Originale: Baltimore Sun

http://znetitaly.altervista.org
19 luglio 2014

Le radici della crisi ucraina

di Ray McGovern

Traduzione di Maria Chiara Starace


Negli encomi dei media per l’ex-ministro degli Esteri sovietico Eduard Shevradnaze è assente qualsiasi citazione dello storico patto che aveva raggiunto con il suo collega statunitense James Baker nel 1990 che assicurava che l’impero sovietico sarebbe crollato “con un paignucolio e non con uno schianto “ (parole di Baker).
Il Signor Baker continua a ripetere che la Guerra Fredda non sarebbe potuta terminare pacificamente se non ci fosse stato il Signor Shevardnadze.” Ma lui e gli altri non parlano del quid pro quo. Il quid era l’intesa di Mosca di ingoiare la pillola amara di una Germania riunita all’interno della NATO; il quo era la promessa degli Stati Uniti che la NATO non saltasse più a est oltre la Germania.
Questo si iniziato a chiarire nell’ottobre 1986 durante le ultime settimane della campagna del presidente Bill Clinton per la sua rielezione. Clinton si vantava che avrebbe accolto la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca nella NATO, spiegando, “L’America veramente è la nazione indispensabile per il mondo (e, sottovoce, può fare quello che vuole).
Quelle tre nazioni sono entrate nella NATO nel 1999 e nell’aprile 2009 altre nove sono diventate membri, portando le aggiunte del dopo-Guerra Fredda a 12 – uguale al numero originario di 12 stati membri della NATO. Le 12 che si erano aggiunte comprendevano le ex Repubbliche Baltiche che avevano fatto parte dell’Unione Sovietica, ma non l’Ucraina. Tuttavia, le intenzioni della NATO sono state rese chiare al vertice NATO di Bucarest nell’aprile del 2008 che ha dichiarato formalmente: “La Georgia e l’Ucraina entreranno nella NATO.”
Perfino l’ex aggressivo consigliere americano per la Sicurezza Nazionale, Zbigniew Brzezinski ora ammette: “E’ logico che la Russia si senta a disagio riguardo alla prospettiva” dell’Ucraina nella NATO. E quello è il nocciolo della crisi attuale nel paese – non il “fanatismo sciovinista” che Brzezinski attribuisce al presidente russo Vladimir Putin.
L’affondamento dell’unica possibilità nel 1990 di creare una pace duratura in quella che il Presidente H.W. Bush chiamava un “Europa intera e libera” è stata una tragedia. L’espansione della NATO a est – specialmente le decisione di far entrare la Georgia e l’Ucraina – ha portato, tra le altre cose, alle ostilità tra Georgia e Russia nell’agosto 2008, e ora alla attuale violenza in Ucraina.
Il fatto che l’accordo Shevardnazde-Baker non sia stato registrato in un documento ufficiale ha aiutato i revisionisti a creare una storia alternativa, ma ci sono prove convincenti che affermano che Washington aveva violato i suoi fondamentali impegni presi a voce con Mosca.
L’allora ambasciatore americano in Unione Sovietica Jack Matlock, che ha preso parte sia al vertice tra Bush e Gorbaciov all’inizio del dicembre 1989 a Malta, che alle discussioni tra Shevardnazde e Baker all’inizio di febbraio del 1990, mi ha detto: “Il modo di esprimersi è stato assoluto, e l’intero negoziato aveva la struttura di accordo generale che non ci sarebbe stato uso della forza da parte dei Sovietici e nessuna volontà di ”trarre dei vantaggi” da parte degli Stati Uniti…Non vedo in che modo qualcuno potrebbe considerare la successiva espansione della NATO come una cosa diversa dal ‘trarre vantaggio,’ particolarmente dato che allora, la Russia non era certo una minaccia credibile.”
Il 10 febbraio 1990, il Ministro degli esteri tedesco, Hans-Dietrich Genscher ha detto a Shevardnazde: “Per noi una cosa è sicura: “la NATO non si espanderà a est.” Melvin Goodman, coautore del libro: “The Wars of Eduard Shevardnadze” [Le guerre di Eduard Shevardnadze], mi ha detto che, durante un’intervista di Eduard Shevardnadze nel marzo 1994, l’ex ministro degli Esteri Baker lo aveva assicurato che la NATO non sarebbe saltare oltre la Germania Est per fare nuovi membri.
Tre mesi dopo il rovesciamento del presidente ucraino Viktor Yanukovych e l’insediamento di un governo filo-occidentale a Kiev, il presidente russo Vladimir Putin si è lamentato: “Ma domani l’Ucraina potrebbe diventare membro della NATO, e dopodomani le unità missilistiche della NATO per la difesa, potrebbero essere impiegate in questa nazione.”
Putin continua a ritornare in modo specifico sulla “difesa missilistica” nei paesi della NATO – o in acque adiacenti. Il 17 aprile ha detto che il problema è “probabilmente anche più importante che l’espansione a est della NATO. Tra l’altro, la nostra decisione riguardo alla Crimea è stata in parte spinta da questa logica: se non faremo nulla, l’Ucraina sarà tirata dentro la NATO…, e le navi della NATO sarebbero ormeggiate a Sebastopoli.”
Il presidente Putin ha aggiunto: “ Se questi sistemi sono impiegati più vicino ai nostri confini, i nostri missili strategici saranno nel raggio dei loro attacchi .” Anche Brzezinski potrebbe essere d’accordo che “è logico che la Russia si senta a disagio” per le navi della NATO ormeggiate in Crimea. Tra i principali motivi: la versione attuale del piano di difesa missilistico comprende sistemi trasportati su navi.
Nel suo libro “Duty”, [Dovere], l’ex Segretario alla difesa Robert Gates osserva che i russi considerano il piano più recente anche peggiore dei precedenti perché potrebbe alla fine avere capacità contro i russi. Ha aggiunto, sdegnosamente: “Rendere felici i russi non era esattamente nella mia lista delle cose da fare.”



Ray McGovern è stato analista della CIA per 27 anni, come capo del Ramo della politica estera sovietica e poi vice funzionario dell’intelligence nazionale per l’Europa occidentale. Ora in pensione, ha fondato con altri il VIPS [Veteran Intelligence Professionals for Sanity) [Professionisti veterani dell’intelligence per la sanità mentale] nel gennaio del 2003.



Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
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Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/roots-of-ukraine-crisis


Originale : Baltimore Sun
Traduzione di Maria Chiara Starace

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