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16 aprile 2014

Da Piazza Maidan alla rivoluzione?di Boris Kagarlitsky
di Boris Kagarlitsky
Traduzione dal russo di Renfrey Clarke
Traduzione di Maria Chiara Starace

In Ucraina si sta svolgendo un’autentica rivoluzione. Questo può sembrare strano, ma è molto caratteristico della storia di quel paese.

In Ucraina nel 1918, le proteste dei  lavoratori inscenate dai “Rossi”  avvenivano soltanto in risposta ad azioni attuate dalle autorità nazionaliste che si erano installate a Kiev. La domanda di come si dimostrerà progressista il regime appoggiato dai sostenitori della Repubblica dei Popoli del Donetsk  e da altri movimenti nel sud-est dell’Ucraina rimane attualmente senza risposta semplicemente per il motivo che proprio la sopravvivenza di questi movimenti è ben lontana dall’essere garantita. Si può però già dire con sicurezza che non c’è una via di ritorno. Il punto di non ritorno è stato superato, non soltanto in senso politico, ma soprattutto in senso sociale.

L’intellighenzia di Kiev e di Mosca è sinceramente incapace di credere che i lavoratori e i ceti bassi  della società cittadina avrebbero potuto non soltanto comparire sulle strade, ma anche cominciare ad agire in maniera indipendente, organizzandosi e facendo la storia. Queste sono le persone che l’intellighenzia definisce sprezzantemente “plebei”, uomini e donne di mezza età che soltanto ieri erano tipici cittadini apolitici, grandi lavoratori di lingua russo e che non avevano alcun interesse per gli intrighi politici della capitale. Alle spalle delle persone che stanno prendendo gli edifici amministrativi e le stazioni di polizia, l’intellighenzia, come in passato, cerca i manipolatori politici, i mercenari degli oligarchi, e perfino agenti stranieri, compresi i russi. L’intellighenzia è convinta che semplici cittadini di Donetsk, (provincia e città dell’Ucraina Orientale, n.d.t.) anche dopo aver visto alla televisione come parecchie appropriazioni analoghe erano state fatte mesi fa da nuovi arrivati per caso dal Settore di Destra, (un movimento nazionalista)  non avrebbero mai escogitato di poter fare proprio loro qualcosa del genere.

E’ vero: finora le persone così non avevano preso parte alla politica. Questo succedeva non soltanto nell’Ucraina sud-orientale, ma anche a Kiev, e, naturalmente, a Mosca. Sospetto che accada anche nell’Ucraina occidentale. Un video girato a Donetsk, mostra graficamente la sociologia e la demografia della protesta che stanno cambiando radicalmente. Invece dei giovani residenti di classe media della capitale che ci eravamo abituati a vedere nelle prime dimostrazioni in Piazza Maidan, ci troviamo davanti a persone molto diverse, persone che poche settimane fa si preoccupavano di guadagnare il denaro per sostenere le proprie famiglie, e che avrebbero considerato la partecipazione a qualsiasi tipo di protesta in piazza, una perdita di tempo senza scopo. Ora, queste persone non soltanto sono scese nelle strade, ma bloccano camion pieni di soldati, si organizzano e prendono decisioni. Un’autentica trasformazione rivoluzionaria sta avvenendo nella coscienza delle masse e non nella notoria “opinione pubblica” che è modellata dalla intellighenzia privilegiata, da coloro che non hanno mai trovato il tempo di  comprendere  il significato e il valore degli eventi in corso.

Il ruolo della Russia

Per la  loro importanza, i cambiamenti che si verificano  nel sud-est dell’Ucraina si estendono molto oltre i confini dello stato vicino. Influenzano direttamente la Russia, fornendoci delle immagini del nostro potenziale futuro. Non è un caso che le nostre elite di governo siano sempre meno innamorate della famosa “primavera russa”. La Mosca ufficiale lo ha fatto capire, in termini non incerti, che non rivendica nulla     dalle province ribelli dell’Ucraina. Questa non è una mossa diplomatica, e non è una concessione all’Occidente; più correttamente è un passo dettato tra gli altri motivi, dal desiderio di evitare una qualsiasi intensificazione di un conflitto che ha di gran lunga superato i confini di qualunque cosa il Cremlino trovi utile e gestibile. Al contrario della Crimea, dove tutto era controllato e dove, dopo due o tre dimostrazioni, il trasferimento di potere è stato  compiuto dall’elite locale, a Donetsk e a Lugansk siamo testimoni della forza fondamentale di un movimento popolare che è semplicemente impossibile gestire dall’esterno.

