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03.03.2014

Mosca non molla Sebastopoli
di Gabriella Tesoro

Senza neanche sparare un colpo, le forze armate russe hanno preso il controllo di quasi tutta la Crimea, la penisola ucraina a maggioranza russofona. All'alba di questa mattina 10mila soldati, 20 elicotteri da guerra, 40 mezzi blindati e 200 camionette hanno occupato tutti i punti strategici della Crimea e, per evitare l'arrivo di truppe ucraine, i soldati russi hanno fortificato le loro postazioni intorno all'istmo della penisola.

I russi hanno conquistato anche lo scalo portuale di Kerch e hanno occupato l'amministrazione regionale di Donetsk, dove il parlamento locale ha annunciato la convocazione di un referendum sullo status del territorio, come già fatto dalla Crimea. Disordini anche a Odessa, dove, dopo l'irruzione di circa 700 dimostranti filo-russi, nel palazzo del Consiglio regionale ora sventola la bandiera di Mosca.

Tra i motivi dell'occupazione russa in terra ucraina potrebbe esserci l'interesse verso la città di Sebastopoli, dove si trova il quartier generale della flotta russa nel Mar Nero. La base navale della città è stata affittata alla flotta russa con un contratto a lunga scadenza e, essendo una porta d'accesso verso il Mediterraneo, è molto difficile, se non impossibile, che Putin la abbandoni senza conseguenze.

Il Mediterraneo è da sempre (sin dai tempi degli zar) un sogno geostrategico fondamentale per Mosca e, ai giorni nostri, questo mare sta riservando sorprese che fanno gola alla Russia: proprio in queste acque, infatti, sono state trovate delle riserve di idrocarburi e solo chi potrà garantirne la sicurezza avrà la possibilità di poterle sfruttare.

In sostanza, sarebbe buona cosa avere all'interno del Mediterraneo delle basi che garantiscano, in caso di crisi, una pronta risposta dei Paesi che hanno interessi in quell'area. In caso contrario, essendo il Mediterraneo, un mare sostanzialmente chiuso, chi controlla i tre unici punti di accesso, vale a dire il Bosforo, lo stretto di Gibilterra e il canale di Suez, ha il potere di escludere qualunque intrusione non gradita.

Avendo capito l'enorme potenziale del mar Mediterraneo, la Russia era riuscita ad accaparrarsi una base navale per la sua flotta a Bengasi, nella Libia di Gheddafi. Crollato il regime e saltata la testa del dittatore libico, il nuovo governo ha revocato a Putin l'utilizzo della base. Tuttavia, a Mosca rimaneva la base di Tartus, in Siria, che, sia pur in quantità limitata, forniva approvvigionamenti alle navi russe e garantiva comunque una certa attività nel Mediterraneo. La Russia però non è stata fortunata neanche in questa occasione e pure in Siria è scoppiata una guerra civile, che, tra l'altro, è ancora in corso. Sebbene Mosca abbia mantenuto la base, questa non è in grado di fornire approvvigionamenti alla flotta e, dunque, in questo momento risulta piuttosto inutile.

L'unica ancora di salvezza rimane Sebastopoli: la sua perdita prima del 2017 (anno in cui il nuovo porto di Novorossysk dovrebbe essere in grado di accogliere la flotta russa sul mar Nero) complicherebbe il controllo del gasdotto South Stream, che passa per il mar Nero, nonché i collegamenti della Russia verso il Mediterraneo attraverso quell'unica porta (il Bosforo) che è comunque controllata dalla Turchia (che fa parte della NATO). Sarà dunque decisamente improbabile che Putin si lasci scappare Sebastopoli e con essa tutta la Crimea.

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