http://www.ilcambiamento.it
7 Aprile 2014

La legge delle multinazionali in Europa ... altro che democrazia!
di Sonia Savioli

Pagate i debiti e fate le grandi opere! I governi svendono le proprietà pubbliche, le multinazionali se le comprano a prezzi stracciati, con i soldi di tali vendite-privatizzazioni i governi ripagano una parte del debito che hanno maturato con le banche per pagare le grandi imprese multinazionali che realizzano le grandi opere. I padroni delle grandi imprese delle grandi opere pagate dai governi nazionali sono anche i padroni delle banche con cui i governi hanno contratto i debiti e sono anche i padroni delle multinazionali che si comprano le imprese pubbliche (cioè nostre).

Oplà! Il gioco è fatto, il trucco c’è ma non si vede. Anche perché l’assistente del Mago (“media ufficiali”, si chiama) fa di tutto per distrarvi.
La crisi del capitalismo imperiale (o, se preferite, dell’impero globale capitalista), quella crisi prodotta dalla stessa natura della sua economia, è ormai diventata incompatibile con qualsiasi forma, seppur blanda e quasi del tutto formale, di democrazia. Il “quasi” non è più tollerabile. Perché? Perché la crisi economica, cioè il ridursi della “torta da spartire”, fa sì che i potentati economici decidano di non “spartire” più niente con i lavoratori e con i popoli. Per raggiungere questo obiettivo (niente più pensioni, niente più servizi pubblici, salari da fame ecc. ) sono però indispensabili due condizioni: la prima è una dittatura politica; la seconda è il rintronamento mediatico della plebe, che non deve accorgersi della dittatura se non quando sarà troppo tardi. Vediamo, tanto per dirne una, come procede la dittatura europea o, se preferite, come l’Europa procede verso la dittatura. Quando ero giovane (bei tempi, naturalmente) e la sociologia era una materia particolarmente apprezzata, mi fu insegnato che in democrazia, benché un governo nazionale rappresenti e faccia gli interessi delle classi dominanti, la sua funzione è anche quella di mediare tra gli interessi di tali classi e quelli delle classi subordinate. Cioè di lavoratori, pensionati, casalinghe, ceto medio ecc. Per questo la Democrazia Cristiana faceva la diga del Vaiont ma anche le case popolari, le autostrade ma anche i trasporti pubblici. Un’altra cosa che mi fu insegnata è la formula infallibile: + decentramento = + democrazia. Vi ricordate i Consigli di Quartiere? Più piccola è la comunità, più vicini alla popolazione coloro che la governano, più facile imporre la volontà popolare. Chiunque abiti in un piccolo Comune sa che si può far pressione sul sindaco e la giunta anche solo chiedendo un incontro e ponendo un problema, sa che le richieste o l’opposizione aperta degli abitanti non possono venire ignorati. E’ per questo che, dopo aver indebolito economicamente i Comuni, ora si vuole eliminare quelli piccoli. Nella zona dove abito, per esempio, di tre comuni se ne farà uno. Non si risparmierà niente, dato che sindaco e assessori prendevano 150 euri di rimborso spese e se li erano anche autoridotti. Si spenderà probabilmente di più, invece, ma si allontaneranno le istituzioni dal popolo, ed è questo l’obiettivo da raggiungere. Lo ha deciso la Regione Toscana. Per la forma. Ma la sostanza è un’altra: lo stesso processo sta avvenendo in tutta Europa e anche fuori d’Europa. Lo hanno deciso le cosiddette “Istituzioni Internazionali”: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio in primis. Cioè, lo hanno deciso le multinazionali. Accentramento ed eliminazione delle ultime parvenze e strumenti della democrazia è oggi il loro obiettivo politico.


