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nov 12th, 2014

Perché Usa e Cina sono responsabili del 45% dei gas serra
di Marco Paganelli

Nessuno se lo aspettava ma è arrivato. L’accordo era atteso da anni ma, a causa degli interessi economici, era di volta in volta procrastinato.
Le trattative segrete tra due paesi apparentemente ostili o comunque con profonde divergenze, sono durate ben nove mesi ed oggi, in un’insolita conferenza stampa dei rispettivi presidenti tenutasi a Pechino in conclusione del vertice Apec, Stati Uniti e Cina hanno annunciato ufficialmente l’impegno a ridurre l’inquinamento atmosferico.
Barak Obama e Xi Jinping, incontrando i giornalisti, hanno affermato che il governo cinese inizierà a ridurre le proprie emissioni di gas nocivi nell’atmosfera a partire dal 2030, anno nel quale raggiungeranno il picco, mentre quello di Washington si è impegnato a ridimensionare le proprie di un quarto entro il 2025, non escludendo pure che ciò possa avvenire qualche anno prima.
L’inquinamento climatico globale deriva per il 45% da queste due superpotenze e sta provocando profondi danni all’ambiente.
Il leader della Casa Bianca ha affermato di avere chiesto alla sua controparte anche un maggiore rispetto dei diritti umani e ha dato assicurazioni sulla sua totale estraneità in merito all’organizzazione delle recenti proteste degli studenti di Hong Kong, appoggiate nelle dichiarazioni dal Dipartimento di Stato e dalla Gran Bretagna, ma definite ancora una volta “illegali” dalle autorità locali: il movimento Occypy Central e gli studenti da oltre un mese protestano contro la decisione presa dal Comitato permanente del Congresso del Popolo nazionale (Npc) secondo cui nel 2017 saranno i cittadini a scegliere il responsabile dell’Esecutivo locale, però fra due o tre candidati scelti da una rosa di nomi approvati da Pechino, ovvero “patriottici”.
Da parte sua Xi Jiping ha rivendicato forti passi avanti negli ultimi anni proprio sul tema dei diritti umani.
L’iniziativa americana sul clima non piacerà probabilmente al Partito Repubblicano, che controlla dalle recenti elezioni di Midterm Camera e Senato e che ha più volte accusato il presidente di essere troppo accondiscendente verso le esigenze di Mosca e di Pechino.
L’incontro ha consentito anche l’approvazione di una “roadmap” finalizzata alla creazione del “Free Trade Area of the Asia Pacific”, ovvero di un’area di libero scambio Asia – Pacifico proposta dalla Cina che escluderebbe Washington ma che, formalmente, non avrebbe l’intenzione di contrapporsi ad un’altra con le medesime caratteristiche ipotizzata dagli Usa mediante il progetto “Trans Pacific Partnerhip”, che punterebbe a includere una decina di governi della regione ma non quello di Pechino.
Al vertice Apec il leader americano ha incontrato informalmente diverse volte il suo omologo russo Vladimir Putin per discutere delle crisi siriana, iraniana e ucraina (oggi la Nato ha confermato l’invio di soldati del Cremlino nel paese confinante ed è stata chiesta da Kiev una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu a causa del peggioramento della situazione), ma a quanto si è appreso le divergenze tra loro non sono state colmate.
Obama si è recato poi in Birmania per partecipare al meeting dell’Asean (organizzazione composta da Thailandia, Malaysia, Singapore, Indonesia, Filippine, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania e Cambogia), il quale affronterà alcuni temi centrali come l’integrazione economica regionale e le rivendicazioni territoriali di Pechino sul Mar della Cina.

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