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http://www.middleeastmonitor.com
Tuesday, 05 November 2013

Rivisitando la Dichiarazione Balfour
di Ramona Wadi

Il 96° anniversario della dichiarazione di Balfour ha provocato osservazioni divergenti da parte di Benjamin Netanyahu e dell'Autorità Palestinese, facendo luce sulle prospettive in materia di diritto palestinese all'autodeterminazione. La negazione assoluta pronunciata da Netanyahu, attraverso i suoi nuovi appelli ai palestinesi di riconoscere lo stato ebraico, si sono contrapposti ad una dichiarazione dal sito web del Ministero di Informazione Palestinese, che ha descritto la dichiarazione di Balfour come l'inizio della pulizia etnica in palestina. Parafrasando l’insistenza di Netanyahu, per il riconoscimento dello Stato ebraico, che questa volta includeva un riferimento alla dichiarazione Balfour come mezzo di legittimazione per l’occupazione militare israeliana. "Tale dichiarazione ha riconosciuto il diritto del popolo ebraico alla propria patria in Israele ... Non c'è dubbio che il riconoscimento internazionale del diritto del popolo ebraico ad un proprio stato nella sua patria storica è importante, ma il rifiuto di riconoscere noi è alla radice del conflitto."  La dichiarazione di Netanyahu raffigura le dinamiche di come i governi internazionali presumibilmente sostengono l'autodeterminazione palestinese, ma riescono sempre a diluire la retorica con manifestazioni di sostegno per la colonizzazione sionista in corso, l'eccezione alla tendenza conformista è esibita da paesi la cui storia è stata segnata dall’intervento straniero, dittature e sperimentazioni neoliberiste.

L’autodeterminazione palestinese come espresso dall’AP rimane impantanata in contraddizioni. Il Ministero dell'Informazione sostiene che la Dichiarazione Balfour sia "una promessa illegale fatta da qualcuno che non possiede a qualcuno che non lo merita", e riassume l'atteggiamento prevalente degli inglesi per quanto riguarda la Palestina. La dichiarazione ha contribuito anche all'espulsione dei palestinesi dalla memoria storica, in riferimento alla popolazione indigena come le "comunità esistenti non ebraiche in Palestina", che attribuivano l'illusione immeritata di maggioranza demografica a favore degli ebrei solamente attraverso l'uso di una terminologia che rappresentava i palestinesi. L'inversione di proprietà, e la successiva risoluzione che afferma la creazione dello Stato di Israele esclude i diritti inalienabili dei palestinesi. Mentre la retorica del rispetto del diritto internazionale continua a prevalere, Israele è chiaramente intento ad una continuazione delle violazioni dei diritti umani che l’AP, attraverso varie forme di intimidazione politica, compresa la cooperazione di sicurezza con Israele, non è in grado di affrontare in modo coerente.

Il discorso ufficiale da parte dei rappresentanti palestinesi oscilla tra le affermazioni pronunciate dal palestinese inviato all’Onu Riad Mansour, che il fallimento nel fermare gli insediamenti si tradurrà nel considerare tutti i mezzi; diplomatico, giuridico e politico per affrontare le violazioni, e l'accordo Abbas di cedere il diritto di ricorrere a mezzi legali per prendere posto ai negoziati. La discrepanza tra quanto pubblicato dell’AP e il suo uso di retorica conciliante come la parola conflitto invece di colonizzazione in corso, ha purtroppo creato uno scenario in cui l'evocazione della Dichiarazione Balfour come un documento che afferma il suo sostegno all'ideologia sionista è addolcita dall’acquiescenza dell’AP. L'anniversario della Dichiarazione Balfour non dovrebbe essere utilizzato esclusivamente come un semplice ricordo di espropriazione palestinese, per timore che induca ad una ulteriore frammentazione tra il diritto alla memoria e il popolo. E' il riconoscimento della legittimità storica palestinese che dovrebbe avanzare il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione.


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Tuesday, 05 November 2013

Revisiting the Balfour Declaration
By Ramona Wadi

The 96th anniversary of the Balfour declaration prompted diverging comments from Benjamin Netanyahu and the Palestinian Authority, shedding light upon the perspectives regarding Palestinian right to self-determination. The absolute denial uttered by Netanyahu, through his renewed calls for Palestinians to recognise the Jewish state, were countered by a declaration on the Palestinian Ministry of Information's website, which described the Balfour Declaration as the commencement of ethnic cleansing.

Netanyahu's paraphrasing of the insistence that Palestinians recognise the Jewish State this time included a reference to the declaration as a means of deriving legitimacy for Israel's belligerent occupation. "That declaration recognised the right of the Jewish people to its own homeland in Israel...There is no doubt that international recognition of the Jewish people's right to its own state in its historic homeland is important; the refusal to recognise us is the root of the conflict." Netanyahu's statement is portrays the dynamics of how international governments allegedly support Palestinian self-determination yet always manage to dilute the rhetoric with displays of support for the on-going Zionist colonisation; the exception to the conformist trend is exhibited by countries whose history has been marred by foreign intervention, dictatorships and neoliberal experiments.

Palestinian self-determination as expressed by the PA remains mired in contradictions. The Ministry of Information has declared the Balfour Declaration "an illegal promise made by someone who does not own to someone who does not deserve," summarising the prevalent attitude of the British with regard to Palestine. The declaration also aided towards the expulsion of Palestinians from historical memory, referring to the indigenous population as the "existing non-Jewish communities in Palestine," which attributed an undeserved illusion of demographic majority in favour of Jews solely through its use of terminology depicting Palestinians. The reversal of ownership; and subsequent resolution affirming the creation of the State of Israel excludes the inalienable rights of Palestinians. While the rhetoric of respecting international law continues to take precedence, Israel is clearly intent on a continuation of human rights violations which the PA, through various forms of political intimidation including security cooperation with Israel, is unable to address in a coherent manner.

Official discourse by Palestinian representatives fluctuates between assertions uttered by the Palestinian UN envoy Riad Mansour that failure to stop settlements will result in considering "all means, diplomatic, legal and political" to address the violations, and Abbas' agreement to relinquish the right to resort to legal means for the negotiations to take place. The discrepancy between the PA's published statement and its use of conciliatory rhetoric such as ‘conflict' instead of on-going colonisation, has unfortunately created a scenario where the evocation of the Balfour Declaration as a document which asserts its support for Zionist ideology is mellowed by the PA's own acquiescence. The anniversary of the Balfour Declaration should not be utilised solely as a mere remembrance of Palestinian dispossession, lest it induces a further fragmentation between the right to memory and the people. It is the recognition of Palestinian historic legitimacy which should advance the Palestinians' right to self-determination.

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