L’obiettivo economico, che non può prescindere da quello politico, è mangiarsi tutta la torta. Che, in concreto, significa:


1)    eliminare totalmente lo stato sociale, cioè i servizi pubblici, che devono diventare privati: se ne approprieranno lorsignori. Acqua, rifiuti, trasporti pubblici, sanità, energia elettrica, istruzione, poste e telefoni, aree protette e parchi nazionali; se ho dimenticato qualcosa, aggiungetela pure senza tema di sbagliare;


2)    eliminare le pensioni, abbassare i salari ai livelli della mera sopravvivenza.
Voi cosa credevate, che lo strombazzare sulla disoccupazione giovanile che politici e media fanno due giorni sì e il terzo anche fosse dettato da sincera preoccupazione per il destino dei giovani disoccupati? Stanno preparando il terreno, lo sgomberano dalle possibili obiezioni, lo arano e concimano per le prossime proposte: abbassare i salari di chi lavora per “dare lavoro ai disoccupati”. Che non lo troveranno più facilmente di prima ma, in compenso, quando lo troveranno, avranno lo stesso salario di polacchi e rumeni. Poi si vedrà: C’è sempre un nuovo obiettivo da porsi: il salario degli africani, magari. Così avremo ottenuto l’uguaglianza, quella degli sfruttati.
D’altra parte, visto che noi finora privilegiati e ricchi popoli occidentali, per tutto il tempo delle vacche grasse ce ne siamo infischiati delle condizioni di lavoro di chi produceva i nostri beni di consumo così a buon mercato (chissà perché?), direi che in fondo la biblica “legge del taglione” ce la siamo meritata.


3)    C’è anche un tre. Eliminare le piccole attività indipendenti.
Anche i bocconcini della torta vogliono rastrellare. Se non trovo più un mobilificio, comprerò all’Ikea. Piccoli commercianti e artigiani, piccoli industriali, piccoli contadini dovranno sopravvivere solo e se diventeranno appendici delle grandi aziende monopolistiche. Chiunque svolga un’attività autonoma sa che gli stanno stringendo un cappio al collo. Fatto di tasse e tartassamenti che diventano insostenibili, di impossibili e costosi adempimenti burocratici continui. Forse avrà pensato ingenuamente che quel continuo spillargli quattrini avesse semplicemente il fine di riempire le tasche dei politici corrotti e dei loro amici, “amiche”, parenti, sodali ecc. Il “Magnamagna”, insomma. Invece no, o non solo. Il fine principale è di rovinarlo. In questo modo, tra l’altro, si ottiene anche (e non è un obiettivo secondario) altra manodopera disoccupata, quindi concorrenziale. 
E anche in questo caso le stesse cose stanno succedendo ovunque: stesse leggi, stessi adempimenti burocratici, stessi tartassamenti, anche in paesi i cui politici non sono proprio così corrotti. La differenza casomai la fa la resistenza popolare e la posizione del paese nella piramide del dominio: se sta in alto, ci vorrà un po’ più di tempo prima che i suoi politici si dedichino a schiavizzare il proprio popolo: hanno bisogno del suo consenso mentre si applicano a far fuori gli altri popoli.
Naturalmente tutto questo deve avvenire poco a poco, in modo da non renderne evidente il fine. Niente di nuovo sotto il sole. Ve lo ricordate il Forum Sociale di Seattle? Il Forum dei Popoli lottava contro i dettami e le ricette del Fondo Monetario Internazionale: “tagli ai servizi sociali”, “apertura dei mercati a investimenti esteri”, che voleva semplicemente dire privatizzazioni; lottava contro i dettami dell’OMC: “aprire i mercati”, che voleva dire rovina dell’economia contadine dei paesi poveri.
E adesso tocca a noi! Unione Europea e USA stanno trattando segretamente (manco il Parlamento Europeo viene informato della trattativa e, del resto, quali sono i poteri del Parlamento Europeo?) il Trattato Transatlantico per la Liberalizzazione del Commercio e degli Investimenti.

I mercati europei devono spalancarsi senza riserve alle multinazionali USA, e se qualcuno non si spalanca sarà fuorilegge: “… nessun criterio di qualità o sicurezza… limiti il diritto ad esportare delle grandi imprese”
E’ perché si attui tutto questo che in Germania la Zuppa e il Panbagnato governano assieme, in Francia sono pronti a farlo e in Italia pure (non si chiamava “Partito Unico”?); è per questo che in Italia approveranno una legge elettorale che impedisce il formarsi di partiti alternativi, che obbligherà a formare coalizioni per avere qualche speranza di successo, che darà alla coalizione di maggioranza la possibilità di “fare cappotto”su tutto, impedendo di fatto una vera opposizione.
E così nel lieto fine
tutti quanti fanno lega.
Se il valsente non vien meno
quasi sempre è lieto il fine.

