Ovviamente, se la notizia sarà confermata, viene meno la data di mobilitazione. Come realtà torinesi organizzatrici dell'assemblea del 31 maggio, confermiamo comunque una riunione allargata con tutte/i i/le compagne/i per domenica 22 giugno alle h 14 all'Università di Torino. Potrà essere l'occasione per un confronto più distaccato sull'autunno prossimo, la resistenza al "Piano Casa" e l'estate di lotta Notav che partirà a luglio in Val Susa.

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Giovedì 19 Giugno 2014 11:15

#11L rinviato: il governo Renzi è una tigre di carta!

Dopo alcune incertezze, timori e voci abbiamo conferma dell'intenzione di cambiare la data del vertice sulla disoccupazione giovanile (si parla di novembre) e forse anche la città in cui si terrà. La decisione sembra essere stata caldeggiata da parte italiana nell'incontro tra Renzi e il presidente del consiglio europeo Van Rompuy. Nelle dichiarazioni di politici e giornalisti si intravedono diversi fattori che hanno pesato sulla decisione e che mostrano quanto anche il quadro istituzionale non sia una macchina monolitica e perfettamente sincronizzata.

La seconda parte del semestre e la “legacy”. A pensar male traspare la voglia di rimandare il problema di un tema scottante come quello della disoccupazione giovanile. I tornanti della crisi sono tutt'altro che finiti e nel quadro istituzionale non ci sono idee per il futuro dei giovani che non siano estremamente impopolari. In questa fase non hanno né le capacità, né, tantomeno, la voglia di affrontare il problema della massa di giovani disoccupati o che accedono solo saltuariamente a forme di reddito. Quindi Renzi pensa bene di aprire il capitolo “giovani” alla fine del suo semestre: nel frattempo spera di intravedere qualche schiarita, ma in ogni caso potrà lasciare in eredità (la famosa “legacy”) eventuali patate bollenti ai suoi successori alla presidenza dell'UE.

Non esistono problemi di ordine pubblico? Non è nostro costume farci illusioni o pensare che i movimenti abbiano più forza di quanto sia realmente. Tuttatavia i giornali ossessivamente nominano le questioni legate alla sicurezza durante il vertice e la questura torinese altrettanto ossessivamente nega questa possibilità, talvolta con impaccio. Ci viene incontro il solito senatore del PD Esposito che, nel suo consueto livore verso le lotte sociali, spiattella invece che esisteva grande preoccupazione per le contestazioni e per il malcontento diffuso e profondo che cova nella metropoli torinese. Chissà se Renzi sarebbe contento di queste dichiarazioni? Il fiorentino è allergico alle contestazioni e deve ancora coltivare la sua immagine di salvatore della patria: per ora è basata solo su promesse, paura e speranze, ma che ancora deve incassare un voto concreto (più di quello per le europee) per assicurarsi la stabilità nel parlamento italiano. Iniziare il semestre europeo con un vertice sulla disoccupazione giovanile fatto a Torino (città più povera del nord Italia, segnata dal movimento NoTav e da mobilitazioni come quella del 9 dicembre) non sarebbe stato certo il miglior viatico per la sua immagine in Italia come in Europa. A maggior ragione per un vertice che sarebbe durato ventiquattro ore, in un clima di assedio, che sarebbe stato una pura passerella politica in cui nessuna reale soluzione sarebbe potuta emergere, neanche da spendere sul piano puramente mediatico. Ultima nota: il sindaco Fassino, già castigato per il vertice Italia-Israele, deve di nuovo chinare la testa, cercando di mostrarsi d'accordo, alle decisioni prese da chi conta più di lui, probabilmente senza essere neanche stato consultato... non continuiamo per non sparare sulla croce rossa.

A conferma della liceità di certi dubbi, basta confrontare l'articolo di Numa nella cronaca locale de La Stampa e quello di Alessandro Barbera su quelle nazionali per leggervi due divere esigenze "politiche"di gestione della notizia. Laddove il velinaro degli sbirri sente la necessità di confermare la forza della questura torinese  e della catena di comando del Ministero degli Interni ("escluso l'allarme sicurezza!", il collega che scrive sul nazionale ha uno sguardo più distaccato e ammette che qualche problema politico e di gestione le mobilitazioni l'avrebbero causato).

A questo punto il nostro lavoro politico quotidiano nei territori continua, per accumulare forza e far crescere la contrapposizione alle politiche di impoverimento che ci vengono imposte. In autunno potrebbero ripresentarsi a Torino e saremo, ancora di più, pronti a far sentire la voce di chi non ha rappresentanza in queste istituzioni, oppure potrebbero decidere di trincerarsi a Bruxelles, un luogo relativamente sicuro per loro, però solo al prezzo di mostrare lo scollamento sempre maggiore tra le istituzioni e grandi pezzi della società.

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