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Lunedì, 25 agosto 2014

La grande truffa aziendale: il settore agroalimentare detta le linee guida nella definizione dell'agenda del TTIP
di Colin Todhunter


Traduzione di Matteo Santini




Secondo il linguaggio burocratico, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP - Transatlantic Trade and Investment Partnership n.d.t) tra USA e UE si propone di creare la più grande zona di libero scambio al mondo, "proteggere gli investimenti" e rimuovere gli "ostacoli normativi inutili".

Superando la retorica diventa chiaro che il trattato mira a indebolire le condizioni lavorative, sociali, ambientali e le norme a tutela dei consumatori.

Ideato dal "High Level Working Group on Jobs and Growth" (Gruppo di lavoro di alto livello su occupazione e crescita n.d.t), questo gruppo è stato accusato di costituire nient'altro che una combriccola di non eletti e irresponsabili, composto da noti burocrati orientati al libero scambio provenienti da entrambi i lati dell'Atlantico [1].

Oltre al settore delle biotecnologie, i gruppi di pressione per raggiungere l'accordo hanno incluso Toyota, General Motors, l'industria farmaceutica, IBM e la Camera di Commercio degli Stati Uniti, uno dei più potenti gruppi di lobby aziendali negli Stati Uniti. Business Europe, la principale organizzazione che rappresenta i datori di lavoro in Europa, presentò la propria strategia in un trattato economico e commerciale UE-USA nei primi mesi del 2012. I suoi suggerimenti furono ampiamente inclusi nella bozza di mandato dell'UE [2].

L'accordo potrebbe autorizzare le società a sfidare legalmente una vasta gamma di regolamenti che esse non gradiscono [3] e guidare l'attività decisionale "sottobanco", evitando in tal modo il controllo democratico e permettendo alle aziende di "tenere in ostaggio" i processi normativi [4].

Uno degli aspetti chiave dei negoziati è che sia l'Unione Europea che gli Stati Uniti dovrebbero riconoscere le rispettive norme e regolamenti, che ridurrebbe la regolamentazione al minimo comune denominatore. Il linguaggio burocratico parla di "mutuo riconoscimento" delle norme o della cosiddetta riduzione delle barriere non tariffarie. Per l'UE, ciò potrebbe significare accettare gli standard statunitensi in molti settori, compresi cibo e agricoltura, che sono inferiori a quelli dell'UE

La lobby del cibo "Food and Drink Europe" ha richiesto l'agevolazione della presenza di un livello minimo di colture geneticamente modificate non autorizzate. Ciò viene anche appoggiato dai giganti commerciali dei mangimi e dei cereali, tra cui Cargill, Bunge, ADM, e la grande lobby agricola COPA-COGECA.

I negoziati per questo accordo sono avvolti nel mistero e sono chiusi ad un adeguato controllo pubblico, con i sindacalisti e i gruppi di interesse pubblico che sono stati effettivamente estromessi a favore di un agenda guidata dalle aziende [5]. Questo è comunque sintomatico dell'etica generale e delle pratiche dei burocrati e funzionari di Bruxelles [6].

Le trattative equivalgono press'a poco ad accordi sottobanco, nonostante ambiscano a dare l'impressione di essere in qualche modo democratici. Se si arrivasse alla sua approvazione, questo trattato costituirebbe effettivamente una parte vitale nel cementare la progressiva ristrutturazione delle economie a favore degli interessi delle élite [7,8].

C'è stata una tattica deliberata per escludere il pubblico da ogni tipo di informazione utile a riguardo o segnali sul più grande accordo commerciale al mondo mai negoziato. L'accordo commerciale sembra essere una opportunità unica di realizzare attraverso trattative chiuse e non trasparenti ciò che non è stato possibile raggiungere finora in modo trasparente e democratico.

Nessun settore ha esercitato più pressioni sulla Commissione Europea durante la fase di preparazione per i negoziati sull'accordo proposto rispetto al settore agro-alimentare, secondo i dati appena pubblicati dal CEO (Corporate Europe Observatory n.d.t) in una serie di informazioni grafiche basate su una ricerca [9]. Le Multinazionali del cibo, i commercianti agricoli e i produttori di sementi hanno avuto più contatti con il dipartimento del commercio della Commissione (DG Trade - Direzione Generale per il Commercio UE) che i lobbisti della farmaceutica, chimica, industria finanziaria e delle auto messi insieme.

Dei 560 incontri con le lobby che DG Trade ha tenuto per preparare i negoziati, 520 (il 92 per cento) sono stati con i lobbisti aziendali, mentre solo 26 (il quattro per cento) con i gruppi di interesse pubblico. Per ogni incontro con un sindacato o gruppo di consumatori, ve ne sono stati 20 con le aziende e le federazioni industriali. I dati riguardano i contributi alle consultazioni pubbliche della Commissione, gli incontri coi gruppi di interesse pubblico e le riunioni delle lobby a porte chiuse.

