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25/02/2014

Oligarchi, la vera razza padrona dell’Ucraina
di Stefano Grazioli

La mappa del potere a Kiev, tra cui compare anche Yulia Tymoschenko, ora libera dopo la detenzione

Sono i poteri forti dietro le quinte. Gli oligarchi che in questi ultimi vent’anni hanno accompagnato i passaggi politici in Ucraina influenzandoli dall’esterno e dall’interno. Profittatori delle privatizzazioni postcomuniste, quando l’industria ex sovietica fu svenduta a prezzi di noccioline, sono cresciuti negli anni Novanta secondo le regole selvagge del turbo capitalismo. Solo i più forti sono sopravvissuti a lotte senza esclusioni di colpi. Dove colpi significa proprio pallottole e bombe.

Tutti si sono riciclati in doppiopetto, altri sono rimasti a cavallo fra due mondi, quello dell’economia e della politica, alcuni hanno lasciato il Paese, altri sono finiti in galera. I vecchi (non all’anagrafe, ma di carriera) hanno fatto da chiocce a quelli arrivati nello scorso decennio, giovanotti rampanti e con un curriculum impeccabile, su cui però pesa inevitabilmente l’ombra del passato. Gli oligarchi ucraini sono una razza potente, mettono lo zampino dappertutto. E continueranno a farlo. Nessuno vuole farsi fagocitare dalla Russia, ma nemmeno rivoluzionare un sistema a nel nome di un’Europa che restringerebbe il loro spazio di manovra. Una breve e incompleta mappa del potere nell’ex repubblica sovietica, seguendo la classifica di Forbes del 2013.

Rinat Akhmetov

Rinat Akhmetov. È l’oligarca più potente e più ricco d’Ucraina e 47esimo al mondo con un patrimonio personale di 15,4 miliardi di dollari. È il padre padrone dello Shakhtar Dontesk, squadra di calcio della sua città. Il capoluogo del Donbass è il suo regno. La sua holding Smc si occupa ora di un po’ di tutto, ma la sua fortuna Akhmetov l’ha fatto con l’acciaio. È esponente di punta di quella corrente che negli ultimi quindici anni ha sostenuto presidenti dell’est (Leondi Kuchma, e Victor Yanukovich). Grande sponsor del Partito delle regioni (Pr), il partito di maggioranza relativa alla Rada fino a un paio di giorni fa. Alla fine della presidenza Yanukovich si è schierato per la soluzione pacifica della crisi. Difficile è stata la convivenza con la Famiglia, allargatasi sempre di più fino a infastidirlo. Ma ora questo non è più un problema. È entrato e uscito dal parlamento, tenendo comunque sempre un basso profilo mediatico. Nella nuova arena politica, in attesa degli sviluppi ancora troppo condizionati dalle turbolenze sia a Kiev che proprio nell’est e nel sud dell’Ucraina, non è ancora chiaro se il Pr continuerà ad esistere, ma è certo che Akhmetov continuerà a controllare direttamente i deputati a lui fedeli. In attesa anche delle elezioni parlamentari, delle quali però nessuno si preoccupa, tantomeno lui. Tra i leader politici in campo potrebbe schierarsi a favore di Yatseniuk o di Klitschko.
 

Victor Pinchuk

Victor Pinchuk. Se Akhmetov è la punta di diamante del clan di Donestk (gli oligarchi si dividono in clan a seconda della città di provenienza), Pinchuk lo è per Dnepropetrovsk. La differenza nel portafoglio è notevole (3,8 miliardi di dollari, secondo in Ucraina, 353esimo al mondo), ma la Interpipe di Pinchuk è uno dei colossi ucraini per quel riguarda il settore energetico (tubi). È il genero dell’ex presidente Kuchma (anch’egli di Dnipropetrovsk), di cui ha sposato la figlia Elena. Nemico di Yulia Tymoshenko (anche lei di Dnipropetrovsk) Pinchuk da strenuo sostenitore della conservazione ai tempi del 2004 si è trasformato in un filantropo europeista. Flessibile dal punto di vista politico anche per quello che accadrà nei prossimi mesi.
 

Petro Poroshenko

Petro Poroshenko. Pesa 1,6 miliardi di dollari, è il settimo oligarca nella classifica ucraina e il 931esimo al mondo. È il re del cioccolato, per aver fatto la sua fortuna nell’industria alimentare. I suoi cioccolatini Roshen non sono stati vittime della guerra commerciale con la Russia lo scorso autunno. In realtà Poroshenko, sponsor di Victor Yushchenko nel 2004 e non proprio un amico della Tymoshenko, è un maestro di equilibrismi. È salito sulle barricate di Kiev contro Yanukovich, ma è gradito ai poteri forti. Nemmeno troppo sgradito a Mosca, dato che in ogni caso è un uomo di business e Vladimir Putin dal Cremlino agisce più secondo la strategia degli affari (energia, ma non solo) che non secondo piani ideologici. È il magnate che più si è esposto politicamente anche nel passato, già ministro degli Esteri sotto Yulia Tymoshenko e ministro dello Sviluppo economico con Mykola Azarov, l’ultimo premier della presidenza Yanukovich. È sgradito all’ala radicale della Maidan, che lo vede come un retaggio del passato.
 

Yulia Tymoshenko

Yulia Tymoshenko. Fuori classifica, ma considerata un ex oligarca convertitasi pienamente alla politica. Sul suo patrimonio c’è il mistero. Secondo l’ex presidente Yuschenko, suo ex alleato e compagno di viaggio nella rivoluzione arancione, sarebbe tutto nascosto a Cipro. Frutto del business energetico negli anni Novanta, quando era a capo della Uesu, colosso del gas che trattava l’import con la Russia e la distribuzione nelle regioni orientali del paese. È a capo di un partito, Patria, ora in coabitazione con Arseni Yatseiuk, leader del Fronte del cambiamento. I due partiti si sono fusi nel 2012 quando Tymoshenko era in galera. Dopo l’uscita di prigione ha subito annunciato di voler tornare protagonista, ma altrettanto celermente, annusata l’aria antioligarchica della Maidan, ha fatto retromarcia. Niente candidatura a premier e probabilmente nemmeno alle presidenziali. Per poter rientrare in gioco più avanti, quando la situazione anche sulla piazza si sarà tranquillizzata.

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