L'Europa che non Voglio

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Maggio 2014

L’Europa che non voglio

L’Europa che non voglio è un progetto editoriale di Fabrica, centro di ricerca sulla comunicazione del gruppo Benetton, e raccoglie ritratti e testimonianze dei giovani di varie regioni d’Italia che sognano un’Europa diversa.

Alessandro Caprara, 22 anni, studente di economia, Roma. “Se si pensa alle politiche ’buone’ dell’Unione europea, le uniche cose che alla maggior parte delle persone vengono in mente sono i fondi sociali e il programma Erasmus. Un po’ poco forse”.

Magda Beretta, 25 anni, studentessa e commessa, Senago (Milano). “Vorrei un’Europa diversa, dei popoli. Questa è l’Europa delle lobby, delle banche, che tutela solamente certi interessi e certi gruppi di potere”.

Tommaso Pinazzi, 18 anni, studente, Genova. “Basta austerità, una politica economica che si è dimostrata fallimentare. Ci vogliono più investimenti per far ripartire il lavoro”.

Alice Graziano, 28 anni, Torino, laureanda in scienze politiche. “Ho fatto l’Erasmus per cui per me l’Europa è apertura, inclusione. Ma è anche l’Europa del ’ce lo chiede l’Europa’, un ritornello utilizzato da tutti i governi, dal 2011 a oggi, per giustificare misure di austerità che hanno messo in ginocchio il continente”.

Luca Toccalini, 24 anni, studente, Basilio (Milano). “Quella europea è ormai diventata una dittatura, fatta di imposizioni, sanzioni e trattati dai quali non si può uscire. Oltre alla sovranità nazionale stanno distruggendo anche le radici delle singole nazioni, non facendo nulla per bloccare l’immigrazione clandestina e scaricandone gli effetti sull’Italia”.

Valeria Semenzato, 31 anni, grafica, Venezia. “Se penso all’Europa non vedo nulla di positivo. Ho come l’impressione che dietro questa grande struttura europea ci sia un disegno di gruppi di potere e lobby per accentrare le ricchezze in alcuni paesi, senza il minimo interesse per la salvaguardia degli interessi del continente nella sua totalità”.

Francesco Vartolo, 29 anni, dentista, Verona. “In Europa non c’è rappresentanza. Penso alle varie commissioni, che decidono la politica europea ma i cui componenti non sono stati eletti da nessuno. Il parlamento ha potere puramente consultivo. Bisogna partire da una riforma delle istituzioni per colmare la distanza che si è venuta a creare tra Bruxelles e i cittadini”.

Anna Grassi, 23 anni, studentessa di architettura. “Quello europeo è un sistema vecchio che guarda solamente agli interessi di alcuni senza tener conto della necessità dei cittadini”.

Francesco Marchetti, 26 anni, audioimpiantista, Verona. “Non vedo un’unione dei popoli, dei cittadini, delle diverse comunità. In questa Europa vedo solamente un’unione finanziaria che lavora per delle lobby a discapito degli interessi della popolazione”.

Sofia Spagnoli, 15 anni, studentessa. “L’Europa è scritta sulla carta, ogni stato ha la propria identità ed è impossibile unirli. Anche l’euro come unione monetaria ha fallito, e credo sia il caso di tornare alla moneta nazionale”.

Edoardo Figarelli, 21 anni, idraulico, Mantova. “In questa crisi le responsabilità dell’Unione europea sono tante. Cosa è stato fatto per creare posti di lavoro, per far ripartire l’economia? Nulla, ci si è solamente impegnati a salvare le banche”.

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