L'Huffingtonpost  
13/03/2014

Mosca ammette: "Stiamo inviando nostri soldati in Crimea"

Non c'è pace al confine tra Russia e Ucraina. Oggi Mosca, per la prima volta dall'inizio della crisi, ha ammesso che suoi soldati sono in Crimea. Per bocca di un deputato vicino al Cremlino, Leonid Slutsky, presidente della commissione della Duma per la Comunità degli Stati Indipendenti, la Russia ha fatto sapere di aver inviato truppe nella Repubblica autonoma ucraina per rispondere in caso di attacco armato da parte delle forze ucraine durante il referendum. La Russia ha anche annunciato di aver dato il via a un'esercitazione militare vicino al confine con l'Ucraina: un'esibizione di forza che vede coinvolti 8.500 soldati impegnati nel Distretto Militare meridionale.

A pochi giorni dal referendum di domenica sull'annessione della Crimea alla Russia, il Parlamento ucraino ha approvato la creazione della Guardia Nazionale, una nuova forza di polizia militarizzata che dovrà difendere il popolo ucraino da "aggressioni interne ed esterne". Intanto Vladimir Putin ripete che la crisi non è da attribuire a Mosca, ma ammassa le truppe lungo il confine. E l'Occidente prova a reagire: se andate avanti così sarà una catastrofe, ha detto oggi Angela Merkel, parlando di fronte al Bundestag: i danni saranno "enormi" tanto politici che economici. L'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha già bloccato il processo di adesione" della Federazione Russa. I ministri degli Esteri dell'Ue valuteranno lunedì, al Consiglio europeo, la possibilità di imporre sanzioni specifiche alla Russia.

Domani, però, a Londra, si incontreranno il segretario di Stato Usa, John Kerry e con il collega russo, Serghei Lavrov, e gli Usa proporanno a Putin una serie di "opzioni" per disinnescare

Il Parlamento ucraino invece ha votato all'unanimità la creazione di una nuova forza nazionale di 60mila volontari che possa affrontare la minaccia dell'espansione russa e ha approvato i piani di integrazione del Paese all'Unione Europea, raccomandando al premier Arseny Yatseniuk, di firmare il più rapidamente possibile l'associazione a Bruxelles. Il Parlamento ha anche approvato una risoluzione per chiedere all'Onu che dibatta con urgenza la situazione creatasi in Crimea.

Nel caotico susseguirsi degli avvenimenti, da notare che uno dei più potenti oligarchi ucraini, Dmytro Firtash, vicino al deposto presidente Viktor Yanukovich, è stato arrestato a Vienna: l'arresto è stato eseguito sulla base di un mandato di cattura emesso negli Usa dopo un'inchiesta dell'Fbi partita nel 2006; e non è chiaro al momento se l'arresto sia da collegare alla crisi in corso.

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