Lastampa - 29 agosto 2014 - Vladimir Putin ha chiesto ai separatisti ucraini l’apertura di un «corridoio umanitario» per i soldati di Kiev intrappolati nella città di Novoazovsk, caduta nelle mani dei ribelli. «Chiedo alle forze ribelli di aprire un corridoio umanitario per coloro che sono circondati», ha affermato il presidente russo in una nota, «così da evitare inutili perdite di vite umane e dare loro l’occasione di ritirarsi dalla zona delle operazioni». , «Con tutto il rispetto dovuto a Vladimir Vladimirovich Putin, presidente di una nazione che ci dà il principale sostegno morale», ha risposto Oleksandr Zakharchenko, capo dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, «siamo pronti a provvedere se (i soldati ucraini) ci consegnano le armi e le munizioni». E la risposta non si è fatta attendere: «Con tutto il rispetto dovuto al presidente (Vladimir Putin), siamo disposti ad aprire un corridoio umanitario per le truppe ucraine finite in questo pasticcio solo a condizione che ci consegnino le loro armi e le loro munizioni», ha risposto il leader dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, parlando al canale tv russo Rossiya 24.  

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ago 28th, 2014

In Ucraina la guerra continua: i filorussi prendono Novoazovsk, aiutati dai russi
di Enrico Oliar

La crisi ucraina non conosce tregua nonostante l’incontro di Minsk fra Unione doganale (Russia, Bielorussia e Kazakistan), Unione europea e Ucraina e, nello specifico, fra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko.
A Slaviansk e a Donetsk i combattimenti sono ormai casa per casa e i separatisti filo-russi hanno denunciato l’uccisione di 11 civili ed il ferimento di 22 nelle ultime 24 ore a Donetsk, per lo più a causa di colpi di proiettili di artiglieria sparati dalle truppe ucraine.
Tuttavia in queste ore a destare allarme è quanto sta accadendo a Novoazovsk, città sul mare di Azov fino ad oggi non toccata dal conflitto, dove le milizie filo-russe sono entrate con l’appoggio diretto di Mosca: l’ambasciatore statunitense a Kiev, Geoffrey Pyatt, ha riportato su Twitter che “Un numero crescente di soldati russi sta intervenendo direttamente nei combattimenti in territorio ucraino” e che Mosca ha mandato i suoi “più recenti sistemi di difesa aerea, compreso il SA-22 (batterie mobili a corto raggio) e Panzir-S1”, ovvero un efficace sistema di difesa anti-aereo di ultima generazione.
Un esponente del battaglione ucraino “Azov” ha dichiarato che i militari russi “sono passati attraverso il confine russo due giorni fa” con “le bandiere della Repubblica popolare di Donetsk, ma sono forze armate russe regolari”, mentre diversi testimoni parlano di “carri armati per le strade, in città si combatte”.
Nonostante Mosca continui a negare, la presenza di militari russi accanto ai separatisti per la presa di Novoazovsk è stata confermata anche dal premier dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharenko, il quale ha dichiarato alla tv di Stato russa che con “Nelle nostre fila combattono anche soldati in servizio, venuti per la nostra libertà invece di andare in vacanza”. Zakharenko si è anche sbilanciato nei numeri, parlando di 4mila unità.
Il presidente francese Francois Hollande ha dichiarato che, se confermata, la presenza di truppe russe sul territorio ucraino sarebbe “inaccettabile e intollerabile”.
Il premier ucraino Arseni Iatseniuk ha chiesto la convocazione di una seduta urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (di cui l’Ucraina fa parte come membro non permanente, mentre la Russia è membro permanente), ma spera di coinvolgere la Nato: intervistato per l’agenzia Interfax ha dichiarato che “Oggi il governo deve approvare il programma di cooperazione annuale Ucraina-Nato. Dai nostri partner occidentali e dall’Alleanza atlantica ci aspettiamo un aiuto pratico e decisioni cruciali al summit del 4 settembre. Abbiamo bisogno di aiuto”, anche perché voci sempre più insistenti parlano di movimenti delle truppe russe oltre confine.
Infatti il comando ucraino dell’”Operazione antiterrorismo” informa di un centinaio di mezzi pesanti tra cui carri armati, autoblindo e lanciamissili Grad diretti a Telmanovo, a una ventina di chilometri dal confine russo e 80 chilometri a sud di Donetsk, e di una colonna militare con truppe e lanciamissili Grad sulla strada di Dmitrovka, circa 100 chilometri a est di Donetsk.
Le informazioni riportate da Kiev arrivano dal lavoro di intelligence, dal momento che l’Ucraina non dispone di satelliti militari, ma appare evidente che, nonostante i buoni propositi dell’incontro di Minsk, vi sia chi ha tutto l’interesse di mantenere alta la tensione nelle regioni orientali dell’Ucraina, magari per rendere definitiva l’annessione della Penisola della Crimea dove Mosca ha la base della Flotta del Mar Nero, quale risarcimento per la decisione di Kiev di guardare a Ovest.
Proprio a Minsk Putin ha infatti ancora una volta fatto notare il costo (100 miliardi di rubli, circa 2,10 miliardi di euro) della mancata adesione dell’Ucraina all’Unione doganale ed ha già fatto sapere che verrà introdotta per l’Ucraina la tassazione per le merci prevista per l’Ue e non più quella preferenziale riservata ai paesi aderenti all’Unione doganale.
Al termine del vertice Putin ha affermato che “è stato trovato l’accordo per avviare un gruppo di contatto sulla crisi del Donbass”, e Poroshenko ha detto che “La strategia di pace che mira a sviluppare l’Ucraina è stata sostenuta da tutti i leader che hanno partecipato al vertice a Minsk, senza eccezioni”, ma sembra proprio che per mettere la parola “fine” alla crisi servano ancora molto tempo e soprattutto fatti concreti.
Unico dato positivo certo è l’accordo per far giungere altri aiuti umanitari dalla Russia e il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che “Il secondo convoglio umanitario potrebbe partire in un futuro molto vicino. La Russia è pronta anche oggi, ma non possiamo stabilire una data esatta perché anche questa operazione, come la prima, dovrà essere effettuata sotto gli auspici della Croce Rossa, con la collaborazione delle autorità ucraine”.

Ucraina. Mogherini sente Klimkin, domani situazione nell’est sul tavolo ministri Ue a Milano

Farnesina - Le allarmanti notizie che giungono oggi di nuovo dall’Ucraina sono state al centro di un colloquio telefonico che il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha avuto con il suo collega ucraino Pavel Klimkin. Il capo della diplomazia di Kiev ha riferito a Mogherini delle preoccupazioni per gli ultimi sviluppi sul terreno, nonostante le speranze di avvio di un dialogo dopo l’incontro di qualche giorno fa tra il presidente ucraino, Petro Poroshenko, e il presidente russo, Vladimir Putin. Dal canto suo, il ministro degli Esteri ha rinnovato il sostegno dell’Italia all’Ucraina nel suo difficile processo di transizione e riforme, e ha garantito che la situazione nell’est del Paese sarà domani al centro di una sessione dei lavori del vertice informale dei ministri degli Esteri dell’Ue a Milano.

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