Pia Eberhardt, attivista per la parte commerciale con Corporate Europe Observatory, afferma: 

"DG Trade ha attivamente coinvolto gli affaristi delle lobby nel redigere la posizione dell'UE per il TTIP tenendo a bada i "fastidiosi" sindacalisti e altri gruppi di interesse pubblico. Il risultato è un'agenda per i negoziati in cui viene prima di tutto il business che mette in pericolo molte conquiste per le quali le persone in Europa hanno a lungo lottato, dalle norme di sicurezza alimentare alla tutela dell'ambiente".

Mentre la Commissione europea ha affermato pubblicamente che l'accordo commerciale non minaccerà le norme europee in materia di sicurezza alimentare e ambientale, il TTIP potrebbe portare proprio a questo. Nina Holland, attivista nel settore agroalimentare con il CEO, afferma:

"Le Lobby del settore agroalimentare, come l'industria dei pesticidi, hanno fortemente dato una spinta ai loro programmi tramite i negoziati del TTIP con l'obiettivo di minare le vigenti normative alimentari dell'UE. Strumenti commerciali come il "mutuo riconoscimento" e la "cooperazione regolamentare" rischiano di portare ad un'erosione degli standard di sicurezza alimentare nel lungo periodo. L'industria sta anche cercando di utilizzare il TTIP per far deragliare importanti iniziative comunitarie come quella di affrontare il problema delle sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino".

Le infografiche gettano anche una luce su altri settori economici che stavano attivamente esercitando pressione nella fase preparatoria dei negoziati del TTIP, tra cui le telecomunicazioni e l'IT (Information Technology n.d.t), l'industria automobilistica, l'ingegneria e il settore chimico.

I dati suggeriscono che la definizione dell'agenda per il TTIP è stata in gran parte determinata da aziende con sede negli Stati Uniti, Germania e Regno Unito e da gruppi industriali di pressione organizzati a livello UE, come la federazione dei datori di lavoro europei "BusinessEurope" e il "European Service Forum", una lobby a corredo di grandi società di servizi come Deutsche Bank e TheCity UK. Aziende dalla Grecia e da gran parte dell'Europa orientale erano del tutto assenti dalle pressioni della lobby aziendale per il TTIP, lasciando intendere che le imprese dei paesi più poveri dell'UE hanno poco da guadagnare da questo accordo commerciale.

I dati rivelano inoltre che oltre il 30 per cento (94 su 269) dei gruppi di interesse del settore privato che hanno esercitato pressioni sulla DG Trade per il TTIP sono assenti dal Registro per la Trasparenza dell'UE, tra queste vi sono grandi aziende come Wal-Mart, Walt Disney, General Motors, France Telecom e Maersk. Alcune delle associazioni industruiali che stanno esercitando pressioni più duramente per il TTIP, come la Camera di Commercio degli Stati Uniti e Transatlantic Business Council stanno esercitando pressioni anche sotto il radar del registro delle lobby.



Note



[1] http://corporateeurope.org/trade/2013/06/who-scripting-eu-us-trade-deal


[2] http://corporateeurope.org/trade/2013/05/open-door-gmos-take-action-eu-us-free-trade-agreement


[3] http://corporateeurope.org/international-trade/2014/07/ttip-debunking-business-propaganda-over-investor-rights


[4] http://corporateeurope.org/trade/2013/12/regulation-none-our-business


[5] http://corporateeurope.org/international-trade/2014/05/civil-society-call-full-transparency-eu-us-trade-negotiations


[6] http://corporateeurope.org/sites/default/files/record_captive_commission.pdf


[7] http://www.globalresearch.ca/free-trade-agreements-the-bypassing-of-democracy-to-institute-economic-plunder/5354197


[8] http://www.globalresearch.ca/the-us-eu-transatlantic-free-trade-agreement-tafta-big-business-corporate-power-grab/5352885


[9] http://corporateeurope.org/international-trade/2014/07/who-lobbies-most-ttip


Colin Todhunter: originario del nord-ovest dell'Inghilterra, Colin Todhunter ha trascorso molti anni in India. Ha scritto a lungo per il Deccan Herald (gioranle con sede a Bangalore), il New Indian Express e il Morning Star (Gran Bretagna). I suoi articoli sono apparsi anche in vari altri giornali, riviste e libri. Il link al suo sito web East by Northwest è: http://colintodhunter.blogspot.com


Fonte: http://www.colintodhunter.com/

Link: http://www.colintodhunter.com/2014/07/the-great-corporate-swindle.html?q=TTIP

9.07.2014

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