http://www.internazionale.it
20 maggio 2014

L’esercito dichiara la legge marziale in Thailandia

L’esercito tailandese ha imposto la legge marziale per fermare la crisi politica che ha colpito il paese negli ultimi sei mesi. Molte strade di Bangkok sono state bloccate dai carri armati. I soldati hanno occupato le televisioni e le radio locali e hanno ordinato la censura di tutti i mezzi d’informazione in nome della “sicurezza nazionale”.

L’annuncio (sottotitolato in inglese) è avvenuto in diretta televisiva.
video: https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=z45ZkOtb9ZE

L’esercito si è anche insediato nella sede del governo e ha vietato qualsiasi manifestazione, sia contro sia a favore dell’esecutivo. La decisione dei militari arriva dopo mesi di crisi politica, durante i quali l’opposizione ha occupato le strade di Bangkok, chiedendo le dimissioni del governo.

Dopo l’annuncio i sostenitori del governo, le cosiddette “camicie rosse”, sono scesi in piazza per denunciare “il colpo di stato” dell’esercito. I soldati hanno circondato i manifestanti per convincerli a interrompere la protesta, scrive The Nation.

La legge marziale è stata firmata dal capo dell’esercito, Prayuth Chan-Ocha, sulla base di una legge del 1914 che permette ai soldati di intervenire in caso di crisi. Prayuth Chan-Ocha h aggiunto che non si tratta di un colpo di stato. Un portavoce del governo, guidato dal primo ministro ad interim Niwatthamrong Boonsongphaisan, ha detto che l’esecutivo non è stato consultato prima di prendere la decisione, ma rimarrà comunque in carica.

“Sarà tutto normale, a parte il fatto che l’esercito si occuperà di tutte le questioni sulla sicurezza nazionale”, ha detto il portavoce. Il premier Niwatthamrong Boonsongphaisan ha chiesto all’esercito di agire “nel rispetto della costituzione”. In Thailandia l’esercito ha fatto almeno 11 colpi di stato dalla fine della monarchia assoluta nel 1932.

I soldati tailandesi di fronte alla sede della Pbs a Bangkok.
video: https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=NpvO_eUtx3c

Il Giappone, uno dei più grandi investitori stranieri in Thailandia, ha espresso preoccupazione dopo l’entrata in vigore della legge marziale.

Il 15 maggio la commissione elettorale nazionale ha chiesto di rinviare le elezioni politiche del 20 luglio, fissate dopo l’annullamento delle consultazioni del 2 febbraio a causa delle proteste e dei boicottaggi dei manifestanti, e ha fatto un appello all’opposizione sul rischio di una guerra civile.

Com’è nata la crisi.
A partire dal novembre 2013, migliaia di persone sono scese per le strade di Bangkok per protestare contro il governo. Gli scontri con la polizia hanno causato dieci morti. I manifestanti contestavano una legge di amnistia proposta dall’esecutivo, che permetterebbe all’ex premier Thaksin Shinawatra di tornare dall’esilio senza scontare una condanna per corruzione ricevuta nel 2008. I contestatori accusavano la prima ministra Yingluck Shinawatra di essere una marionetta del fratello Thaksin e il suo esecutivo di essere un esempio di corruzione e malgoverno.

Il leader delle manifestazioni contro il governo, l’ex parlamentare del Partito democratico tailandese Suthep Thaugsuban, ha chiesto la sospensione della democrazia parlamentare e la nomina di un “consiglio del popolo” senza passare per le elezioni.

Il 7 maggio la corte costituzionale ha condannato la premier Yingluck Shinawatra per abuso di potere e ha ordinato le sue dimissioni e quelle di alcuni ministri. Shinawatra è accusata di essersi sbarazzata del responsabile della sicurezza nazionale, Thawil Pliensri, per sostituirlo con un suo parente nel 2011.

top