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ago 6th, 2014

Al via la battaglia per prendere Donetsk: ribelli isolati. Perché a Putin interessa solo la Crimea
di Enrico Oliari

Come il portavoce dell’esercito ucraino Andriy Lysenko aveva annunciato, hanno preso il via gli scontri per la ripresa del controllo della principale roccaforte degli insorti filo-russi, Donetsk.
L’operazione avviene dopo che l’offensiva dei militari ha tagliato le vie di comunicazione e i nodi ferroviari, fino a conquistare importanti centri strategici come la cittadina di Yasinuvata e di Maryinka, sempre nei pressi di Donetsk, cosa che ha permesso di chiudere l’accerchiamento attorno ai ribelli.
Le forze governative hanno comunque trovato importanti difficoltà dovute non tanto alla capacità dei ribelli di resistere, quanto più al fatto che, ancora una volta, colpi di artiglieria sono stati sparati da oltre il confine russo, sorte toccata per quattro ore anche alle guardie di frontiera stanziate presso Lugansk.
Nelle file degli insorti filo-russi vi sono anche mercenari caucasici e russi, ma oggi per la prima volta l’esercito ucraino ha ammesso che “all’operazione anti-terrorismo” prendono parte anche cittadini di diverse nazionalità, fra i quali “italiani, georgiani, bielorussi e russi”. Lo ha dichiarato all’agenzia ufficiale russa Ria Novosti il portavoce militare dell’operazione, Oleksiy Dmitrashkovsky.
Nella guerra d’informazione la Russia ha dichiarato attraverso il portavoce del Comitato investigativo, Vladimir Markin, di avere le prove dell’impiego da parte degli ucraini di armi proibite contro la popolazione civile: analisi sui campioni di terreno prelevati nel villaggio di Semenivka, nei pressi di Slaviansk, dimostrerebbero, stando a quanto riferisce Markin, “l’impiego della miscela incendiaria N-17, una versione più raffinata e mortale dei proiettili incendiari, che erano prima riempiti di fosforo bianco”.
Dopo la caduta di Slaviansk e quelle ormai prossime di Lugansk e di Donetsk, l’intera regione orientale dell’Ucraina dovrebbe ritornare sotto controllo di Kiev, anche se poi sarà da vedere come verrà sistemata la questione della Crimea: l’intera crisi delle regioni orientali parrebbe rispondere ad una precisa strategia di Vladimir Putin di tenere alta la tensione per rendere definitiva l’annessione della Crimea. Nella logica del Cremlino il fatto che la penisola sul Mar Nero sia ora territorio russo serve per compensare la decisione di Kiev di non aderire, nonostante i molti debiti e gli accordi stipulati, all’Unione doganale e di guardare invece all’Unione europea. Va inoltre tenuto presente che a Sebastopoli, in Crimea, vi è la base della Flotta del Mar Nero.
Un disegno tutto politico, quindi, che però è costato, secondo quanto ha riportato l’Alto commissariato Onu per i Diritti umani, 1.100 morti tra militari, ribelli e civili, senza contare l’abbattimento per errore da parte dei filo-russi del Boeing della Malaysia Airlines, fatto avvenuto il 17 luglio, che ha causato il decesso di 298 fra passeggeri e membri dell’equipaggio.

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