Per pescare in acque torbide
Tizio a lungo accusa Caio.
Ma alla fine uniti a tavola
mangeranno il pan dei poveri.
(Bertolt Brecht) 

Un po’ di memoria storica: contro la Legge Truffa, proposta dal governo  democristiano nel 1953, e molto meno truffaldina di questa, i lavoratori e le opposizioni scesero in piazza in tutta Italia, in Parlamento ci furono scontri con banchi divelti e sediate in testa, la Legge Truffa non passò. 


E’ per questo che i piccoli Comuni devono diventare un grande Comune, le città e i Comuni limitrofi Città Metropolitane, gli Stati nazionali Unioni Europee. E chi ci governa, Supercomune, Regione o governo nazionale deve eseguire gli ordini, chi prima li eseguirà più carriera farà. Anche per questo cresce la corruzione in politica: è una politica che seleziona i corrotti; chi accetterebbe tutti i diktat di poteri economici esterni che vogliono impadronirsi  di tutte le ricchezze del suo paese, se non fosse profondamente corrotto? A Bruxelles c’è un palazzetto con una piccola targa: Trans Atlantic Business Dialogue. E’ il nome del “consorzio” delle più grandi e potenti multinazionali del mondo; dalla Microsoft alla Unilever, dalla Monsanto alla Boeing alla Dow Chemical alla Coca Cola… e altre decine e decine, sono tutte lì. Presentano periodicamente al governo americano e alla commissione europea le loro richieste. Ai loro galoppini. “Le vostre priorità sono le nostre priorità” rispondeva nel 2011 la commissione europea. “Diteci per tempo cosa dobbiamo fare… e se pensate che stia accadendo qualcosa che andrebbe stroncato sul nascere”, così si rivolgevano alle multinazionali i dirigenti europei.

Cosa dirigano mi sembra chiaro.
Anche su questo, se volete saperne di piü, guardatevi il bel servizio di Paolo Barnard su Report: “I globalizzatori”.
Per tutto questo non dovete credere che il governo della vostra regione governi la regione, che il presidente del consiglio e quello della Repubblica governino il vostro paese. Né, tantomeno, che la Commissione Europea sia davvero responsabile delle politiche europee, se non per ignavia.

I Forum Sociali Mondiali sono stati la risposta consapevole dei popoli alle politiche di globalizzazione imperialista e neocolonialista. Si sono poi, un po’ alla volta, annacquati, inquinati, defilati. Ma io credo che non si possa che ripartire da lì. “Agire localmente, pensare globalmente”. Ma per pensare globalmente anche mentre si agisce localmente, dobbiamo unire di nuovo tutte le forze che combattono contro i potentati economici multinazionali: gruppi e associazioni ambientaliste, organizzazioni dei contadini e dei lavoratori; tutti i gruppi che si battono per l’ambiente e per una vera democrazia dei popoli, per una società di giustizia e rispetto per tutti i viventi, di solidarietà tra gli umani. E diffidando delle grandi ONG che prendono soldi dai governi e da misteriose fondazioni, e che sono state una delle cause del rifluire e frantumarsi di quel grande movimento che era il Forum Sociale Mondiale. E credo che dobbiamo imparare di nuovo a stare in mezzo alla gente, usando internet solo come uno dei nostri strumenti, non come uno sfogo e un rifugio. Quella gente che oggi viene informata solo da televisioni, radio, media ufficiali che sono i megafoni del potere; quella gente che si sente oggi sola, frastornata, impotente (non succede a tutti noi “gente”?), abbandonata da quelle che erano un tempo le organizzazioni dei lavoratori, i partiti di opposizione, le grandi associazioni politiche. “Fare rete” è una formula che ha avuto tanto successo, ma quasi soltanto a parole. Possiamo cercare di passare dalle parole ai fatti. Cominciando localmente ma pensando globalmente.


top