http://contropiano.org/
Domenica, 13 Aprile 2014

Dopo il corteo del 12 aprile si impongono parecchie domande

All'indomani della manifestazione nazionale del 12 aprile e dei suoi esiti, qualche valutazione merita di essere avanzata e di essere sottoposta a dibattito, anche sulle pagine del nostro giornale.

I numeri della partecipazione e i contenuti ci dicono che il corteo di sabato ha definitivamente affossato le giornate di mobilitazione del 18 e 19 ottobre, che avevano portato in piazza ben altri numeri e obiettivi “leggibili” non solo per vie interne e non solo da addetti ai lavori.

Non ci interessa, qui ed ora, dedicarci al tema che pure appassiona di più il dopo manifestazione ossia la gestione della piazza e del corteo. Certo era visibile come questa volta fosse il corteo ad essere assediato da un imponente schieramento militare di polizia che lo ha chiuso dentro un corridoio blindato. La "tonnara" che abbiamo visto con le cariche fino all'inizio di via del Tritone poteva avere esiti ancora più drammatici. Ma è illusorio, da parte dell'Unione Europea e del governo Renzi, pensare che un intero pezzo di società si faccia massacrare dalla disoccupazione, dalle privatizzazioni e dall'immiserimento senza reagire.

Ci interessa però aprire il dibattito politico sulle prospettive che questa manifestazione apre o chiude.

La prima domanda da farsi è: perchè la partecipazione è crollata rispetto a solo sei mesi fa?

Nei fatti si è rivelata una manifestazione per la casa – un obiettivo legittimo e popolare, certamente – ma la declinazione del problema specifico e la sua declinazione generale si sono persi in una evocazione generica che non ha dato nè priorità né indicazioni da socializzare agli altri settori sociali (dai lavoratori alle famiglie proletarie ai disoccupati) che pure dovrebbero essere parte del conflitto di classe più generale. L'aver occultato il fattore antagonista oggi principale, l'Unione Europea e i suoi diktat, rende sempre più evanescente il nemico e la prospettiva generale di cambiamento che dà forza e respiro alle singole lotte.

La seconda domanda da farsi è: gli obiettivi specifici, da soli, hanno la forza per diventare mobilitazione generale?

Unire le forze non è un esercizio di egemonia, è un processo nel quale ognuno porta quello che è e mette a disposizione quella che ha su un piano di convergenza comune e condiviso fin nei dettagli. L'alleanza del 18 e 19 ottobre indicava questa possibilità ma è stata volutamente affondata e i risultati si sono visti sabato 12 aprile in piazza.

La terza domanda da farsi è: è possibile o necessaria una alleanza politica e sociale che veda dentro tutti i settori sociali aggrediti dalla crisi e dalle misure antipopolari per ingaggiare la sfida con un avversario di classe strutturato e integrato a livello dell'Unione Europea oppure si procede ognuno per conto suo?

Dalla volontà e capacità di rispondere a queste domande dipenderà se il movimento antagonista e di classe in questo paese vuole proseguire su quello che abbiamo visto nel corteo del 12 aprile o sulle possibilità che abbiamo visto materializzarsi il 18 e 19 ottobre.

Vogliamo aprire la discussione su questo. Contropiano è a disposizione del dibattito.

top