http://www.greenreport.it
27 maggio 2014

Le elezioni di uno scrutatore, viste dall’altra parte del seggio
di Luca Aterini

Quando metti piede nel seggio, composto nella ritualità delle elezioni, ti viene da chiederti se il cittadino che hai davanti sia tra quelli che hanno deciso dove apporre il proprio voto solo nel tragitto che li separa da casa propria alla cabina elettorale. Sono tanti, sempre di più, ma è difficile da indovinare. Non è affatto facile dare il giusto peso a quello che rimane il momento più puro di vera democrazia. Dentro la cabina elettorale, al posto delle note ripetitive che viaggiano in un supermercato, il sottofondo giusto, dalle mille letture, potrebbe essere Vivo morto o x. «T’han detto che c’è posto, per chi sa stare a posto», canta Ligabue. Ma c’è spazio per un tuo posto, che tu non debba fregare togliendo la sedia da sotto al sedere del vicino?

Il giorno delle elezioni, il giorno degli uguali, quando il voto di tutti vale 1, vuoi sperare che sia così. Hai molto tempo per pensarci se ti capita di vivere quel giorno da scrutatore, dall’altra parte della barricata. Un’esperienza che è già stata raccontata – anche magistralmente, come ne La giornata d’uno scrutatore di Calvino – ma che non è mai uguale a sé stessa. Ed è sempre d’ispirazione.

Si potrebbe dire che è l’essenza della moderna italianità. Formalmente poderosa, costosa (nel 2013 la spesa fu di circa 400 milioni di euro) e barocca, vogliosa di perfezione ma nella pratica altamente inefficiente. Buste e controbuste, le più grandi mangiate dalle più piccole, a volte entrambe del tutto privi di documenti. Poi timbri e firme multiple, cambi in corsa nella documentazione e materiale mancante, con fogli che giungono a destinazione solo a seggio insediato da tempo. Un mare di burocrazia da espletare, accompagnato da un metodo di voto tanto complicato che viene il dubbio non sia congeniale alla maggior parte dei votanti.

Il tutto è vissuto però con rigida precisione, perché nel suo piccolo un seggio è un presidio di democrazia, e questo è un valore che non si può barattare. Nascosto da un mare d’altra cianfrusaglie a volte si fa però fatica a trovarlo.

Ripensi alla campagna elettorale. Vivo morto o X. «Siete dei morti che camminano!», urla uno che finisce con la pasticca di Maalox in mano. «Non affosseremo le riforme», dice un altro che invece vorrebbe tanto gettarle a mare ma politicamente è ormai morto davvero, anche se è sempre tentato dal brivido della resurrezione: d’altronde «si definì il Gesù Cristo della politica». Poi c’è la X. Rosa più che rossa, e dopo lo spoglio delle schede tanto grande da coprire praticamente tutta Italia. Ha sconfitto la destra (vittoria!) ma non è di sinistra. È un democristiano pareggio, e la X la veste a pennello.

E gli altri? La sinistra di chi guarda al greco Tsipras ha superato di un soffio la soglia di sbarramento del 4%, e oggi si scopre in Italia ancora troppo debole. Lo stesso dicasi della lista GreenItalia – Verdi europei, che poteva dare (e ha dato) qualche speranza agli ecologisti, con il suo 0,9% di voti conquistati è ridotta al silenzio nel Parlamento europeo. Una notizia triste per l’ambiente, che nello stesso giorno vede anche l’ex ministro (e da lungo tempo Direttore generale) Clini ai domiciliari: l’uomo forse più potente della politica ambientale italiana degli ultimi anni ridotto agli arresti non è un’immagine rassicurante da vedersi, soprattutto mentre si contano le schede di una nuova elezione. Eppure la convinzione che è solo nella consapevolezza di una sostenibilità ambientale, economica e sociale che questa Italia possa trovare la sua strada in Europa e nel mondo non ce la fa a crollare, anzi esce dal seggio ancora più forte. Ti domandi se riuscirai a vederla sbocciare, quest’Italia, e ti rispondi che non è solo buio.

Qualcuno di vivo lo trovi ancora. È facile vederlo nella ragazza sorridente per la sua prima elezione, fresca dei suoi diciottanni. Ma è sorprendente trovarlo in casa di cura, nella Rsa dove ti hanno spedito come seggio volante a raccogliere i voti di chi è vecchio, malato, costretto a letto ma con la voglia di esserci ancora. Se sono vivi lì possiamo imparare a esserlo tutti.

top