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22 dicembre 2013

Lampedusa, deputato Chaouki
si auto-rinchiude nel Cie

Il deputato del Pd Khalid Chaouki si «rinchiude» nel centro di accoglienza di Lampedusa, dove è arrivato questa mattina, per protestare contro le condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti, che rimangono all'interno del centro per mesi, mentre invece «dovrebbero stare qui al massimo per 96 ore. A Lampedusa abbiamo ancora 7 migranti della tragedia del 3 ottobre: è inaccettabile», ha detto il deputato Pd in un'intervista rilasciata a LaPresse.

«Siamo in una situazione di totale illegalità - ha ancora affermato Chaouki - Ho ancora aspettato la risposta di Alfano e l'ho trovata insoddisfacente. Trovo che non possiamo più tollerare che l'Italia, che ha una forte tradizione di accoglienza, passi come un paese del terzo mondo dove i diritti non sono rispettati». I migranti che sono bloccati nei centri di accoglienza, ha spiegato ancora il deputato Pd, «sono privi di copertura legale e vivono con pressioni psicologiche incredibili».

«La mia è una protesta forte - ha concluso - sono venuto più di una volta a Lampedusa: tutti lo sanno ma nessuno agisce. Invito tutti i miei colleghi e i sindaci a occuparsi dei centri che hanno vicini alle loro città e ad andare a vedere come funzionano le cose». Chaouki ha mandato una lettera a La Stampa nella quale spiega più diffusamente le ragioni del suo gesto. «Ho deciso di compiere questo gesto forte di protesta - ha scritto - rinchiudermi insieme ai profughi dentro il Centro di accoglienza qui a Lampedusa e rifiutarmi di abbandonare i profughi siriani ed eritrei nella loro solitudine e inascoltata protesta perché qui a Lampedusa vengono tuttora lesi i diritti fondamentali della persona, così come non vengono rispettate le leggi del nostro Paese e le direttive in materia di protezione dei rifugiati. Non abbandonerò questo Centro finché non verranno rilasciati, come previsto dalla legge, tutti profughi e destinati nei centri idonei per la loro accoglienza».

Riferendosi ai profughi arrivati in Italia dopo la tragedia del 3 ottobre scorso, il politico nella lettera scrive: «Abbiamo celebrato come martiri i loro compagni di viaggio inghiottiti dal mare. Loro invece sono qui, rinchiusi e disperati. Questa paradossale ingiustizia è intollerabile. È uno scandalo! Piangiamo i morti e puniamo i vivi. Questa ipocrisia non può più essere accettata. A questo punto le parole non bastano più e l'Italia non può più permettersi di collezionare figuracce mondiali a causa di chi, irresponsabilmente, non ha vigilato sul rispetto dei principi basilari del rispetto dei diritti umani e chi, fino ad oggi, considera Lampedusa, come altri centri, di fatto zona franca e fuori dalla legalità». Chaouki ha concluso la lettera sottolineando: «Oggi abbiamo il dovere di passare dalle parole ai fatti e rialzare la testa chiedendo che l'Italia ritorni ad essere quello che è sempre stata: un Paese accogliente e rispettoso dei diritti umani e dei profughi. Sono qui per i profughi, ma soprattutto per l'Italia. Un Paese di cui vorrei essere fiero nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo».


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