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mar 16th, 2014

Terminato il referendum per la secessione della Crimea, 93% i ‘sì’. E Londra propone di tornare al G7
di Enrico Oliari

E’ terminato in Crimea il referendum con regia di Mosca per l’autodeterminazione della Crimea, con la scontata vittoria dei “sì” (93%), ma si fa sempre più tesa la situazione nel campo della diplomazia e degli equilibri internazionali. Se è vero, infatti, che sono molti gli interessi che legano la Russia di Vladimir Putin all’Unione europea, altresì è certo che rimane inaccettabile per la comunità internazionale un atteggiamento prevaricatore del gigante russo nei confronti delle nazioni più deboli, un precedente che darebbe il via a un’escalation dagli esiti imprevedibili.
Per quanto era scontato il veto della Russa al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite alla mozione Usa di condanna del referendum (ma si legga pure della presenza di militari russi che scorazzano per la Crimea), il risultato politico è stato piuttosto chiaro: la mozione, che dichiarava “l’invalidità del referendum”, riaffermava “l’impegno dell’organo Onu per il mantenimento dell’unità e dell’integrità territoriale” dell’Ucraina ed esortava tutte le parti “a trovare immediatamente una soluzione pacifica”, era co-sponsorizzata da 41 paesi tra i quali l’Italia ed ha visto 13 favorevoli (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Argentina, Australia, Lussemburgo, Corea del Sud, Ruanda, Ciad, Nigeria, Cile, Lituania, Arabia Saudita), un contrario (Russia) e l’astensione della Cina.
Naturalmente preoccupato è il presidente ucraino Oleksandr Turchynov, il quale è intervenuto al Parlamento per spiegare che “La situazione è molto pericolosa, non sto esagerando. C’è un rischio reale di minacce di invasione nel territorio ucraino. Ci riuniremo di nuovo lunedì”.
Effettivamente Kiev ha accusato Mosca di invasione militare nel sud-est del paese, dopo che 80 soldati, quattro elicotteri e tre mezzi blindati sono penetrati in un villaggio situato appena oltre il confine interno, nella regione di Kherson. L’ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Samantha Power, ha fatto sapere in proposito che “Dobbiamo valutare”, sarebbe “un’escalation oltraggiosa”.
Riferendosi alle manifestazioni filo-russe, Turchinov ha dichiarato che “Sappiamo tutti bene chi sta orchestrando le proteste di massa nell’est dell’Ucraina. Sono agenti del Cremlino che le stanno organizzando e finanziando, che stanno causando la morte delle persone”.
Mentre si fa sempre più concreto il rischio di sanzioni da parte dei paesi occidentali alla Russia, cosa che sta preoccupando gli imprenditori russi a cominciare dal colosso Gazprom (se l’Europa deve acquistare il gas, la Russia lo deve vendere), si fa avanti anche l’ipotesi di spostare a Londra il G8 previsto a Sochi per giugno, tagliando fuori la Russia e quindi ritornando al classico G7. La proposta è arrivata dalla Gran Bretagna e, a quanto ha riportato il tedesco Der Spiegel, vedrebbe favorevoli gli altri paesi.
Per quanto si stia tenendo a debita distanza, il cacciatorpediniere lanciamissili americano “Uss Truxtun”, classe Arleigh Burke con sistema di lancio e di difesa anti-missile Aegis, ha ricevuto ordine da Washington di prolungare le manovre nel Mar Nero; il comandante della nave Andrew Biehn ha affermato che “Non posso fare commenti sulle nostre operazioni future ma stiamo cogliendo l’opportunità di effettuare alcune manovre di routine con in nostri alleati nella regione. Manovre pianificate molto tempo prima dell’inizio della crisi in Crimea”.

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