Questo movimento è decentralizzato e sta spingendo avanti  i suoi leader prendendoli tra la gente che soltanto ieri era sconosciuta, sta formulando e sviluppando la sua agenda mentre si svolgono gli avvenimenti. Per le nostre autorità russe, accettare nella Federazione Russia diverse provincie con una tale popolazione e con tali organizzazioni di massa, in un periodo di crisi sociale crescente nel nostro paese, sarebbe come spararsi a un piede. Si può quindi dire con fiducia che gli attivisti della Repubblica Popolare di Donetsk dovranno contare soltanto sulle loro risorse. Nessuna “persona gentile” li avvicinerà e nessun omino verde scenderà da un’astronave. La Russia ufficiale ha lasciato al suo destino l’Ucraina sud-orientale e cercherà di tenere la maggior distanza  possibile dalla regione. Nel frattempo questa manovra è resa più difficile dagli umori patriottici che le nostre autorità hanno creato e che, nel corso degli eventi potrebbe ritorcersi anche contro il Cremlino.

Gli sviluppi dei giorni scorsi mostrano tuttavia che i movimenti popolari nelle città di  Donetsk,  Lugansk , Odessa e di Kharkov hanno la possibilità di riuscire anche senza un appoggio serio dalla Russia. In tal caso, per loro si aprirà la possibilità di espandere la loro influenza in altre regioni, dove hanno di gran lunga maggiori interessi in comune con la maggior parte della popolazione che con le dirigenze di Mosca o di Kiev.

Il Settore di Destra

Le nuove autorità ucraine a loro volta affrontano un dilemma estremamente spiacevole. Le agitazioni nel sud-est del paese possono essere stroncate con l’aiuto dell’organizzazione di estrema destra “Settore di Destra” e soltanto  a costo di uno spargimento di sangue su larga scala. La polizia e l’esercito sono inaffidabili, e i membri delle forze della repressione di stato per ragioni sociali perfettamente naturali, è più probabile che si identifichino con i ribelli che con persone che cercano di emettere ordini. Di conseguenza, le autorità dovranno fare entrare in gioco i guerrieri della destra radicale. In questo caso il problema non è l’ideologia dei combattenti del Settore di Destra e neanche le loro peculiarità psicologiche. Le unità di polizia sono specialmente addestrate a disperdere le proteste di massa, e contemporaneamente a evitare il più possibile lo spargimento di sangue. I teppisti del Settore di Destra mancano di questo addestramento e quindi inizieranno immediatamente a rompere ossa e a uccidere persone. Sfortunatamente questa è una situazione ordinaria e molto nota in base alle esperienze di altri paesi. A sua volta lo spargimento di sangue non soltanto danneggerà la reputazione delle autorità di Kiev (non sono troppo preoccupate pere questo, e concludono abbastanza giustamente che la stampa occidentale e l’intellighenzia liberale di Mosca e Kiev approveranno qualsiasi azione che intraprenderanno, perfino il terrore di massa), ma rischieranno anche di provocare un’ondata di proteste ancora più potente e perfino ammutinamenti all’interno dell’esercito.

Comprendendo i pericoli, i membri più ragionevoli del nuovo governo di Kiev sono preparati a giungere a un compromesso con i dimostranti, e dovremmo supporlo, più o meno sinceramente. Naturalmente, questo non accade perché sono diventati improvvisamente pieni di rispetto per la popolazione degli insorti. Il motivo è che sono stati testimoni del potere del popolo, e si sono resi conto che ora è inutile fare accordi alle spalle dei dimostranti con uno o l’altro “giocatore serio”, sia che si tratti del Cremlino, dell’oligarca Rinat Akhmetov o dell’Unione Europea. Nessuno di questi controlla più la situazione.

Però se la Kiev ufficiale farà concessioni serie e cercherà di pacificare il sud-est, accettando le richieste di autonomia, di un referendum, di libera elezione dei governatori e così via, scoppierà automaticamente un conflitto tra l’ala moderata del governo e il Settore di Destra. E mentre i combattenti del Settore di Destra non si sono dimostrati particolarmente efficaci nella lotta contro le masse ribelli dell’Ucraina Orientale, nella capitale sono una forza molto reale. Tra la confusione e la demoralizzazione delle forze della legge e dell’ordine, il Settore di Destra è in grado di rovesciare il regime, o almeno di causargli difficoltà molto serie. Qui troviamo la vera sfida che deve affrontare la Rivoluzione ucraina: il futuro di Kiev, e del paese nel suo complesso dipende dalla possibilità che le masse dei cittadini ordinari, la gente di ogni giorno che poco prima erano estranei alle passioni e ai problemi di Piazza Maidan, siano in grado di procedere nell’azione politica.

Se le masse si solleveranno, né il Settore di Destra, né gli avventurieri della politica che hanno gareggiato per il potere nella precedente ondata di proteste di strada, avranno alcuna speranza. Questo segnerà l’inizio di una nuova politica democratica, non soltanto in Ucraina, ma anche in Russia.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/from-the-maidan-to-the-revolution

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