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22 sett 2014

Dal campo di battaglia al Parlamento. I comandanti si travestono da politici.
di Oleksiy Bondarenko

Il futuro dell’Ucraina sembra sempre più strettamente legato ad un complicato binomio politico-militare. L’evoluzione della tregua e la legge sull’autonomia del Donbass, insieme alla firma dell’accordo di associazione con l’UE, sono i principali argomenti che rimbalzano tra Kiev, Mosca, Bruxelles e Washington. A Kiev intanto sta già decollando la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento che sarà chiamato a dare risposte significative a questioni che riguardano la ricostruzione economico-politica del paese, la ricomposizione del suo tessuto sociale e la collocazione dell’Ucraina a livello internazionale, ma anche gestire e limitare l’influenza delle semi-autonome strutture militari e paramilitari create per far fronte alle esigenze della tanto discussa Operazione anti-terrorismo (ATO).

Quanti sono i battaglioni?

Appena qualche giorno fa il portale ucraino Slovo i Dilo (Parola e Fatti) ha pubblicato una lista aggiornata di tutti i gruppi paramilitari che hanno preso parte all’attività militare nel Donbass. Dalla ricerca condotta risultano attivi sul territorio del paese ben 35 battaglioni ai quali si vanno poi ad aggiungere le formazioni del Corpo ucraino di Volontari, braccio armato di Praviy Sektor.

A partire dallo scorso aprile, dal punto di vista giuridico, sono stati creati quattro tipi di unità paramilitari. Il primo è rappresentato dai Battaglioni per la difesa territoriale, che hanno come principale compito la difesa degli obiettivi strategici e rispondono, in linea teorica, all’autorità del Ministero della Difesa. I Battaglioni di destinazione speciale sono il secondo tipo di corpo paramilitare, sottoposti all’autorità del Ministero degli Interni hanno come obiettivo il mantenimento dell’ordine pubblico e il pattugliamento. Questi due tipi di unità sono teoricamente composti da volontari con un certo livello di esperienza in campo bellico e ogni battaglione conta un numero variabile tra le 300 e le 500 persone.

Come sostegno alla Guardia Nazionale sono stati creati, invece, i Battaglioni di riserva che, formati completamente da volontari, rispondono all’autorità del comando unificato della Guardia. Infine troviamo il Corpo ucraino di Volontari di Praviy Sektor, istituito lo scorso luglio e riconosciuto dal governo come “formazione paramilitare non ufficiale”, non è inquadrato nella struttura gerarchica statale e, pur cooperando con la Guardia Nazionale nella “lotta contro i terroristi nel Donbass”, non risponde ufficialmente all’autorità del comando ATO.

Finanziamento e protezione politica.

Il finanziamento dei vari battaglioni sotto l’autorità del Ministero della difesa e del Ministero degli Interni è, in linea ufficiale, a carico del budget statale e regionale, attraverso il quale le formazioni paramilitari devono essere armate e stipendiate. Accanto ai finanziamenti ufficiali però, si sono sviluppati numerosi canali di autofinanziamento tramite il sostegno dei cittadini e, soprattutto, tramite la copertura economica da parte di oligarchi e uomini d’affari locali.

Uno dei principali sostenitori di questa nuova complessa struttura paramilitare che risponde ufficialmente agli ordini di Kiev, ma che è formata su base regionale, è Igor Kolomoiskiy. Non dovrebbe sorprendere, infatti, che il primo battaglione sia stato formato proprio a Dnepropetrovsk, feudo dell’oligarca nominato governatore dell’omonima regione in seguito alla fuga di Yanukovich. Il battaglione Dniepr, definito anche come il “battaglione di Kolomoiskiy” è servito per mantenere l’ordine e la stabilità nella regione, ma non è l’unico ad avere stretti legami con l’uomo d’affari di Dnepropetrovsk. Anche il battaglione Donbass, guidato dall’ormai famoso comandante in passamontagna, Semen Semchenko, sembra legato all’amministrazione dell’oblast’ di Dnepropetrovsk e alla persona di Kolomoiskiy. Il battaglione è principalmente formato dai volontari provenienti dall’autodifesa di Maidan e ha partecipato direttamente agli scontri di Mariupol durante la giornata della vittoria del 9 maggio scorso.

