La Bbc ha raccolto in una cartina tutte le città in cui ci sono state manifestazioni in questi giorni.

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27 gennaio 2014

I manifestanti si ritirano dal ministero della giustizia di Kiev

I manifestanti che stavano occupando il ministero della giustizia, a Kiev, hanno deciso di ritirarsi dopo che la ministra Olena Lukash ha minacciato di dichiarare lo stato d’emergenza. L’opposizione ha detto che continuerà a partecipare ai negoziati con il governo. “Nonostante il tentativo da parte delle autorità di sospendere i negoziati, noi siamo pronti a continuare le trattative”, hanno scritto i leader della protesta il 27 gennaio in un comunicato congiunto.

Nel frattempo nel paese continuano gli scontri e le tensioni: un uomo di 55 anni è stato trovato impiccato all’albero di Natale di piazza dell’Indipendenza, diventato il simbolo delle proteste contro il governo dopo che è stato decorato con le foto della leader dell’opposizione Julija Timošenko. Secondo la polizia il corpo non aveva segni di ferite esterne e ora sarà sottoposto a un’autopsia per stabilire le cause della morte.

Il 22 gennaio due manifestanti sono morti a causa di colpi d’arma da fuoco durante una carica della polizia.

Le proteste contro il governo si stanno diffondendo in tutta l’Ucraina. Anche a est, la zona del paese che tradizionalmente ha legami economici e culturali più stretti con la Russia, e dove il presidente Viktor Janukovič gode di un forte sostegno.

Una legge contestata. I manifestanti protestano contro la nuova legge sull’ordine pubblico approvata il 16 gennaio dal parlamento ucraino ed entrata in vigore il 22 gennaio. La riforma prevede il divieto di accamparsi nei luoghi pubblici senza autorizzazione, la responsabilità penale per chi diffama i funzionari governativi, per chi indossa maschere antigas o caschi e per chi distribuisce materiale di propaganda.

La nuova legge obbliga tutte le ong che ricevono finanziamenti esteri a registrarsi come agenti stranieri. Inoltre limita la libertà d’informazione, reintroducendo il reato di diffamazione per giornalisti e obbligando tutti i siti che si occupano d’informazione a registrarsi.

Negli ultimi giorni ai manifestanti filoeuropei, i cosiddetti EuroMaidan, si sono aggiunti diversi movimenti nazionalisti di estrema destra, tra cui Pravy sektor, che secondo il Guardian sono responsabili del lancio di molotov e degli attacchi alla polizia. Il loro obiettivo dichiarato non è l’integrazione europea, ma la “rivoluzione nazionale”.

La proposta e il rifiuto. Il 25 gennaio il presidente Janukovič ha offerto all’opposizione le cariche di primo ministro e vicepremier. L’opposizione però ha rifiutato.

Il giornalista Bernard Guetta ha commentato: L’intransigenza dell’opposizione nasce anche dal fatto che Janukovič è chiaramente in difficoltà. La sua squadra è spaccata tra sostenitori del compromesso e partigiani della linea più dura e brutale. I grandi imprenditori si allontanano dal presidente, come se non credessero più nella sua capacità di riprendere in mano la situazione. Janukovič non può nemmeno contare su un intervento diretto della Russia, poco incline a lasciarsi invischiare in una faccenda pericolosa. L’esercito ucraino, dal canto suo, non intende inviare i carri armati contro i manifestanti nel timore di ripetere in piena Europa le scene di piazza Tien An Men e fomentare la contestazione anziché stroncarla.

Le prime proteste. Le manifestazioni in Ucraina sono cominciate il 24 novembre, quando decine di migliaia di persone sono scese in piazza contro la decisione del presidente Janukovič di non firmare l’accordo di associazione con l’Unione europea al summit di Vilnius del 28 e 29 novembre. La firma del patto avrebbe significato un allontanamento dall’influenza economica russa, e un avvicinamento a Europa e Stati Uniti.

Il 17 dicembre il governo ucraino ha firmato un nuovo patto di cooperazione economica con la Russia. L’accordo, siglato dopo un incontro a Mosca tra Vladimir Putin e Viktor Janukovič, prevede 15 miliardi di dollari in aiuti finanziari per Kiev e uno sconto sul prezzo del gas che la Russia vende all’Ucraina tramite la compagnia statale Gazprom.

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