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25/03/2014

Giallo sulla telefonata di Timoshenko “Sparerei a quel bastardo di Putin”


L’ex pasionaria intercettata: «Usare armi nucleari contro i russi di Ucraina». Ma lei smentisce: «Quella conversazione è stata manipolata ai miei danni»

Sulla crisi ucraina soffia anche la bufera abbattutasi su Yulia Timoshenko. In una telefonata intercettata e pubblicata anche su YouTube, l’ex “pasionaria” della Rivoluzione arancione si scaglia con violenza contro il presidente russo Vladimir Putin dicendosi addirittura «pronta a imbracciare un mitra e sparare in fronte a questo mascalzone». Parole violente, anche se pure Putin non andava per il sottile quando nel 2008 avrebbe minacciato di «far appendere per le palle» il presidente georgiano Mikhail Saakashvili durante la guerra in Georgia lo scorso agosto. 

Ma la frase politicamente più esplosiva, che ha sollevato un polverone in Russia e in Ucraina, sarebbe un’altra: nella telefonata suggerirebbe di uccidere con armi nucleari gli otto milioni di ucraini di etnia russa, concentrati per lo più nel sud-est del Paese. La Timoshenko però sostiene che è una manipolazione per metterla in cattiva luce. «In realtà - scrive l’ex premier su Twitter - quello che ho detto è che i russi dell’Ucraina sono ucraini». La telefonata però è vera, e questo lo ammette anche “Yulia”. Risale al 18 marzo, e dall’altra parte del telefono c’è Nestor Shufrich, un deputato del partito delle Regioni del suo acerrimo rivale, il presidente destituito Viktor Ianukovich. 

Ma chi c’è dietro l’intercettazione? Secondo la Timoshenko ci sono i servizi segreti russi: «Privit (ciao, ndr) Fsb», scrive l’ex premier su Twitter aggiungendo anche una faccina sorridente e scusandosi per il linguaggio «osceno». Lo zampino del Cremlino in questa storia pare tutt’altro che improbabile. Se Putin non usa telefono cellulare e internet per evitare di cadere nella rete dello spionaggio occidentale, sembra che l’Fsb stia invece facendo largo uso delle intercettazioni dopo la rivolta del Maidan. 

A inizio febbraio è emersa un’intercettazione della segretaria di Stato aggiunta Victoria Nuland, una dei vice del capo della diplomazia Usa John Kerry, che letteralmente invitava l’Ue a fottersi («Fuck the Eu») in relazione alla crisi ucraina. Mentre appena tre settimane fa un’altra «telefonata rubata» rivelava la voce del ministro degli Esteri estone Urmas Paet che parlando con il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton ventilava la possibilità che dietro la strage di Kiev vi fosse la nuova coalizione al potere in Ucraina. La frase russofoba di “Yulia” - vera o falsa che sia - fa il gioco del Cremlino, che soffia sul fuoco delle tendenze separatiste dell’Ucraina sud-orientale e accusa le nuove autorità di Kiev di minacciare i diritti dei russi e dei russofoni d’Ucraina. 

Il presidente della commissione per gli affari internazionali della Duma russa, Aleksei Pushkov, ha già attaccato l’ex premier: «Timoshenko - ha scritto su Twitter - pensa che i russi dell’Ucraina sud-orientale debbano essere uccisi con le armi nucleari. Un modo abbastanza inusuale di iniziare la campagna elettorale». 

Ma non è finita: due deputati comunisti russi hanno chiesto al comitato investigativo di verificare se la telefonata contenga gli estremi del reato di istigazione all’odio inter-etnico. Questa telefonata potrebbe però anche giovare alla Timoshenko, facendola risalire nei sondaggi delle presidenziali del 25 maggio, dove non parte in pole position: frasi così radicali potrebbero portarle i voti di nazionalisti dell’Ucraina occidentale, mentre la russofona Ucraina orientale per “Yulia” è già persa in partenza 

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