Originale: http://krugman.blogs.nytimes.com
22 gennaio 2014

L’eutanasia dei redditieri
di Paul Krugman
traduzione di Giuseppe Volpe

Un commentatore cita John Maynard Keynes:
“Le eccezionali colpe della società economica in cui viviamo consistono nel non garantire piena occupazione e nella distribuzione arbitraria e iniqua della ricchezza e dei redditi.”

Si tratta, naturalmente di una citazione perfetta anche per i nostri tempi. La fonte è l’ultimo capitolo della Teoria Generale, un capitolo che vale la pena rileggere alla luce di dibattiti attuali.

Poiché quella che Keynes descrive in questo capitolo è, in larga misura, una situazione di “stagnazione secolare”, di ritorni persistentemente bassi sugli investimenti, in cui c’è un eccesso di offerta di risparmio. Egli riteneva, nel 1936, che questa sarebbe stata la situazione nei decenni successivi, e naturalmente ebbe torto nel crederlo. Ma non ebbe torto riguardo alla possibilità di un simile stato di cose, e da quando Larry Summers se n’è venuto fuori come sostenitore della “stagnazione secolare”, l’idea che possiamo oggi ben esserci in mezzo è diventata di moda.

Quelle che mi hanno colpito, considerando quanto scritto da Keynes, sono state le sue osservazioni sui tassi d’interesse e sulla redditività del capitale: tassi d’interesse bassi, suggeriva

si tradurrebbero nell’eutanasia di quelli che vivono di rendita e, conseguentemente , nell’eutanasia del potere oppressivo cumulativo dei capitalisti di sfruttare il valore della scarsità del denaro.

Di fatto, almeno per ora, i profitti restano elevati, ma i rendimenti dei titoli obbligazionari sono molto bassi.

Ciò che Keynes non ha detto, ma che oggi pare evidente, è che è improbabile che i redditieri  accettino con eleganza la propria eutanasia. E sta lì, direi, la spiegazione ultima del persistente clamore riguardo a una stretta monetaria nonostante le economie deboli e la bassa inflazione. Ho descritto in numerose occasioni come i sostenitori dei tassi elevati cambino in continuazione le loro argomentazioni – si tratta dell’inflazione; no, si tratta di un funzionamento sano del mercato; no, si tratta della stabilità finanziaria – ma sempre per arrivare alla stessa conclusione: i tassi devono aumentare adesso, adesso, adesso.

Beh, quello che io penso stiamo ascoltando è il chiasso dei redditieri e di quelli che, esplicitamente o implicitamente, lavorano per loro che rivendicano il loro diritto naturale di incassare buone rendite anche se la risorsa che controllano in realtà non è più scarsa. Non vogliono subire una graduale eutanasia.


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