La Voce della Russia - 29 agosto 2014 - 15:38 - Il comando dell'esercito ucraino ha deciso di non far uscire i suoi militari dall’accerchiamento nella parte orientale dell'Ucraina, ma tentare di rompere l’accerchiamento delle forze dei miliziani e uscire, combattendo, ha dichiarato Vladimir Putin al Forum "Seliger". Lo considera come "un errore colossale", che porterà a grandi perdite di vite umane. In precedenza, Putin si è rivoto alla milizia con l’appello di aprire un corridoio umanitario per militari ucraini accerchiati. Gli autonomisti hanno sostenuto l’appello, ma a condizione che i soldati lasceranno armi e attrezzature militari. Il Consiglio nazionale per la sicurezza e per la difesa dell'Ucraina ha dichiaro che la proposta "della creazione dei corridoi testimonia che queste persone sono guidate e controllate direttamente dal Cremlino".

La Voce della Russia
29 agosto 2014, 17:26

Putin invita a trattare con umanità i militari ucraini accerchiati nel Donbass
di Serghei Duz

La Russia invita i miliziani del Sud-Est a dimostrare umanità per l’avversario in difficoltà e promette aiuti umanitari alle popolazioni del Donbass. Venerdì notte il Presidente Putin si è rivolto ai miliziani della Novorossia esortandoli ad aprire un corridoio umanitario per i militari ucraini finiti in accerchiamento.

“Invito le forze delle milizie ad aprire un corrodio umanitario per i militari ucraini accerchiati e per evitare vittime insensate, dare loro la possibilità di lasciare liberamente la zona dei combattimenti, raggiungere le loro famiglie, tornare delle loro madri, mogli e figli, e assistere urgentemente coloro che sono stati feriti in seguito all’operazione armata”, dice il messaggio. “È ovvio che le milizie hanno conseguito dei seri successi nello stroncamento dell’operazione di forza, intrapresa da Kiev, che rappresenta un pericolo mortale per le popolazioni del Donbass e ha già causato tantissime vittime tra gli abitanti civili. In seguito alle azioni delle milizie un grande numero di militari ucraini, che partecipano all’operazione militare non di propria iniziativa ma solo perché stanno eseguendo gli ordini, sono finiti in accerchiamento”.

Invocando pietà, Vladimir Putin ha sottolineato che la Russia, da parte sua, è pronta a fornire, e fornirà, degli aiuti umanitari alla popolazione del Donbass che sta vivendo una catastrofe umanitaria. I miliziani non hanno tardato a rispondere. Il primo ministro dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharchenko, ha dichiarato che il corridoio umanitario sarà creato, ma soltanto se i militari ucraini lasciano gli armamenti pesanti e le munizioni. Zakharchenko ha rilevato che l’operazione svolta dalle forze ucraine nell’Est del Paese è un’operazione punitiva.

Durante tutti questi mesi la cricca di Kiev ha usato contro le regioni di Donetsk e Lugansk la “tattica della terra bruciata”, distruggento impianti di gas, acqua e luce, infrastrutture sociali, e cercando di provocare panico e paura tra gli abitanti civili. Ma non ci riescono.

Ci siamo preparati molto a lungo. Abbiamo concentrato le forze e ora, finalmene, abbiamo sferrato il nostro colpo. Continueremo le nostre operazioni armate, finché l’ultimo invasore non avrà lasciato la nostra terra.

Per noi non si tratta soltanto di azioni di guerra. È lotta per la nostra sopravvivenza. È un'operazione armata a scopo umanitario. Uno dei principali obiettivi di questa operazione è allontanare l’avversario dalle nostre grandi città, privarlo della possibilità di attaccarci con artiglieria e missili. Sparano su di noi con tutto quello che hanno, non badando a niente e a nessuno. Per loro non c’è differenza tra uccidere anziani e donne, e sparare sui militari. Noi spiegheremo che così non si fa. E spero che lo capiscano molto presto.

È significativo che l’unica reazione di Kiev a questa iniziativa di Vladimir Putin sia stata l’ennesima accusa di sostegno agli autonomisti da parte di Mosca. Ma anche questa volta, come tutte quelle precedenti, non c’è nessuna prova. Sono solo parole prive di fondamento. Evidentemente ciò è dovuto alla perplessità seguita alla difficilissima situazione in cui è finito l’esercito ucraino nell’Est del Paese. In questi giorni si è praticamente arenata l’offensiva delle forze di Kiev, iniziata nella prima metà di luglio con lo scopo di isolare dalla Russia le Repubbliche di Donetsk e Lugansk per poi bloccare entrambi i capoluoghi e spezzare la resistenza. La sottovalutazione dell’avversario ha portato all’accerchiamento. Le unità ucraine finite in trappola hanno cessato la resistenza organizzata e hanno cominciato ad arrendersi, passando in particolare in territorio della Russia.

Secondo gli esperti, la causa principale di questi insuccessi è il degrado sistemico delle forze armate dell’Ucraina. Il comando ucraino non ha a sua disposizione, in quantità sufficienti, forze di fanteria sufficientemente addestrate e motivate. In queste condizioni Kiev ha annunciato la terza fase della mobilitazione e si sta preparando alla quarta. Corrono voci che nella zona dei combattimenti saranno mandate delle unità che fanno capo ad altri dicasteri, comprese le unità speciali della marina e reparti misti di marinai e polizia. Probabilmente verranno adoperati mezzi vecchi, costruiti negli anni ’60 e ’70. Le truppe ucraine praticano soprattutto bombardamenti d’artiglieria e lanci di missili sulle città controllate dai ribelli, avendo scelto, in sostanza, una tattica terroristica, sottolinea il vice direttore dell’Istituto di studi strategici Mikhail Smolin.

Nella situazione del conflitto che ora sta avendo luogo nell’Est dell’Ucraina, l’unica speranza delle autorità ucraine è coinvolgere in questo conflitto gli europei o, meglio ancora, gli americani. Kiev vuole scaricare sulla NATO tutto il peso di questa lotta, mentre le risorse dovrebbero essere erogate dall’UE. Penso che ciò sia una caratteristica, anomala, dello Stato ucraino che da solo non è pronto ad affrontare le sfide della storia.

Tuttavia sperare negli USA non conviene. Barack Obama ha di nuovo escluso l’ipotesi di un coinvolgimento diretto degli USA. È logico: Obama non è pazzo. Quindi, Kiev dovrà cavarsela da sola. In questa situazione la cosa più logica sarebbe cessare l’operazione, riportare le truppe in caserma e iniziare le trattative. Tanto più che la Russia, che fornisce all’Est sostegno morale, non è assolutamente interessata alla scalata della tensione e vuole che il conflitto venga risolto in maniera pacifica, con mezzi diplomatici, e non attraverso l’uccisione di civili.

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