Originale: Medialens
http://znetitaly.altervista.org
15 settembre 2014

“Presagi funesti” e “spettacoli dell’orrore”
traduzione di Giuseppe Volpe

Il potere costituito odia l’incertezza, specialmente qualsiasi minaccia a sua presa sulle leve politiche, economiche e finanziarie che controllano la società. E dunque è con timori delle élite che il Regno Unito, creato dalle Leggi di Unificazione del 1707, potrebbe essere sull’orlo dello scioglimento.

Nessun commentatore informato dubita che gli interessi d’élite faranno tutto il possibile per conservare l’egemonia in una Scozia indipendente, nel caso dovesse verificarsi tale svolta storica dopo il referendum del 18 settembre. Ma se ciò effettivamente accadrà, probabilmente ci saranno conseguenze notevoli per i sistema missilistico nucleare Trident, per i modi e per molti altri problemi; non solo in Scozia, ma oltre, comprese NATO e Unione Europea. C’è chiaramente molto in gioco e il potere costituito è preoccupato.

Giusto una settimana fa, con costernazione delle élite di Westminster e dei loro sostenitori nei circoli mediatici, un sondaggio d’opinione di YouGov ha mostrato il voto “Sì” (51%) era passato in testa al “No” (49%) per la prima volta nel corso della campagna, essendo stato a un certo punto in svantaggio del 22%.  L’Observer ha notato “segni di panico e di recriminazione nei ranghi degli unionisti”, aggiungendo che “la campagna per il no sta cercando disperatamente modi di reimpossessarsi dell’iniziativa”. Il panico è stato contrassegnato da “intensi dialoghi trasversali” ed è stato alla base dell’annuncio di George Osborne, nel programma di Andrew Marr sulla BBC del 7 settembre, che “un piano d’azione per concedere nuovi poteri alla Scozia” nel caso di una vittoria dei No sarebbe dettagliato nei prossimi giorni.

Nel campo unionista e nei media che ne hanno riferito lo sbigottimento ha regnato la confusione. Secondo le norme che regolano il referendum, ai governi di Regno Unito e di Scozia è vietato qualsiasi cosa possa influenzare l’esito durante il cosiddetto “periodo di silenzio” di 28 giorni che precedono il 18 settembre. Dunque come conciliare la “promessa” opportunistica nel corso del “silenzio” di garantire nuovi poteri alla Scozia dopo un voto No? BBC News ha doverosamente riferito il gioco di prestigio del governo che:

“l’offerta arriverebbe da partiti favorevoli all’Unione, non dal governo stesso”.

Gli elettori, dunque, dovrebbero bersi la finzione che l’annuncio è arrivato non dal governo britannico rappresentato dal Cancelliere George Osborne, bensì da partiti filo-Unione rappresentati dall’alto ministro Tory George Osborne!

Comunque Alastair Darling, leader della campagna a favore dell’Unione “Better Together” [Meglio insieme], ha dichiarato a Sky News che tutti i nuovi poteri per la Scozia erano già stati posti sul tavolo prima del periodo di silenzio. Quella che era stata annunciata era “semplicemente … una scadenza entro la quale il Parlamento Scozzese potrebbe aspettarsi di ricevere i limitati poteri già imminenti”.

Dunque l’annuncio che ha fissato una scadenza per i poteri rafforzati è stato del tutto legittimo e per nulla inteso a influenzare il vicinissimo voto sull’indipendenza. Si è trattato di un sofisma della dirigenza e di una manipolazione profondamente cinica degli elettori.

La manipolazione mediatica è stata rivelata in forma forte quando Nick Robinson, redattore politico della BBC, è stato beccato da spettatori in grado di confrontare il suo montaggio molto selettivo di una conferenza stampa di Alex Salmond di giovedì scorso, con quanto era effettivamente successo. Robinson aveva posto a Salmond una domanda in due parti a proposito di affermazioni apparentemente solide formulate da imprenditori e banchieri – “uomini che sono responsabili di miliardi di sterline di profitti” – che l’indipendenza avrebbe danneggiato l’economia scozzese. Non soltanto la versione completa dell’incontro dimostra che Salmond aveva risposto compiutamente ma ha preso la rivincita su Robinson mettendo in discussione il ruolo della BBC come emittente pubblica “imparziale”. Il servizio di parte messo in onda quella sera da Robinson su BBC News at Ten non rifletteva l’incontro che il redattore politico sintetizzava in modo  fuorviante così:

Non ha risposto e ha invece attaccato i giornalisti”.

Il servizio distorto di BBC News è stato ripreso dai media sociali e ha indubbiamente sintetizzato quello che molti spettatori e ascoltatori, particolarmente in Scozia, erano andati osservando da mesi, se non anni. Un lettore ci ha scritto una email eccellente in cui ha affermato:

“Francamente questo è solo UNO degli esempi di patetici pregiudizi che sempre più scozzesi stanno constatando. Seguo da molto il vostro sito e mi faccio un dovere di leggere ogni segnalazione. Questa è la prima volta che mi sono deciso a contattarvi e, come ho detto, immagino che molti altri faranno lo stesso sul medesimo argomento.

