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04 mar, 2014

La Russia può far crollare Wall Street?
di Stefania Giudice

In caso di sanzioni da parte dei Paesi occidentali, il consigliere economico del Cremlino Serghei Glazyev si è detto pronto a provocare un crollo della Borsa americana.

Mentre il capo del Cremlino Vladimir Putin, nel ribadire il fatto che secondo Mosca in Ucraina si è verificato un colpo di Stato, ha fatto sapere che l’uso della forza in Crimea e nelle altre regioni russofone viene considerata come l’ultima risorsa – per ora non necessaria, ma comunque un’opzione – e mentre gli Stati Uniti si sono detti pronti ad avviare la procedura per imporre sanzioni a Mosca, il consigliere economico del Cremlino Serghei Glazyev ha affermato: “I tentativi di imporre sanzioni contro la Russia porteranno al crollo del sistema finanziario degli Stati Uniti e alla fine del dominio Usa nel sistema finanziario mondiale”.

Parole inequivocabili, che rimandano indietro nel tempo e rendono meno sbiaditi i ricordi della Guerra Fredda. Il Cremlino ha preso le distanze dalle dichiarazioni del consigliere economico, sostenendo che si tratta di una sua opinione personale. Ma ci si domanda: la minaccia potrebbe essere reale oppure Glazyev ha fatto solo la voce grossa? Come riportato da Le Figaro, secondo un economista russo che lavora per una banca statunitense a Mosca, il consigliere economico del Cremlino vuole dimostrare che la Russia ha gli strumenti per mettere sotto pressione gli Stati Uniti.

Sempre in base a quanto riportato dal quotidiano francese, la Banca centrale russa, grazie ai proventi derivanti dal petrolio e dal gas presente nel Paese, detiene 493,4 miliardi di dollari di riserve valutarie. L’ultimo conteggio ufficiale risale allo scorso 21 febbraio. Di questa somma, secondo il Tesoro degli Stati Uniti, 138 miliardi di dollari sono sotto forma di titoli di stato statunitensi. Ciò che potrebbe fare Glazyev è sbarazzarsi di questi titoli e ridurre, di conseguenza, la sua dipendenza dagli Stati Uniti. Cosa che, tuttavia, avrebbe un impatto minimo sull’economia degli Usa. Basti pensare che se la Banca centrale russa detiene 138 miliardi di dollari in titoli statunitensi, la Banca centrale del Giappone ne detiene quasi 1.200 miliardi e la Cina oltre 1.300 miliardi.

Un’altra arma paventata è quello del congelamento dei debiti in dollari contratti dalle diverse istituzioni e organizzazioni russe. In poche parole, stop al pagamento di ogni debito verso le banche americane. Secondo l’economista Jacques Sapir, la Russia possiede gli strumenti finanziari per causare danni al sistema finanziario americano, ma ciò significherebbe darsi “la zappa sui piedi”.

In ogni caso, il quotidiano evidenzia come nell’immediato la maggior parte degli osservatori non credano nell’assunzione di sanzioni finanziarie e commerciali da parte dell’Occidente nei confronti di Mosca. Per sapere cosa accadrà bisogna attendere il Consiglio Ue che è stato convocato per giovedì e nel quale si discuterà proprio di eventuali sanzioni. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno deciso di congelare ogni forma di cooperazione militare con la Russia e hanno annunciato un pacchetto di aiuti volto a sostenere il governo ucraino.

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