Un altro gruppo che ha conosciuto una grande risonanza mediatica è il battaglione Azov. Formato il 4 maggio a Mariupol come Battaglione di destinazione speciale, accoglie al suo interno principalmente gli estremisti di Maidan, gruppi di estrema destra ucraina come “Patriot Ukraini” e alcuni volontari stranieri. Come affermato in un’interessante intervista al quotidiano Ukrainska Pravda dallo stesso Andriy Biletsky, comandante della formazione paramilitare uscito di prigione il 24 febbraio 2014 in seguito all’amnistia generale, il battaglione è “politicamente sostenuto” dal Ministro degli Interni Arsen Avakov e soprattutto da Oleh Lyashko, leader del Partito Radicale. Oltre alla risonanza mediatica dovuta alla simbologia neonazista e alla presenza di estremisti europei, ad inizio agosto il battaglione è stato al centro di uno scontro politico proprio tra Lyashko e Kolomoiskiy. Quest’ultimo ha ufficialmente ritirato ogni tipo di finanziamento al battaglione divenuto, secondo il governatore di Dnepropetrovsk, “strumento politico nelle mani del leader del partito Radicale”.

Tristemente famoso è diventato anche il battaglione per la difesa territoriale Aidar che prende il nome da un affluente del Don che attraversa i confini tra Russia e la regione di Lugansk. Come riporta un recente report di Amnesty International, facendo eco ad alcune precedenti segnalazioni da parte della Missione di Monitoraggio OSCE, il battaglione guidato da Sergei Melnychuk sembra essersi macchiato di svariati crimini nelle zone liberate a partire dalla seconda metà di luglio. Pur “operando formalmente sotto il comando delle forze armate” i membri del battaglione Aidar agiscono “senza alcun apparente controllo” e hanno preso parte, secondo il resoconto, a numerose attività criminali come “rapimento, detenzione illegale, maltrattamento, furto ed estorsione”. Gli appelli dell’OSCE e di Amnesty International rimangono per ora inascoltati da Kiev che, pur minacciando a periodi alterni lo scioglimento del battaglione o la sua trasformazione in unità regolare delle Forze Armate, non ha preso misure in merito.

Nati più lontano dai campi di battaglia, nella capitale operano Kiev-1 e Kiev-2. Creati per garantire la sicurezza nella città, una parte dei due battaglioni è stata dislocata anche nella zona ATO. I due gruppi vengono spesso associati al Ministro degli Interni Arsen Avakov, dato che suo figlio Aleksandr si è arruolato come volontario. Il nuovo sindaco di Kiev Vitali Klitschko insieme al fratello Vladimir risultano, inoltre, come riporta l’agenzia ucraina della BBC, i principali finanziatori dei due battaglioni.

Dal campo di battaglia al Parlamento?

Ora che le ostilità sembrano, almeno momentaneamente, terminate e un lento e macchinoso processo di pace avviato, rimane da comprendere che fine faranno le numerose formazioni paramilitari dislocate sull’intero territorio del paese e che influenza potranno avere nella tumultuosa campagna elettorale?
Una parte sarà probabilmente integrata nelle strutture regolari delle Forze Armate che stanno subendo un lento processo di ristrutturazione, mentre per altri sembrano aprirsi addirittura le porte della politica. Nelle prime 10 posizioni della lista elettorale del Fronte Popolare (nuova formazione politica creata dal premier Yatseniuk, Turchinov e Avakov) sono stati inclusi Andrey Teteruk e Yuriy Bereza, comandanti dei battaglioni Mirotvorez e Dniepr, mentre altre personalità dei gruppi paramilitari che guardano apertamente verso l’estrema destra come Andriy Biletsky uno dei fondatori di “Patriot Ukraini” nonché comandante del battaglione Azov e Evgeniy Deydey di Kiev-1, sono entrate a far parte del “comando militare” del nuovo partito del Premier. Yulia Timoshenko ha lasciato il primo posto nelle liste del suo partito, Patria, a Nadiya Savchenko, pilota dell’aviazione catturata dai filo-russi e attualmente in prigione in Russia, mentre Semen Semchenko ha tolto il passamontagna accasandosi nelle liste del partito Samopomosh (Self-help), che accoglie al suo interno anche altre personalità dei numerosi battaglioni attivi sul territorio.

Appare ancora presto, infine, capire quale sarà la reazione da parte di alcuni gruppi paramilitari alle concessioni politiche fatte in favore dei separatisti. Alcuni attivisti di Praviy Sektor hanno già circondato il Parlamento prima, e l’amministrazione presidenziale poi, promettendo a Poroshenko la stessa fine di Yanukovich se la legge sull’autonomia del Donbass non verrà cassata. Ancora una volta, forse, la tanto agognata pace non conviene proprio a tutti.

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