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17 maggio 2014

Da un luogo di dolore e di rabbia
di Irene Ragazzini

Il 24 maggio si terrà alla Realidad, sede di una delle Giunte di buon governo degli zapatisti in Chiapas (Messico), un evento in memoria di José Luis Solís López, “Galeano”, maestro nella Escuelita Zapatista, barbaramente ucciso durante un’aggressione pianificata, compiuta da un centinaio di paramilitari il 2 maggio. La “guerra di bassa intensità”, che va avanti tra alti e bassi dal 1 gennaio 1994, torna a far scorrere il sangue dei ribelli zapatisti del sud-est messicano, quei figli degli indigeni Tzotziles e Tzeltales che dalla colonizzazione spagnola resistono alle sopraffazioni dei potenti. Il 24 giugno in tutto il mondo sono previste iniziative di solidarietà con gli zapatisti. “Si tratta di considerare l’uccisione di Galeano come un simbolo della guerra che in tutto il mondo i governi e il potere stanno condicendo contro la gente – scrive Irene Ragazzini, dell’Universidad de la Tierra di Oaxaca, in questa lettera inviata a Comune -, e concepire Galeano come un maestro della Libertà, la stessa che tutti cerchiamo di costruire, ognuno a proprio modo. Di solito noi abbiamo bisogno degli zapatisti, loro regolarmente accendono una luce di speranza da seguire. Questa volta gli zapatisti hanno bisogno di noi

Compas,

vi scrivo in un momento pieno di rabbia e di dolore collettivo. In uno di quei momenti in cui ti ricordi di vivere in un paese in guerra. Una guerra lunga, che non si sa più quando è iniziata, una guerra permanente contro la popolazione, contro i popoli, che a guardare bene è in corso in tutto il mondo, ma qui è più sfrontata.

Il 2 di maggio hanno ucciso Galeano. Sono stati i paramilitari, ovvero il governo messicano. Galeano l’avevamo conosciuto nell’agosto del 2013, all’Escuelita Zapatista. Eravamo migliaia, da tutte le parti del Messico e da tutte le parti del mondo. Siamo arrivati in Chiapas e abbiamo avuto l’opportunità, il privilegio, di conoscere per una settimana la realtà che hanno costruito gli zapatisti in questi venti anni di lotta e di resistenza. Ciascuno di noi ha vissuto  in una famiglia zapatista, accompagnati da un Guardiano o Guardiana. Abbiamo imparato le forme di autogoverno, il sistema di istruzione autonoma, di sanità autonoma, di resistenza economica e visto tutti i  diversi aspetti dell’organizzazione della vita, con cui gli zapatisti ci dimostrano che è possibile un altro mondo, che è possibile essere anticapitalisti davvero, senza ingiustizie. Il motto dell’Escuelita era appunto: la libertà secondo gli zapatisti e le zapatiste.

Io sono andata nella zona “Selva Fronteriza”, al confine con il Guatemala, nel cuore della Selva Lacandona. Le comunità zapatiste che si trovano in quell’area si organizzano a livello regionale nel Caracol I “La Realidad. Madre de nuestros sueños”. La Realidad è la sede della Giunta di Buon Governo (una delle cinque esistenti in territorio zapatista), ovvero il governo autonomo a rotazione del livello regionale. Varie centinaia di persone, soprattutto giovani sono arrivate alla Realidad. Lí ci aspettavano guardiani e le guardiane destinati a noi, e un collettivo di una ventina di maestri. I maestri della Realidad li coordinava Galeano, un compa pieno di allegria, molto preparato che dimostrava in ogni istante una disciplina piena di amore verso quello che stava facendo: lottare, ovvero, in quel momento, condividere con noi “alunni de la Escuelita” la speranza che nasce dal sapere che siamo in tanti a lottare quotidianamente per costruire altre relazioni sociali, basate sulla libertà.

L’esperienza dell’Escuelita è stata fortissima, una cosa che non si può spiegare solo con parole. Forse la metafora più adeguata potrebbe essere quella dell’innamoramento. Non l’innamoramento verso una persona, ma verso un mondo, una forma di lotta, un’etica, un “noi” grandissimo, verso una rabbia piena di dignità, una speranza. Ovviamente l’Escuelita non è finita lì in territorio zapatista, ma lì è cominciata: cosa fare, come avanzare ora insieme con le persone che si sono incontrate con le zapatiste e gli zapatisti? Questo è stato un motore molto importante dei sentieri dell’autonomia di moltissimi gruppi in Messico e nel mondo che si riconoscono quali “aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’Ezln”, tra cui l’Universidad de la Tierra di Oaxaca, dove negli ultimi mesi abbiamo fatto tantissimi passi in avanti nell’organizzazione dal basso anche grazie agli insegnamenti dell’Escuelita e di Galeano.

Il 5 maggio la Giunta di Buon Governo, l’autorità civile, ha denunciato l’aggressione paramilitare in cui hanno ucciso barbaramente il compa Galeano. E ha passato il “problema” all’Ezln, ovvero alla struttura politico-militare. L’Ezln è tornato dopo più di dieci anni nel territorio delle comunità. Qui si può leggere il sentimento di dolore e di rabbia che stanno vivendo in questo momento i compas, grazie alla testimonianza del Subcomandante Marcos. Il Sub Marcos spiega perchè è stato necessario cancellare una serie di eventi politici importantissimi che erano programmati per inizio giugno, tra cui un incontro a porte chiuse con rappresentanti dei popoli indigeni del Messico e un incontro aperto a tutti gli aderenti dove sarebbe stata lanciata una nuova iniziativa politica nazionale e internazionale (l’ultima era stata La Otra Campaña nel 2006). La ragione è che il cuore dello zapatismo è in pericolo ed è necessario difenderlo.

Per questo il 24 maggio si terrà alla Realidad un evento in omaggio al compa Galeano e così in tutto il mondo dove ci siano persone di buon cuore, che si sentano chiamate a unirsi in un abbraccio collettivo alle comunità zapatiste, perchè condividono la loro stessa lotta. Non si tratta di una solidarietà con un’organizzazione che è altro da noi. Si tratta di considerare l’uccisione di Galeano come un simbolo della guerra che in tutto il mondo i governi e il potere stanno condicendo contro la gente, e concepire Galeano come un maestro della Libertà, la stessa che tutti cerchiamo di costruire, ognuno a proprio modo.

Di solito noi abbiamo bisogno degli zapatisti, loro regolarmente accendono una luce di speranza che ci chiarisce le idee e illumina il cammino da seguire. Questa volta gli zapatisti hanno bisogno di noi: se rispondono militarmente è il miglior pretesto perchè il governo mandi l’esercito a distruggere il Caracol. Se rispondono come normalmente fanno attraverso la giustizia comunitaria che hanno costruito in maniera civile e pacifica in questi vent’anni, corrono il rischio che i paramilitari occupino militarmente la zona nell’impunità più totale. È necessario rompere il silenzio che i mezzi di comunicazione a servizio della “dittatura-di-fatto” messicana hanno costruito sugli zapatisti. È necessario uscire per strada a fermare la guerra come nel ’94. Galeano è tutti noi. E’ la nostra libertà, quella che costruiamo insieme.

la vostra compa Irene

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