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12.11.2014

Sterilizzazione femminile: in quali paesi è obbligatoria e dove è usata come metodo contraccettivo
di Stefano Consiglio

Otto donne sono morte in India a causa della procedura di sterilizzazione a cui si sono sottoposte nell'ambito del programma disposto dal Governo di Nuova Delhi per controllare il tasso di crescita della popolazione. Altre 68 donne sono state ospedalizzate, e cinque di esse si trovano in condizioni critiche. Tutte le operazioni di sterilizzazione sono state eseguite in una struttura privata situata nel distretto di Bilaspur. Il capo dell'ufficio sanitario di questo distretto ha dichiarato alla stampa che la morte delle otto pazienti è avvenuta a causa dello choc settico conseguente all'infezione. Il Governo locale ha disposto la creazione di un panel di tre esperti al fine di investigare la questione, garantendo nel frattempo un risarcimento pari a 3 mila dollari alle famiglie delle vittime.

L'India ha iniziato questo programma di controllo delle nascite nel 1975, garantendo una serie di vantaggi economici a tutti coloro che si sottopongono ad un processo di sterilizzazione. Nel corso degli anni la possibilità di ottenere un terreno, un prestito o semplicemente una certa somma di denaro ha indotto diverse persone a sottoporsi alla procedura di sterilizzazione. Molto interessante un articolo pubblicato dal New York Times secondo il quale la popolazione di sesso femminile è quella maggiormente "colpita" da questa pratica. Nel biennio 2002-2003, infatti, circa 115 mila indiani si sono sottoposti ad una procedura di vasectomia contro le oltre 4,5 milioni di donne a cui sono state chiuse le tube. Una proporzione che dovrebbe essere inversa considerando che un'operazione di vasectomia è non solo meno costosa rispetto ad una procedura di sterilizzazione femminile ma è anche meno pericolosa.

Attualmente l'india non è l'unico paese a promuovere la sterilizzazione come strumento di controllo delle nascite o per prevenire la diffusione di un determinato gruppo sociale. Prima di analizzare le politiche di sterilizzazione introdotte dai singoli Stati, è importante sottolineare che in passato questa pratica è stata utilizzata diffusamente con finalità eugenetiche. È interessante notare che a differenza del pensare comune non furono i tedeschi o i giapponesi i primi ad introdurre pratiche di sterilizzazione eugenetica bensì il Governo degli Stati Uniti, appoggiando l'iniziativa del movimento eugenetico americano. Pur nella consapevolezza di altre forme di limitazione della capacità riproduttiva o sessuale della donna, tra le quali occorre considerare sicuramente l'infibulazione, questo articolo si concentrerà sulla sterilizzazione femminile considerando sia la pratica della sterlizzazione obbligatoria sia il suo utilizzo quale metodo contraccettivo. 

Stati che prevedono la sterilizzazione obbligatoria

Stati Uniti

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale il supporto dell'opinione pubblica ai programmi di sterilizzazione diminuì marcatamente, inducendo diversi Stati ad abbandonare tale pratica. Episodi di sterilizzazione con finalità eugenetiche sono stati registrati fino alla fine degli anni 60', per poi scomparire del tutto. Ciò nonostante tra il 2006 e il 2010 148 donne detenute in due diversi istituti penitenziati dello Stato della California sono state sottoposte a procedure di sterilizzazione. Nonostante formalmente il programma si basasse su una partecipazione spontanea, le leggi della California impediscono alle detenute di dare un simile consenso mentre si trovano in stato di detenzione. Fortunatamente nel mese di settembre del 2014 il Governatore della California ha adottato un provvedimento che vieta la sterilizzazione nelle carceri a meno che venga disposta per finalità mediche. Infine occorre ricordare diverse sentenze adottate dai giudici americani nei confronti di quei padri insolventi incapaci di provvedere al mantenimento dei propri figli. Nel 2014 un giudice della Virginia ha incluso la vasectomia nell'accordo giudiziale raggiunto con un padre citato in giudizio per il mancato mantenimento dei propri figli.

Cina

Nel 1979 il Governo cinese, preoccupato del tasso di crescita della sua popolazione, ha introdotto come strumento di controllo delle nascite la così detta "politica del figlio unico".  Questa legge impediva alle famiglie cinesi di avere più di un figlio, con diverse eccezioni applicate alle minoranze etniche o alle coppie rurali il cui primo figlio è di sesso femminile. Nel 2013 la Corte Suprema della Cina ha abolito la politica del figlio unico garantendo la possibilità alle coppie cinesi di avere due figli senza incorrere in sanzioni. In diverse occasioni Amnesty International, congiuntamente ad altre organizzazioni operanti per la tutela dei diritti umani, hanno segnalato la promozione da parte del Governo cinese di programmi di sterilizzazione indirizzati a quelle coppie che avevano già raggiunto il limite di riproduzione stabilito a livello legislativo.

