Originale: Roarmag.org
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4 dicembre 2014

Lo sciopero della fame di un detenuto anarchico scatena tumulti ad Atene
di Parthena Xanthopoulou-Dimitriadou
Traduzione di Maria Chiara Starace

Gli scontri sono esplosi a Exarchia ieri sera (3dicembre) dopo una dimostrazione di solidarietà per il prigioniero anarchico Nikos Romanos che fa lo sciopero della fame da 24 giorni.

Ieri sono state indette dimostrazioni di solidarietà con prigioniero anarchico Nikos Romanos che fa lo sciopero della fame da 24 giorni per chiedere il diritto al permesso per motivi di studio – sono state indette in grandi città e nelle isole di tutta la Grecia. Ad Atene più di 10.000 persone hanno dimostrato, come prova che nessuno deve essere lasciato da solo davanti alla furia vendicativa dello stato. Ancora una volta, tuttavia, c’è stata la conferma che, quando le  contorte  giustificazioni dello stato non funzionano, i manganelli della polizia sono pronti a fare il loro lavoro.

La dimostrazione è iniziata a Monastiraki ed è arrivata a Piazza Syntagma, dove i profughi siriani sono accampati all’aperto da 15 giorni per chiedere allo stato il riconoscimento del loro status di rifugiati politici. Fino alla fine la dimostrazione è stata seguita da forze di polizia . Dopo la protesta, i dimostranti si sono spostati verso il quartiere di Exarcheia, dove sono stati usati i primi gas lacrimogeni e dove sono state scagliate i primi sassi.

Exarcheia è il quartiere di Atene causa di controversie. E’ strettamente legato al movimento anarchico in Grecia ed è una roccaforte della lotta contro la conformità ideologica imposta. Per lo stato è un centro di criminalità e per la polizia un’area dove localizzare  i suoi “soliti sospetti.” In questo pattugliamento contro la ‘criminalità’ nel dicembre 2008, la guardia speciale della polizia Epameinonda Korkoneas ha ucciso il a sangue freddo il quindicenne Alexis Grigoropoulos. Alexis è morto tra le braccia del suo migliore amico, Nikos Romanos. Sei anni dopo l’obiettivo dello stato è proprio Romanos, e ieri, a Exarcheia, un’altra ondata di repressione della polizia ha cercato di far tacere le voci che continuano a lottare.

I gas lacrimogeni, le pietre e le barricate hanno fatto da sfondo agli scontri. Nel tentativo di proteggersi dagli attacchi della polizia, i dimostranti hanno utilizzato i locali del Politecnico. Successivamente la polizia ha circondato gli edifici universitari, intrappolando i dimostranti all’interno e picchiando energicamente coloro che trovavano nei dintorni.

E’ stato riferito che cinque degli arrestati hanno riportato lesioni estremamente gravi: teste spaccate, costole e gambe rotte, e uno di loro investito da una motocicletta della polizia. Dopo il loro arresto, sono stati trasferiti tutti al GADA (l’ufficio centrale della polizia di Atene). Due dei deputati del partito Syriza, arrivati al GADA ieri sera, riferiscono che ai dimostranti non è stato permesso comunicare con i loro avvocati e che i loro telefoni cellulari erano stati portati via. La polizia si è rifiutata di fornire i loro nomi e di informare i loro parenti, o di rivelare qualsiasi notizia su dove si trovavano. Per evitare cause legali per azioni arbitrarie, la polizia  ha accusato i detenuti di atti criminali. In realtà ieri ci sono state  azioni criminali, ma non sono state commesse dai dimostranti.

I due deputati del Syriza, e anche la madre di uno dei detenuti, che era stata informata da altri dimostranti ed è arrivata sul posto, che il 6° piano del GADA dove erano trattenuti i 10 dimostranti, era coperto di sangue. La polizia non ha fornito alcuna spiegazione di questa scena repellente e si è rifiutata di fornire qualsiasi informazione  sulla probabilità che i detenuti avessero necessità di essere ricoverati in ospedale o se di fatto erano stati ricoverati. Le famiglie sono state informate dai dimostranti che si erano riuniti davanti al GADA che i loro parenti figli erano stati arrestati e sono state costrette a fare ricerche negli ospedali di Atene nella speranza di trovarli.

In parallelo con questi eventi, questa mattina i giudici del Consiglio della magistratura hanno negato il diritto di Romanos al permesso per motivi di studio. Poi la sua domanda è stata rifiutata per la seconda volta, con il pieno appoggio del Ministro della Giustizia Ch. Athanasiou, che ha dichiarato: “Il consiglio ha giustamente rifiutato la domanda di permesso a Romanos,” e ha poi aggiunto che “anche se scendesse lui in persona, non otterrebbe mai un permesso. Queste sono le leggi.” E’ chiaro ora che lo stato non è disposto a fornire una soluzione. Inoltre, lo stato sta facendo giochi politici a danno della vita di Romanos. In effetti il governo sta gettando sul tavolo delle briciole, incentrando invece la sua attenzione sulla parte tecnica di questa situazione di stallo.

In questo spirito, il Ministro della Giustizia ha proposto di introdurre  l’apprendimento a distanza o per i detenuti  allo scopo di “facilitare” la continuazione della loro istruzione.  Tuttavia questi sono vani tentativi di sminuire la rilevanza politica dello sciopero della fame di Romanos. Il rifiuto del permesso per motivi di studio non dovrebbe essere considerato separato dal fatto che Romanos ha avuto l’audacia di rifiutarsi di incontrare il presidente della Repubblica dopo aver superato gli esami, o di rifiutare il denaro che lo stato gli ha offerto come ricompensa per avere ottenuto i voti migliori. Questi possono essere fatti minori, tuttavia sono rivelatori della situazione: la situazione di Romanos  è politica, e questo è un giro di vite politico nei riguardi di un prigioniero anarchico e, più in generale, del movimento anarchico.

Oggi Romanos ha replicato al tentativo di depoliticizzare la sua lotta con una dichiarazione:

“Io, per parte mia, continuo, evito ogni possibilità di fare un passo indietro e rispondo con LOTTO FINO ALLA VITTORIA O LOTTO FINO ALLA MORTE: In ogni caso, se lo stato mi uccide con il suo incaricato,  il [Ministro della Giustizia] Signor Athanasiou e i suoi colleghi passeranno alla storia come una banda di assassini, istigatori della tortura e dell’uccisione di un prigioniero politico.

Quello che è accaduto ad Atene ieri e oggi – gli arresti arbitrari, il pestaggio brutale nel GADA, i rinvii a giudizio con accuse di crimini, il rifiuto di garantire a Romanos il suo diritto al permesso per motivi di studio – fanno tutti parte della stessa narrazione. L’obiettivo di queste misure è di mostrare a coloro che si oppongono che non hanno alcuna possibilità di vittoria. Nulla  di questo è una novità. Conosciamo la repressione di stato e le sue molteplici facce, ma ci rifiutiamo di abituarci a questo. Il movimento resta nelle strade e continua a combattere. I giorni che verranno sono i giorni di  Nikos, di Giannis, di Andreas, di Dimitris, dei 10 dimostranti arrestati  ieri, e delle migliaia che vengono repressi e che tuttavia scelgono di continuare a lottare.


Parthena Xanthopoulou-Dimitriadou è  dottoranda in Studi sui movimenti sociali all’Istituto dell’Università Europea.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/anarchist-prisoner’s-hunger-strike-sparks-riots-in-athens

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