Tratto da Forbes.com
http://www.controinformazione.info
06 Set 2014

Tre motivi per i quali Putin “se la ride” degli Stati Uniti resi impotenti
Traduzione di Luciano Lago

Le decisioni del vertice NATO in Galles, possono o non possono produrre una riduzione delle tensioni in Ucraina (lo sostiene Eamonn Fingleton, analista della rivista Forbes),  una cosa però è certo: indipendentemente dal modo in cui verrà risolta la situazione di impasse, Vladimir Putin emerge con la sua reputazione potentemente rafforzata. Fondamentalmente Putin è il nuovo Napoleone, e la crisi’Ucraina è il suo Austerlitz diplomatico: egli manterrà la Crimea e saranno notevolmente migliorate la capacità delle minoranze di lingua russa nelle province orientali dell’Ucraina per opporre resistenza al governo di Kiev.

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“La ricerca di Google questa mattina ha prodotto più di un milione di collegamenti con la combinazione “Obama+wimp” (Obama+buono a nulla). Niente di quello che lui o i suoi alleati possono ottenere nel vertice di NewPort potrà migliorare di molto la sua immagine”, ritiene Fingleton nel suo articolo per Forbes. Tuttavia, egli ha sottolineato che i critici di Obama non hanno tutte le ragioni, quando attribuiscono l’attuale impotenza politica di Washington ad Obama ed ai suoi fallimenti personali.

“Il vero problema tuttavia non è Obama ma è piuttosto quello degli Stati Uniti come nazione”, insiste Fingleton e passa ad analizzare i tre principali motivi per i quali “Putin se la ride di un colosso impotente come gli Stati Uniti”.

Ci sono per lo mene tre buone ragioni per cui Vladimir Putin “se la ride di un colosso di carta come gli Stati Uniti, di fatto impotente”,  sostiene Fingleton. Secondo lui, neppure il vertice NATO avrà la possibilità di cambiare qualche cosa per Washington.

Tecnologie

Nel suo momento migliore, gli USA erano leader nel mercato delle nuove tecnologie, mentre adesso tutto è diverso. Il problema è che quando vi è molta produzione, neppure esiste molta tecnologia di produzione, sottolinea l’analista e puntualizza che, al giorno d’oggi, quelli che hanno necessità di alte tecnologie si vedono obbligati a dirigersi ad altre destinazioni, soprattutto alla Germania ed al Giappone.

Finanze

Dopo la seconda guerra mondiale, gli USA furono il maggiore esportatore di capitali al mondo ed i paesi che avevano necessità di un finanziamento esterno cercavano di accaparrarsi la benevolenza di Washington, spiega Fingleton. Attualmente gli USA si sono trasformati in un importatore netto di capitali con  un enorme debito.
 “Una delle sanzioni più pubblicizzate da parte della Amministrazione di Obama contro la Russia è stata quella di negare a molte delle principali società russe l’accesso al mercato dei capitali statunitense. Questo equivale a dare “uno schiaffo su di un polso”, ovvero tanto efficace come negare ad un residente nella Selva Amazzonica l’accesso alle risorse acquatiche del deserto del Sahara. Nell’anno appena trascorso la Russia ha esportato capitali per 75.000 milioni di dollari ed una gran parte di questo importo è stata investita in buoni del tesoro USA, mentre invece l’importazione totale di capitali da parte degli Stati Uniti è arrivata a 361.000 milioni di dollari. Sono gli USA che hanno bisogno del capitale russo e non il contrario”, commenta l’analista.

Commercio

Nella sua epoca, gli USA difendevano i propri mercati e le nazioni straniere gareggiavano per ottenere il privilegio di accesso a questi mercati. Adesso non è più così, sottolinea Fingleton. Washington si è unita all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ed ha ceduto unilateralmente la sua influenza di cui prima godeva nelle relazioni commerciali.


Eamonn Fingleton è commentatore ed analista ed è  l autore di “In Praise of Hard Industries: Why Manufacturing”, “Not the Information Economy, Is the Key To Future Prosperity (Boston: Houghton Mifflin, 1999)”.

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