Russia

Fino al 2009 le procedure forzate di aborto e sterilizzazione per le persone affette da disabilità richiedevano una pronuncia da parte dell'autorità giudiziale. Per questo nel 2008 il difensore civico, Tatyana Margolina, si era opposto alla sterilizzazione forzata di 14 donne disposte nella clinica psichiatrica Ozyorskiy su ordine del direttore Grigory Bannikov. Ciò nonostante la corte a cui era stata sottoposta la questione ha rigettato il ricorso, ritenendo che non ci fosse stata alcuna violazione della legge. Inoltre nel 2009 il ministro della Salute russo ha abolito quella legge che prevedeva un'espressa pronuncia giudiziale prima di poter disporre la sterilizzazione delle donne con disabilità.

Uzbekistan

Stando ai dati contenuti in un report redatto dal Comitato Onu contro la tortura la pratica della sterilizzazione forzata è stata introdotta in Uzbekistan nel 1990 come strumento di controllo delle nascite. Questo programma prevede la sterilizzazione delle donne dopo che hanno avuto 2 o 3 figli, a seconda dell'area geografica presa in considerazione. Stando alle testimonianze fornite dagli operati sanitari locali, inoltre, ogni medico è tenuto a raggiungere una quota mensile di sterilizzazioni di cui deve dare comunicazione al Governo.

Sud Africa

In questo paese la sterilizzazione forzata viene disposta nei confronti di quello donne che risultano positive al test dell'HIV. Diverse organizzazioni umanitarie hanno riportato gli effetti di questa pratica che oltre ad evitare la riproduzione delle pazienti causa la loro emarginazione da una società che qualifica l'accudimento dei figli come la prima funzione di ogni donna. A ciò occorre aggiungere che le attuali tecniche scientifiche permettono ad una donna affetta da HIV di avere figli senza trasmettergli il virus. E' evidente che le somme impegnate per la sterilizzazione potrebbero essere utilizzare per programmi di recupero/inclusione sociale oppure per prevenire la trasmissione del virus durante la gestazione.

La Sterilizzazione come metodo contraccettivo 

La sterilizzazione non è solamente uno strumento utilizzato da quei Governi che vogliono evitare un'eccessiva crescita della popolazione o prevenire la diffusione di una determinata categoria sociale. Molte donne (e anche molti uomini), infatti, utilizzano la sterilizzazione come metodo contraccettivo. E' interessante notare che mentre nei paesi in via di sviluppo vi è un'evidente prevalenza della sterilizzazione femminile su quella maschile, lo stesso non si può dire per i paesi industrializzati (ad esempio gli Stati Uniti) in cui anche se le donne mantengono un primato per numero di interventi, entrambi i generi considerano questa operazione un utile metodo contraccettivo.

Attualmente la sterilizzazione femminile appare molto diffusa nei paesi dell'America latina, con percentuali pari al 48,7 percento in Porto Rico, 41 percento nella Repubblica Domenicana, 37 percento in Brasile, 33,2 percento a El Salvador. Anche diversi paesi asiatici sono caratterizzati da un numero elevato di casi di sterilizzazione volontaria, in cui occorre inserire sicuramente sia l'India sia la Cina che presentano rispettivamente percentuali pari al 30,7 percento e 35 percento. Entrambi questi Stati, come abbiamo avuto modo di vedere, promuovono la sterilizzazione come strumento di controllo delle nascite; ciò nonostante trattandosi di una pratica fondata sul consenso del paziente, è possibile considerare la Cina e l'India anche in questa sezione. La stessa argomentazione può essere utilizzata per gli Stati Uniti, in cui si registra una percentuale di sterilizzazioni femminili pari al 38,7 percento. È bene sottolineare che l'uso della sterilizzazione come metodo contraccettivo risulta diffuso in modo eterogeneo a seconda di una serie di criteri tra cui la fascia di età, il livello di istruzione, l'etnia di appartenenza, il numero di figli. Negli Stati Uniti, ad esempio, la sterilizzazione femminile raggiunge percentuali pari al 55 percento tra coloro che non hanno completato il percorso di istruzione superiore contro il 16 percento che caratterizza quelle donne che hanno ottenuto una laurea all'università. La sterilizzazione, inoltre, appare particolarmente diffusa tra le donne con tre o più figli, con percentuali pari al 59 percento.  Infine considerando le diverse etnie, il 22 percento delle donne di origine africana ricorrono alla sterilizzazione contro il 20 percento delle donne ispaniche e il 15 percento delle donne di etnia caucasica. 

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