La Voce della Russia
6 agosto, 2014

La vita nel Donbass in guerra. Donetsk
di Anna Fedorova

La notte era agitata, si udivano esplosioni, spari, alcune strade della città erano attraversate da attrezzature militari. Gli inquietanti suoni della guerra ora fanno parte del rumore della città. Tutti sanno che Donetsk è circondata dall'artiglieria e sono prossimi i bombardamenti.

La linea del fronte si sta inesorabilmente avvicinando alla città. Tuttavia gli abitanti, svegliandosi la mattina, sperano: Dio voglia che non sia oggi! E con l'udito cercano di capire da dove si spara e se gli spari sono vicini o lontani.

Come vedono la città i testimoni? Una cittadina di Donetsk, Lyudmila, pensionata di 65 anni, condivide con La Voce della Russia le sue impressioni in questo periodo difficile e inquieto del Donbass.

- Cosa sta succedendo da noi? E' una guerra vera e propria. Sparano proiettili di grosso calibro. All'inizio pensavamo che fosse lontano, ma Lugansk non è stata graziata e ora tocca a noi. Bombardano le periferie, ma la settimana scorsa il 29 di luglio i proiettili hanno raggiunto il centro della città, sono volati proprio sopra la nostra testa. E' un suono particolare, inconfondibile. L'obiettivo era la residenza dei militari dell'SBU, dove ora abitano i miliziani. Durante la notte i bombardamenti si distinguono bene, mia madre di 90 anni, si sveglia con l'ansia, piange, dice, di esser sopravvissuta alla guerra e che non ha provato mai un tale spavento neanche con i tedeschi.

Nel nostro palazzo lavora una donna in portineria, abita nel sud della città di Donetsk, per alcuni giorni ha subìto l'interruzione di elettricità e del segnale TV perché sono state nuovamente danneggiate le sottostazioni e i ripetitori. Un'altra volta in casa mia non ha funzionato l'accesso a Internet per due giorni, è stato rotto il cavo. Ho paura di rimanere senza connessione con il mondo esterno. Più volte al giorno navigo per essere al corrente della "nostra guerra".

- Quali sono le condizioni degli approvvigionamenti in città?

- Oggi ho fatto la spesa (la data dell'intervista è del 4 agosto), i prodotti ci sono, si può comprare tutto, quasi come in tempo di pace, ma piano piano la varietà dei prodotti si va assottigliando. Non patiamo la fame. I prezzi per alcuni prodotti, per esempio, per il formaggio si sono ridotti del 30% dopo il divieto d'importazione imposto dalla Russia sui latticini. Situazione simile con gli ortaggi in scatola. Prima il mercato era tutto pieno di frutta, verdura, ortaggi, ce ne sono pure ora, ma sono pochi i commercianti, molti i negozi chiusi, le boutique, tutto ciò che è costoso. Sono pure chiusi i grandi centri commerciali.

Nelle farmacie ci sono i medicinali, ma tutto costa parecchio. I prezzi per i farmaci sono aumentati notevolmente, compro per mia mamma medicinali per il cuore e contro la pressione. Meno male che nessuno in famiglia soffre di diabete, perché l'insulina non è sufficiente.

I servizi comunali funzionano bene, la spazzatura viene rimossa, i camion irrigano le aiuole, lavano le strade, i fiori crescono, la città è bellissima. Con l'acqua ci sono dei problemi: tutto il giorno c'è l'acqua fredda, quella calda la distribuiscono solo la sera per tre ore al giorno.

- Quali sentimenti provoca la guerra?

- Oppressione. Prendendo un mezzo pubblico, si nota subito che c'è poca gente e tutti sono oppressi, tesi, sempre in attesa dei bombardamenti, è certo che tutti abbiamo paura.

Tutto è cambiato. Le persone cercano di non uscire di casa, però noi usciamo, vicino a casa nostra c'è un bellissimo e pittoresco lungofiume, dove ci sono molto parchi giochi e campi sportivi, ogni tanto la gente va a passeggio, soprattutto i pensionati, i giovani escono raramente, rispetto al tempo di pace, la città è deserta.

Nel nostro palazzo sono rimasti quasi tutti gli abitanti, da 36 appartamenti della nostra entrata sono andate via solo 6 famiglie. Qui c'è tutta la nostra vita, tutti i nostri beni, come possiamo lasciare tutto? Non siamo nell'età in cui si può ricominciare la vita da zero.

- Secondo Lei, come andranno le cose?

- Tutti nutriamo la speranza per il meglio, speriamo che Kiev si renda conto che non si può distruggere questa bella città con quasi un milione di abitanti.

Tutti maledicono il governo: è una pazzia uccidere la gente. Quell'altra parte dell'Ucraina è come uno zombie, si scrive che abbiamo i ceceni, le truppe russe che l'Ucraina fa la guerra contro la Russia. Non è così, qui non ci sono estranei, tutti i ragazzi, gli uomini sono nostri, locali, sono schierati in nostra difesa. Occorre non dimenticare che la milizia del Donbass si difende e non attacca. Per mano della milizia non è stato ucciso nessun bambino ucraino, per colpa dei militari di Kiev sono morte decine dei bambini. Per quale motivo ci attaccano? Perché la pensiamo diversamente da loro. Le autorità non tengono al popolo.

Dicono che entro l'inverno sconfiggeranno le milizie, ma era previsto già per fine maggio e poi per giugno. Ora entro l'inverno vogliono farla finita con noi. Spero sempre che le persone nelle parti centrale e occidentale dell'Ucraina capiscano a che cosa sono state portate. Alcuni soldati ucraini si rifiutano di combattere, passano dalla nostra parte. Per quale motivo devono morire? Andare contro persone come loro? Non abbiamo mai pensato che in Ucraina potesse accadere una guerra civile.

Vogliamo che ci lascino stare, noi piano piano ristabiliremo tutto e vivremo in pace con il nostro popolo. Vorrei vivere in pace, in serenità.

La battaglia è arrivata praticamente al confine della città. Nessuno sa come vivere in una situazione del genere, questo non è stato insegnato a nessuno, ma la vita concede sempre le sue lezioni. Insegna a mantenere una presenza d'animo, ad essere umani, ad apprezzare la vita. Ogni cittadino fa parte della città e contribuisce alla vita di Donetsk. Qui vengono portati gli alimentari, viene sfornato il pane, le aiuole sono innaffiate, le strade sono pulite, i problemi con il rifornimento idrico e elettrico vengono risolti, i malati vengono curati e vengono fatte tante altre cose importanti per la vita quotidiana che continua anche sotto il fuoco. Finché ci saranno i cittadini, la città esisterà.

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