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06 Novembre 2013

Ecco Chi Ha Ucciso Arafat
di  Fausto Carotenuto

Sembra ormai certo dalle ultime analisi che Arafat, il leader palestinese, sia stato ucciso con il Polonio nel 2004.

Un sicario di una nazionalità qualsiasi, molto probabilmente un traditore palestinese, pagato da qualche servizio segreto (uno qualsiasi fa lo stesso) ha avvelenato il vecchio leader. Ma la mano assassina in un caso del genere normalmente non sa veramente cosa fa e per chi lavora. Anche se pensa di lavorare per gli israeliani, per i sauditi, per i siriani, per gli inglesi, gli americani, i francesi o i russi...

Ma alla luce di quello che è accaduto negli ultimi anni è chiaro chi ha ucciso Arafat e perché.

Il leader palestinese era un personaggio controverso, pieno di ombre, ma di certo era un leader talmente carismatico da rappresentare un forte ostacolo alla deriva islamista in Palestina e nel Medio Oriente.

Con la sua morte le correnti oscure che attraversano il mondo arabo hanno potuto più liberamente alimentare Hamas, la fazione islamica radicale palestinese, costola dei potenti Fratelli Musulmani egiziani. Fino a farla diventare talmente forte e dirompente da conquistare Gaza e da indebolire, fratturandola, la compattenza e la forza dei palestinesi.

I palestinesi erano prima un fattore influente del laicismo arabo. Ed erano una forza ben organizzata a livello internazionale, ben addestrata, intelligente, insolitamente operativa. Una tale forza palestinese, se intatta, avrebbe costituito uno dei baluardi più importanti per impedire quella crescita dell’Islam estremista che ora condiziona tutti i paesi islamici e lo stesso occidente.

I Palestinesi avrebbero senz’altro sostenuto con forza, ed anche con l’invio di uomini preparati, il fronte laico arabo, che avrebbe avuto uno strumento forte in più per difendersi dalla marea islamista sostenuta dai poteri oscuri, dai servizi occidentali e dai soldi del petrolio arabo del golfo.

Arafat è stato il primo a cadere per facilitare la crescita e l’espansione di un Islam radicale pericolosissimo, tale da giustificare il conflitto mondiale Occidente- Islam e il mantenimento di enormi apparati di sicurezza, militari, di controllo… che servono a controllare noi. Generando atroci vortici di odio, di paura, di violenza e di morte.

Dopo Arafat in Palestina si allunga la lista dei regimi laici che dovevano cadere per creare della ferite di instabilità: Saddam Hussein in Iraq, Ben Alì in Tunisia, Saleh in Yemen, Gheddafi in Libia, Mubarak in Egitto. In Turchia gli inquietanti islamisti di Erdogan sono andati al potere con le elezioni, ed in Siria la partita per distruggere il regime laico ancora non è finita. Anche se gli Assad sono già stati neutralizzati rispetto al precedente ruolo di importante fattore del laicismo mediorientale.

E’ chiaro chi ha ucciso Arafat.

Quegli stessi poteri mondialisti che hanno organizzato la strategia della tensione iniziata con l’11 settembre, che hanno facilitato le finte primavere arabe e che fomentano e sostengono l’islam radicale e guerrafondaio, nemico dell’occidente. Per alimentare uno strisciante conflitto mondiale di culture che continui a giustificare i nostri enormi apparati militari e di sicurezza e per spingerci sempre di più verso l’integrazione degli eserciti e delle strutture politiche. Con la scusa delle emergenze che loro stessi hanno creato ed alimentano. Sono loro, quelli che controllano l'ONU, gli Stati Uniti, l'Unione Europea e la maggior parte dei Governi, la grande finanza e la finta cultura accademica, l'FMI, la WB, ecc...

E il loro obiettivo vero non sono i soldi, i territori, gli Stati... ma il controllo delle nostre interiorità. Per tenerle schiave e impedirne la libera crescita.

Noi non cadiamo nel gioco di specchi e puntiamo ad altro: all’armonizzazione ed all'evoluzione delle coscienze con le armi della consapevolezza, degli ideali e dei sentimenti elevati. Quanto più devasteranno il mondo, tentando di impaurirci e di privarci della libertà, tanto più ci spingeranno ad amare la libertà e la giustizia per realizzarle nella società.

Non praevalebunt.

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