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19 aprile 2013

Fragole e sangue, Atene sotto choc
per la sparatoria contro gli immigrati
di Ettore Livini

I "caporali" dei campi di fragole di Manolada prendono a fucilate a freddo duecento braccianti clandestini del Bangladesh che protestano perchè da sei mesi non ricevono la paga. Ventotto feriti, arrestati tre dei responsabili. Il governo promette: "Non rimpatrieremo nessuno"

ATENE - La tragedia greca scrive una delle sue pagine più drammatiche: la strage (per fortuna mancata di un soffio) di Manolada. I "caporali" dei campi della capitale delle fragole ellenica - un'area a 250 chilometri a sud-ovest di Atene - hanno preso a fucilate a freddo duecento braccianti clandestini del Bangladesh che protestavano chiedendo sei mesi di paghe arretrate. "Ci hanno sparato come cani" ha raccontato all'Ap Kahn Liton, uno degli immigrati. Il bilancio finale è di 28 feriti da colpi d'arma di fuoco, dichiarati per fortuna ora tutti fuori pericolo. La polizia greca ha arrestato tre dei presunti responsabili e il ministro dell'interno Nikos Dendias si è impegnato a "non rimpatriare nessuno dei clandestini coinvolti" mentre nel paese sotto choc si moltiplicano gli appelli per boicottare i prodotti agricoli della regione e per garantire la cittadinanza alle vittime.

Nella zona di Manolada, un sorta di Rosarno greca, si producono due terzi della fragole vendute in Grecia e buona parte del lavoro è da sempre affidato ai clandestini che vivono "in condizioni simili a quelle dei lavoratori neri in America ai tempi dello schiavismo" ha detto il ministro alla giustizia Antonio Ropatiokis. Già diverse volte in passato la regione del Peloponneso era stata teatro di episodi di violenza, con immigrati trascinati dietro auto e motociclette. "La tensione stava già salendo da qualche settimana - ha raccontato Mohamed Lendu Miha, uno dei dipendenti della fattoria dove è avvenuta la sparatoria -. Quando io ho chiesto di avere i soldi che mi dovevano prima mi hanno dato un assegno scoperto e poi mi hanno detto di andarmene altrimenti sarei stato bruciato vivo". L'esasperazione è arrivata così oltre il livello di guardia e duecento braccianti si sono presentati tutti assieme mercoledì scorso dai loro datori di lavoro pretendendo gli arretrati. "Quando si sono allontanati eravamo convinti che fossero andati finalmente a prendere i soldi che ci dovevano" ha raccontato in ospedale uno dei feriti. Purtroppo per loro si sbagliavano. Un piccolo gruppo di questi caporali si è ripresentato con due fucili e una pistola e ha cominciato a sparare a freddo sulla folla.

La tragedia di Manolada è l'ennesimo "effetto collaterale" della crisi dei debiti sovrani, un corto circuito fatto non solo di spread, Borse e summit internazionali ma di tanti drammi quotidiani come questo. La situazione degli immigrati in Grecia è oltretutto un problema nel problema. Nel paese ci sono oltre 1,3 milioni di extracomunitari (più del 10% della popolazione, la maggior parte clandestini) diventati il capro espiatorio delle difficoltà economiche di Atene. I neo-nazisti di Alba Dorata organizzano vere e proprie spedizioni punitive contro di loro e qualche mese fa la comunità pakistana di Atene ha organizzato una clamorosa manifestazione di protesta che ha portato in Syntagma almeno diecimila persone.

Il governo, per non lasciare il monopolio del tema immigrazione all'estrema destra, ha deciso di usare il pungo di ferro lanciando la campagna Xenion Zeus: veri e propri raid della polizia nel corso dei quali sono state fermate e in molti casi rispedite a casa 66mila persone nel solo 2012."Sono molto preoccupato dell'ondata xenofoba in Grecia - ha detto di recente Francois Crepeau, inviato nel paese per l'ufficio Diritti Umani delle Nazioni Unite -. Spero che il governo prenda tutte le misure necessarie per frenarla". "La situazione economica va sempre peggio - ha detto Nikitas Kanakis, numero uno della sezione ellenica della ong Dottori nel mondo - e atti barbarici come questo saranno sempre più frequenti".

 

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