Originale : Informed Comment
http://znetitaly.altervista.org
23 marzo 2014

Tahrir a Madrid
di Juan Cole
Traduzione di Maria Chiara Starace

La violenza è esplosa a una dimostrazione di massa a Madrid alla fine di sabato quando molti giovani hanno cominciato a lanciare oggetti contundenti contro la polizia che ha risposto caricandoli.

Diecine di migliaia di persone hanno marciato verso la capitale spagnola in una protesta per lo più pacifica contro le politiche di austerità, ma un giornalista  dell’Agenzia France Press (AFP) ha detto che in seguito i giovani hanno iniziato a infrangere le vetrine e a incendiare i cassonetti.

Per il contesto vedi: Adrià Rodriguez e Lotta Tenhunen.

Una marea democratica meridionale per sommergere l’Europa

Sono passati quasi tre anni da quando le piazze delle città spagnole hanno chiesto una vera democrazia subito. Non c’è ancora, e la lotta per ottenere le democrazia si è trasformata in noiosi scontri contro il blocco istituzionale. Ancora tagli. Ancora esclusioni. Ancora sfratti. Ancora repressione. Ancora infelicità.

Tuttavia anche in questa situazione si stanno sviluppando molteplici embrioni  democratici. Nelle pratiche e nelle richieste delle varie iniziative nate nell’insurrezione delle piazze e ivi rafforzatesi, la democrazia è il denominatore comune. La destituzione dell’attuale regime politico ed economico che risale alla Transizione dalla dittatura di Franco, sa  di urgenza. Nella partita bipartisan giocata dal Partito Popolare conservatore, e dal Partito Socialista Operaio Spagnolo di centro sinistra, ogni cosa finirà a causa delle attuali politiche di austerità. L’occupazione,  l’istruzione, la sanità, il reddito, gli alloggi, i servizi e i benefici sociali, i diritti politici, sociali e del lavoro sono a rischio. La troika di Banca Centrale Europea, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale, regge i fili.

In questa cornice, enRed, un processo di organizzazione dal basso iniziato a Madrid  nell’autunno del 2012, ha iniziato a stilare le domande e le proposte arrivate dalle strade e dalle piazze in un solo documento. Questo, che si chiama Carta per la Democrazia, aspira a servire da strumento nella rivoluzione democratica annunciata del movimento #15 M (15 maggio 2011). Da quando la prima bozza è stata redatta, la Carta per la Democrazia è passata attraverso movimenti diversi sia a Madrid che in altre città. Le critiche, i miglioramenti, e le aggiunte proposte sono state discusse e incorporate nella Carta. Sabato 18  è stato organizzato un primo incontro a Madrid per lavorare alla Carta. Oltre al documento – considerato come una protocostituzione processuale, aperta – ci sono ancora molte questioni aperte sul piano della sua attuazione e del modello organizzativo per farla concretizzare. L’apertura non è soltanto una debolezza. All’incontro si è sentito dire: “Mi sono interessato perché era l’unica cosa che era ancora aperta alla partecipazione nel processo.”

Mentre enRede opta per condividere un strumento – la Carta – e ha proposto un certo processo – con il suo modello e la sua strategia organizzativa – i contenuti della Carta sono anche una risorsa per gli altri. Durante questa primavera, nel bene e nel male, la democrazia sarà l’argomento in voga delle elezioni europee. La Spagna è già in piena fioritura con nuovi partiti del dopo-15M, come il Partido X, Podemos o il partito verde EQUO  che saltano fuori giorno per giorno.

Molte delle iniziative sono sicuramente ispirate dalla Carta e il copiarle dovrebbe essere considerato un software gratuito; una gradita contaminazione tra organismi che abitano nello stesso ecosistema. In un sistema politico del 99% questi organismi dovranno trovare un modo per rapportarsi tra loro.

Hanno bisogno l’uno dell’altro: dato che il blocco istituzionale non rinuncia ad alcuno spazio per rigenerare le strutture politiche dal basso, il problema di infrangere il blocco diventa imminente. Se non si  rompe nel modo ucraino, come farlo? Le vere questioni controverse tra le diverse strategie elettorali, sono quelle di rappresentazione e leadership da una parte, il nazionalismo e i punti di vista sull’Europa dall’altra.

Ci sono tre fattori nel motivo per cui enRed ci eccita. Primo,  il proporre come unico punto programmatico lo scioglimento di Las Cortes e la convocazione di un’assemblea costituente.

Secondo, enRed comprende che non c’è alcuna esito democratico dall’attuale crisi sistemica all’interno di un solo stato nazione. Terzo, i primi due fattori sono presentati ipotizzando che le elezioni non siano fine a se stesse, ma soltanto uno dei mezzi. Se non ci sarà un’ondata democratica che spazzi via il vecchio, sommergendo l’Europa neoliberale con nuove forme istituzionali radicalmente democratiche, ci sarà soltanto un cambiamento della bandiera sul palazzo del potere.

Quali sono le forme cui possiamo pensare per l’ondata democratica, mentre  l’accelerazione elettorale del tempo raggiunge l’autonomia temporale sostenuta dal #15M? E’ una riappropriazione dello spazio elettorale possibile – tendente verso dibattiti nei talk-show televisivi e l’opinionismo invece che l’organizzazione dal basso come sempre accade – per ottenere l’espansione del processo a cui ha dato impulso l’occupazione delle piazze? E’ possibile attaccare le elezioni dal basso senza riprodurre le stesse calamità e senza soccombere sotto la sintomatologia delle tristezze del potere? (in spagnolo nel testo: tristezas del poder)


Lotta Tenhunen vive a Madrid dove partecipa alle lotte del dopo-15M, nel movimento per il diritto all’alloggio. Ha studiato sociologia, scritti e ricerche sul femminismo, arti  performative e giornalismo, a Tampere, Finlandia. Twitta su @sydansalama.


Adrià Rodriguez è di Barcellona. Partecipa con la rete  denominata Fundación de Los Comunes e sta sviluppando il Progetto Kairós, un archivio di video sui movimenti sociali emergenti in tutta l’area mediterranea. Twitta su @adriaral.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/tahrir-in-madrid

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