern Middle East Studies, 2012)


[16] " Les jolies colonies de vacances du Hamas" su "JForum" (9/8/2012)


[17] Per contro, nessun razzismo nei manuali scolastici finanziati dall’Unione Europea per i bambini palestinesi


[18] In http://www.haaretz.com/opinion/a-go...   e "Israël secoué par un lynchage…"  di Hélène Sallon ("Le Monde" del 31/8/2012)


[19] "Palestine in Israeli School Books" di Nurit Peled-Elhanan, professore all’Università ebraica di Gerusalemme


[20] "Israël : Justice ou tribalisme" in "Le Monde" del 4/11/2012


[21] "Le Monde accuse Israël et Israéliens de n’être pas régis par les normes morales universelles" in www.europe-israel.org


[22] Pascal Lederer, Un’ altra voce ebraica  http://uavj.free.fr/UAVJtxt47.htm &…
Si veda il caso (Haaretz del 12/7/2012) dell’assassinio di Hussam Rawidi il cui autore é stato condannato ad una pena lieve mentre "Se l’assassino fosse stato arabo et la vittima ebrea, sarebbe stato condannato all’ergastolo. Solo nei tribunali israeliani la vita di un Arabo vale solo 5000 shekel" (Yariv Oppenheimer, Peace Now)


[24] Il piano "Prawer" (dal nome di Ehud Prawer, direttore della Divisione delle politiche di pianificazione di Benjamin Netanyahu) prevede il trasferimento forzato di 70.000 cittadini Beduini dallo loro terra ereditaria e la distruzione di 35 vecchi villaggi che Israele ha deciso di classificare come « illegali ».


[25] The Inequality Report (Katie Hesketh, Adalah, marzo 2011)


[26] Ha’aretz del 20/10/2010


[27] Il testo completo e i commenti si possono trovare sui diversi siti web del  "Tribunale Russell per la Palestina" http://www.france-palestine.org & http://www.russelltribunalonpalesti...


[28] Intervista a "Israël Magazine del 22/7/2012


[29] Rapporto di B’tselem del luglio 2011


[30] "Domani saranno vietati gli appelli per la cessazione dell’occupazione o a favore della fratellanza tra ebrei e arabi" (Gideon Levy in "Haaretz" )


[31] Leggere "Mémento 1 : Le génocide nazi n’est pas mon affaire"


[32] Capo locale di una organizzazione afrikaner filo-nazista http://fr.wikipedia.org/wiki/Nazisme  , venne fatto prigioniero dagli Inglesi durante la guerra 1940/45


[33] Generale e Primo Ministro, assassinato nel 1973 da un estremista sionista. E’ uno dei responsabili del massacro di 250 civili e dell’espulsione dei 19.000 abitanti di  Lydda nel 1948 ("Palestine 1948 » di Yoav Gelber). Congiuntamente a Shimon Peres  e Yasser Arafat… Premio Nobel per la pace 1994


[34] Agenzia di intelligence http://fr.wikipedia.org/wiki/Rensei...  , equivalente alla  CIA negli USA, alle dirette dioendenze del Primo Ministro. Responsabile di innumerevoli omcidi e atti terroristici


[35] Shmouel Seguev Le lien marocain , Editions Matar (Israël)


[36] "Le Gouvernement israélien, de la corruption à la guerre" in "Rue 89" del 28/4/2010


[37] New York Times del 2/12/1948


[38] "Le Monde" del 19/9/2010


[39] Leggere "Et si on jouait à la guerre ?" di Caroline Grimberghs ("La Libre Belgique" del 13/7/2012)


[40] "Le Monde" del 20/6/2012


[41] Professore di letteratura comparata all’Università ebraica di Gerusalemme, figlia di un generale e madre di un’adolescente di 14 anni morta in un attentato suicida palestinese. Premio Sakharov 2001 e una delle promotrici del "Tribunal Russell Palestine"


[42] Testo completo su "Euro Palestine" www.europalestine.com/spip.php?arti...


[43] Leggere "Les 10 mythes d’Israël" di Ilan Pappé, publicato da "CJPMO (Canadiens pour la Justice et la Paix au Moyen-Orient)" http://www.cjpmo.org


[44] Lettera a Thomas L. Friedman, editorialista del "New York Times" (28/3/2001)

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