http://iljournal.today
27 novembre 2014

Ucraina: Igor Strelkov, “Sono responsabile della guerra”

L’intervista rilasciata ad un giornale russo dell’ex comandante delle truppe separatiste dell’est, nonché responsabile della guerra ancora in corso.

Sembra il lamento di un figlio tradito dal proprio padre quello dell’ex-comandante dei filorussi dell’est Ucraina, Igor Strelkov. In un’intervista rilasciata al periodico russo Zavtra l’uomo racconta infatti il voltafaccia del presidente Putin nei confronti degli abitanti delle regioni dell’est maggiormente colpite dagli scontri, Lugansk e Donetsk.

E non solo. Strelkov ( che vuol dire “tiratore”, nome di battaglia per Igor Girkin) racconta che la vera scintilla tra Kiev e le aree separatiste in realtà sarebbe stato proprio lui ad accenderla, provocando 4.300 vittime nella sola Ucraina dell’est. “Sono stato io a premere il grilletto di questa guerra”, ha ammesso l’ex comandante, dallo scorso autunno residente a Mosca per proteggere l’incolumità del capo del Cremlino dal possibile attacco di traditori e nemici. Dal suo racconto Strelkov avrebbe guidato l’unità separatista che ha dato il via agli scontri con Kiev. “Se la nostra unità non avesse attraversato il confine, tutto sarebbe andato liscio come a Odessa e a Kharkiv (…) Ma siamo stati noi a cambiare le carte in tavola”.

Il ruolo di Mosca

Ma se l’ex-comandante fino a qualche tempo fa era assai popolare in Ucraina così come a Mosca, dopo qualche tempo, svanito l’entusiasmo per il supporto russo che non arrivava mai veramente, Strelkov ha finito per diventare un uomo qualunque.

Eppure c’è stato un momento in cui le forze separatiste erano riottose ad accendere gli scontri. L’intervento di Putin nell’est Ucraina – con grande sorpresa per la gente del posto e dei ribelli filorussi – è stato molto più debole di quello che il presidente russo avesse condotto in Crimea. Questo ha in qualche modo rafforzato Kiev che ha cominciato a tenere i ribelli sotto torchio, soprattutto attraverso i gruppi nazionalisti della destra ucraina- ufficialmente dei cani sciolti rispetto alle forze governative- come Pravyi Sektor.

“All’inizio pensavo che si sarebbe ripetuto quanto già successo in Crimea: la Russia sarebbe scesa in campo (…) Era ciò che voleva la popolazione. Nessuno voleva lottare per le repubbliche di Lugansk e Donetsk: tutti in principio erano a favore della Russia”. Dopo che le forze russe nonostante le continue smentite da parte del Cremlino di fronte all’Onu e all’Ue avevano invece aiutato fortemente le truppe separatiste dotandole persino di divise invernali oltre che di armi -giunta l’ora del referendum il 2 novembre scorso in cui Donetsk e Lugansk di fatto si erano proclamate ‘parti della Federazione russa’- tutti si aspettavano un’azione ferma da parte di Putin. Ma il Cremlino ha soltanto auspicato una pace tra i ribelli e Kiev.

“Quando mi sono reso conto che la Russia non ci avrebbe accettato (io mi considero parte della resistenza), è stato uno shock” – ha detto, ferito, Strelkov.

Una storia di vittime e carnefici, appoggi e tradimenti, interessi che vanno e interessi che vengono. Una storia che tarda a chiudersi e che ancora continua a fare

top