Ho constatato così tanti pregiudizi mediatici presso la BBC Scozia dal volgere dell’anno, ma adesso stanno raggiungendo proporzioni risibili. E adesso che abbiamo anche l’intera mafia mediatica di Londra che ci nuota, ogni giorno ci sono gli stessi titoli: soltanto catastrofismo a proposito del certo fallimento della Scozia, la Scozia finirà in bancarotta, non è rimasto più petrolio, spariranno i posti di lavoro, eccetera. E’ stato diabolico.”

La reazione sprezzante della BBC alle rimostranze pubbliche a proposito del servizio distorto di Robinson si è conclusa con la solita logora formula di rito:

“il servizio è stato complessivamente equilibrato e imparziale, in linea con i nostri indirizzi editoriali”.

Non sono soltanto i pregiudizi nei servizi di BBC News che le hanno alienato tante persone, ma il modo in l’emittente pubblica manca di affrontare adeguatamente le rimostranze del pubblico su ogni sorta di temi.

Allarmismo a go-go

Il giorno successivo ai risultati del sondaggio di YouGov (l’8 settembre) titoli convulsi schizzavano su tutti media industriali:

‘Dieci giorni per salvare l’Unione’ (Daily Telegraph)

‘Partiti uniti in un tentativo disperato di salvare l’Unione’ (The Times)

‘Dieci giorni per salvare il Regno Unito’ (Independent)

‘La Scozia si dirige all’uscita’ (i, versione tabloid dell’Independent)

‘Ultima possibilità di conservare l’Unione’ (Guardian)

‘Il timore della Regina per lo scioglimento della Gran Bretagna’ (Daily Mail)

‘Non fatemi essere l’ultima Regina di Scozia’ (Daily Mirror)

E, naturalmente, il risibilmente esagerato Sun:

‘Gli scozzesi votano il caos. Spettacolo scozzese dell’orrore’

I giornalisti dell’industria hanno perseverato nell’allarmismo a proposito dell’indipendenza scozzese. Sul Telegraph il redattore finanziario Andrew Critchlow ha intonato sinistramente:

‘I proprietari scozzesi di case affronteranno il crollo dei mutui ipotecari se vincerà la campagna del Sì’.

Lo stesso giornale ha pubblicato un articolo di Boris Johnson che sosteneva:

‘Decapitiamo la Gran Bretagna e uccideremo la più grande unione politica di tutti i tempi. Gli scozzesi sono sull’orlo di un atto di automutilazione che getterà alle ortiche la nostra identità globale’.

Un editoriale del Times si è contorto nervosamente:

‘La classe politica britannica è in una lotta alla quale è parsa impreparata. Deve trovare la propria voce’ (‘Signifying Much’, 8 settembre 2014, accesso ai soli abbonati a pagamento).

Larry Elliott, il redattore economico del Guardian ha avvertito che una Scozia indipendente ‘non sarebbe una terra dove scorrono latte e miele’. Jonathan Freedland, il direttore esecutivo del Guardian che sovrintende la sezione opinionistica e gli editoriali, ha deplorato che:

‘Se la Gran Bretagna perderà la Scozia sarà come un’amputazione … la prospettiva mi riempie di tristezza per un paese che sarebbe lasciato indietro’.

Freedland ha citato con evidente approvazione un ‘pezzo grosso’ non nominato della campagna del ‘No’, che ha affermato:

‘Nulla di tutto questo starebbe succedendo se a Westminster ci fosse un governo laburista’.

Questa è la classica favola della sinistra liberale che le cose sarebbero diverse se solo al potere ci fossero i laburisti, un’illusione da cui sin troppi elettori in Scozia, come altrove, non si sono fatti ingannare da quando è stato evidente che il Blairismo era la prosecuzione del Thatcherismo.

Freedland ha sospirato:

“Quando contemplo la prospettiva di alzarmi il 19 settembre per scoprire che l’Unione è stata sconfitta, non posso fare a meno di provare una profonda tristezza”.

Considerato il ruolo di Freedland di deus ex machina del Guardian con una forte influenza sulla sua posizione editoriale, non è stata una sorpresa quando un leader del Guardian ha fatto immediatamente seguito posizionando con fermezza l’ammiraglia del giornalismo liberale nel campo del “No”. Il giornale ha invocato: “La Gran Bretagna merita un’altra possibilità”. Ma il patetico appello a favore dell’Unione è stato puntellato da una subdola fusione di indipendenza e ‘preoccupante nazionalismo’, nonostante un leggero ammiccamento simbolico a “socialisti, verdi e altri gruppi”. La malignità del giornale è continuata con l’affermazione non provata che ‘un pregiudizio cifrato anti-inglese può essere in agguato presso la superficie della parlantina di Alex Salmond”.

