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13 mar, 2014

La città tra Russia e Ucraina
di Stefano Iannaccone

Si chiama Kharkiv e potrebbe diventare l'epicentro di una nuova tensione tra Kiev e Mosca.

La Crimea è solo la prima frontiera della tensione generata dalla rivoluzione in Ucraina (qui l’articolo che ripercorre le principali tappe della protesta di piazza Maidan). Kharkiv è la cittè chiave per capire la forza del governo Kiev nel mantenere unito il Paese.

Kharkiv è importante per due ragioni: è la seconda città più grande dell’Ucraina, ma soprattutto è stata l’ultima roccaforte Viktor Yanukovich. L’ex presidente, prima di rifugiarsi in Russia, era scappato proprio a Kharkiv, dove era stato accolto bene nonostante avesse dato il via libera al massacro del 22 febbraio.

La cultura locale è più legata alla Russia che all’Ucraina e molti cittadini parlano la lingua russa. Il Daily Beast ha raccontato in un reportage gli umoro dei cittadini. «Sono qui per sostenere i valori della famiglia e non compiere atti violenti. In Europa e negli Stati Uniti, ai bambini viene insegnato che l’omosessualità è una cosa normale. Non voglio portare i miei figli in una società perversa», ha affermato un abitante di Kharkiv, interpellato da un giornalista del giornale americano.

Kharkiv è stata la prima città in Ucraina ad abbracciare il comunismo ed è stata anche la Capitale ucraina dell’Urss, nell’intervallo tra la prima e la seconda Guerra Mondiale. Proprio la storia sovietica è un collante dei manifestanti “anti-Maidan”, definiti fascisti. La statua di Lenin è uno dei simboli adottati da chi osteggia i rivoluzionari di Kiev.

Il sindaco della città, Gennady Kernes, era un fedele alleato di Yanoukovich, sino a che il presidente non è stato deposto. Con la nascita del governo ad interim, è avvenuto il voltafaccia. Kernes ha dichiarato di essere stato “vittima” del sistema di potere, ma l’esecutivo di Yatseniuk lo ha comunque convocato per avere chiarimenti sulla gestione della crisi. Il governatore della regione, Mikhail Dobkin, si trova invece in una situazione più complicata: deve rispondere dell’accusa di aver fomentato il separatismo.

La situazione, insomma, è solo momentaneamente in una fase di stallo. Il presidente Vladimir Putin è convinto di aver ormai conquistato in via definitiva la Crimea. Ma la sua offensiva potrebbe proseguire, nella consapevolezza che Kiev è troppo debole per reagire militarmente, mentre l’Occidente ha lasciato intendere di non voler invischiarsi in un conflitto. Un’eventuale invasione avrebbe come obiettivo proprio Kharkiv, la città ucraina con il cuore in Russia.

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