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17 marzo 2014

Crimea: nessuno è in grado di dare lezioni ad altri “scagliando la prima pietra”
di Mario Sommossa

Dopo il grande plebiscito in Crimea, discuterne se legittimo o illegittimo in base al diritto internazionale può, forse, essere uno di quegli argomenti che mandano in solluchero i giuristi tenendoli occupati per mesi, ma non ha più alcun significato dal punto di vista politico.

E la prevalenza degli aspetti politici su quelli formali è ciò che sempre è avvenuto nella politica internazionale. La dimostrazione? Basta guardare qualche esempio, a partire proprio dall’ONU: il suo nome, Organizzazione delle Nazioni Unite, fa riferimento a “nazioni” e non a “stati” eppure si tratta solo di un’associazione tra Stati e molte “nazioni” nemmeno vi sono rappresentate. Questa stessa organizzazione, quella che se non fosse stato per il veto russo avrebbe condannato come illegittimo il referendum crimeano, è la stessa che non usò gli stessi criteri quando, seppur solo a posteriori, dichiarò invece legittimo un intervento bellico contro uno dei suoi Stati membri, la Serbia, fino a far ottenere un’indipendenza alla regione kossovara (e senza alcun referendum!). Referendum che impose, piuttosto per l’indipendenza di Aceh, nonostante la riottosità indonesiana.

Che si tratti sempre di valutazioni politiche e non puramente giuridiche si vede anche dall’atteggiamento che si sta tenendo nei confronti della Spagna. Come mai tutto questo silenzio a proposito del referendum che la Catalogna terrà il nove novembre prossimo contro la volontà di Madrid? Ma poi, non è tutta la comunità internazionale che si pronuncia continuamente a favore del principio dell’autodeterminazione dei popoli? E perché, quando questa volontà si manifesta si suscitano, a volte sì a volte no, forti ostilità? Nel Quebec francofono si tenne il referendum per la separazione dal Canada e nessuno fece obiezioni. Il risultato, in quel caso, fu a favore del mantenimento dell’unita’, ma sarà lo stesso in Scozia il diciotto settembre prossimo? E se la maggioranza degli scozzesi scegliesse l’indipendenza, quale sarà l’atteggiamento degli altri britannici?

La sola costante è che, soprattutto noi occidentali, siamo abituati ad applicare l’ormai famoso “doppio standard” secondo la nostra convenienza. Per i nostri governi fu ”legittimo” quando gli Stati Uniti inviarono loro truppe in qualche Paese centro-americano per difendere i loro interessi in loco ma non lo sembra altrettanto l’interesse che la Russia mostra per le evoluzioni ucraine e per la tutela dei cittadini etnicamente russi che vi risiedono. Erano “illegittimi “ i cubani in Angola ma non lo sono i francesi nel Mali. Abbiamo considerato “legittime” le primavere arabe ovunque, ma non in Bahrein. Fu una rivoluzione “democratica” quella contro Mubarak, ma abbiamo ancora dei dubbi su quella contro Morsi.

Il minimo che si può dire è che, in politica, la coerenza non sembra di questa terra.

Nel frattempo, tra tutti coloro che seguono con attenzione il futuro della Crimea e quali attitudini assumeranno le parti in causa, qualcuno è più vigile di altri. Di certo lo sono i catalani e, ancora più di loro, i fiamminghi del Belgio. Ma i tifosi più accesi dalla parte del popolo crimeano sono i curdi, popolo/nazione, ancora senza stato e divisi tra Turchia, Siria, Iran e Iraq. In quest’ultimo stato godono di una loro organizzazione amministrativa sotto forma di Regione Autonoma eppure da Baghdad le spinte centralizzatrici mirano a ridurre la loro autonomia, obbligando il Governo Regionale a minacciare la scissione se la Costituzione Federale continuerà a non essere rispettata.

Indubbiamente, ogni singola situazione fa caso a sé a causa di differenze spesso anche sostanziali, ma la realtà è che, anche se sarebbe bello poter avere certezze su cosa dica veramente il diritto internazionale, oggi, questo viene stiracchiato secondo le convenienze e, certamente, nessuno è in grado di dare lezioni ad altri “scagliando la prima pietra”.

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