Ironicamente uno degli stessi opinionisti del Guardian, Suzanne Moore, aveva pubblicato due giorni prima un pezzo che inavvertitamente ha prevenuto la stupidaggine sputata dagli stessi direttori del suo giornale:

“Il linguaggio del campo del No – Westminster, banchieri, Farage, Prescott, gli Orangemen ed Henry Kissinger – è intrinsecamente paternalistico”.

A quelli possiamo ora aggiungere il Guardian.

Ha continuato:

“Non cedete al nazionalismo meschino, dicono. Restate al fianco del più vasto nazionalismo unionista; è meglio per voi”.

Sull’Observer, il giornale gemello del Guardian, Will Hutton è stato virtualmente inconsolabile:

Senza una politica immaginativa e creativa, i sondaggi oggi suggeriscono che la Scozia potrebbe separarsi da un’Unione durata trecento anni, tagliando legami sinceri di amore, dividendo famiglie e mandando all’aria tutte le interconnessioni forgiate nella nostra storia condivisa.”

Ha ancor più intensificato la sua retorica:

Assurdamente, ci saranno due paesi che hanno tanto in comune sulla stessa piccola isola. Se la Gran Bretagna non riuscirà a trovare un modo per restare uniti è la morte dell’illuminismo liberale di fronte alle forze ataviche del nazionalismo e dell’etnia, un presagio funesto per il ventunesimo secolo. La Gran Bretagna cesserà come idea. Ne saremo tutti diminuiti.”

Scrivendo per il sito filo-indipendentista Bella Caledonia Mike Small ha risposto agli avvertimenti apocalittici di Hutton:  

“Disgraziatamente ha frainteso il senso fondamentale dello stato britannico, che consiste nel restare attaccato al potere, nel centralizzarlo e di ammantarlo di oscurità”.

Small ha aggiunto che la caricatura di Hutton del campo del ‘Sì’ come ‘forze ataviche del nazionalismo e dell’etnia’ è ‘un fraintendimento metropolitano di ciò che sta accadendo talmente assurdo da risultare risibile”.

Il punto cruciale di Small è uno che dovremmo ricordare quando ascoltiamo i grandi politici: che la priorità fondamentale consiste sempre nel tenersi stretto il potere. Craig Murray ha stroncato i leader dei principali partiti politici di Westminster e il disperato viaggio di ultima istanza in Scozia mercoledì per “salvare l’Unione”:

Cameron, Miliband e Clegg. Già solo digitare i nomi è deprimente. Come parte del loro piano di campagna a lungo maturato e attentamente preparato (fondato il 9 settembre 2014) stanno venendo insieme in Scozia domani per fare propaganda. In un brillante colpo di scena, verranno tutti lo stesso giorno, ma non appariranno insieme. Ciò eviterà che il pubblico si renda conto che rappresentano tutti esattamente gli stessi interessi”.

Murray ha colto che cosa è in gioco quando ha detto che i “tre amigos” non offrono una reale scelta politica agli elettori e ha fornito una lista che mostra quanto strettamente procedano affiancati:

Sostengono tutti bilanci d’austerità

Sostengono tutti tagli ai sussidi

Sostengono tutti le rette universitarie

Sostengono tutti i missili Trident

Sostengono tutti la continua privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale

Sostengono tutti i salvataggi bancari

Sostengono tutti la detenzione senza processo di ‘sospetti terroristi’

Sostengono tutti maggiori bombardamenti in Iraq

Si oppongono tutti alla nazionalizzazione delle ferrovie

In breve:

“Le aree in cui i tre amigos differiscono sono infinitesimali e fittizie. In realtà rappresentano gli stessi padroni e poteri forti”.

Tali ‘padroni e poteri forti’ stanno sicuramente tremando di paura per il potere che ora è nelle mani degli elettori in Scozia. Come osserva George Monbiot:

“Un voto sì in Scozia scatenerebbe la cosa peggiore di tutte: la speranza”.

Completa:

“Se la Scozia diventerà indipendente, lo diventerà a dispetto degli sforzi di quasi l’intera dirigenza britannica. Sarà perché i media sociali avranno sconfitto i media industriali. Sarà una vittoria dei cittadini sulla macchina di Westminster, delle scarpe sugli elicotteri. Dimostrerà che un’idea sufficientemente ispiratrice può aprirsi un varco attraverso le mazzette e i ricatti, attraverso le minacce e gli allarmismi. Tale speranza, dapprima emarginata, può diffondersi in una nazione eludendo tutti i tentativi di sopprimerla.”

Qualsiasi cosa accada giovedì le prestazioni distorte dei media a proposito dell’indipendenza scozzese – in particolare quelle della BBC – hanno aiutato un numero enorme di persone a vedere con chiarezza sempre maggiore i pregiudizi profondi del media giornalistici dell’industria.


Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/dark-omens-and-horror-shows/

top