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15 gen 2014

Dal Fiscal Compact al Social Compact: per un’Europa dei lavoratori e dei cittadini
di Giulio Marcon

“Noi pensiamo che l’Italia dovrebbe liberarsi del ‘fiscal

compact’ e sostenere in Europa un ‘social compact’, mettendo la

centro il lavoro, l’inclusione e la coesione sociale, i diritti”.

E’ così che il deputato Giulio Marcon ha presentato oggi alla

Camera, come primo firmatario, la mozione di SEL per la revisione dei

vincoli derivanti dal Trattato noto come “fiscal compact”. Un

Trattato che secondo l’esponente del partito guidato da Nichi

Vendola si è dimostrato, insieme alle politiche di austerità, non

solo “fallimentare, ma drammaticamente nefasto per le economie

europee e per le condizioni sociali di decine di milioni di persone in

Europa”, aggravando la crisi, impoverendo i lavoratori,

“aumentando la disoccupazione”.

Alla base della crisi italiana ed europea, ha sostenuto Marcon, non ci

sarebbe il debito pubblico, ma la cupidigia dei mercati finanziari e

un “corposo groviglio di interessi materiali” che ha portato a una

“enorme redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto,

dai valori ai profitti, dai redditi alle rendite”. Per questo, ha

continuato il deputato di SEL, sarebbe “ora di farla finita con

questa ‘caccia alle streghe’ a danno dei pensionati, dei

lavoratori, della scuola e della sanità pubblica. Tagliate da altre

parti: le spese militari, le grandi opere, gli sprechi di molti,

inutili incentivi alle imprese. E andate a prendere i soldi dove si

trovano: nei paradisi fiscali, nelle rendite finanziarie, nelle grandi

ricchezze”.

La mozione presentata da SEL sollecita dunque il governo a rivedere le

sue politiche economiche e gli accordi di bilancio, assumendo un ruolo

di protagonista in Europa per rifondarla all’insegna di “lavoro,

democrazia, giustizia sociale, sostenibilità del modello di

sviluppo”. Per Marcon, sono diversi i passi concreti che vanno

compiuti in direzione di un’“altra Europa”: la “radicale

modifica del trattato sulla convergenza del bilancio, il cosiddetto

fiscal compact”; l’applicazione della golden rule, che escluda

dalle regole di spesa, introdotte dal Patto di stabilità, “gli

investimenti degli enti territoriali per il lavoro, la messa in

sicurezza delle scuole, gli interventi per il risparmio energetico, la

salvaguardia dell’assetto idrogeologico del territorio”; la

ridefinizione del ruolo della Banca centrale europea,

“trasformandola in soggetto prestatore di ultima istanza”;

“l’emissione di eurobond e project bond a livello europeo per

finanziare e promuovere l’occupazione giovanile e la riconversione

ecologica del sistema produttivo”; per l’Italia, un “rientro

più morbido e graduale del debito sovrano”.

L’obiettivo, ha concluso Marcon, è “battere il populismo e

rilanciare il progetto democratico di un’Europa dei cittadini”,

facendo in modo che l’Europa risponda “ai lavoratori e ai

cittadini, non ai tecnocrati e ai banchieri”.Per accertare la

legittimità giuridica del “Fiscal Compact”, SEL presenterà anche

un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

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