da L’Intellettuale Dissidente
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03 Set 2014

Avanza a grandi passi l’ideologia mondialista dell’ “Uomo senza identità”
Roberta Barone Intervista Enrica Perucchietti

L’ideologia di genere punta all’omologazione dell’individuo

Il ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, ex rettore della Università per stranieri di Perugia, da poco tempo ha fatto sospendere la distribuzione nelle scuole pubbliche e negli asili degli opuscoli “Educare alla diversità”, che hanno suscitato tante polemiche e contestazioni che con il pretesto della lotta alla «discriminazione sessuale», diffondevano in maniera neanche troppo velata l’«ideologia gender». Questi libretti erano stati realizzati dall’Unar (Ufficio nazionale antirazzismo).

Ma cosa c’è dietro l’deologia della cancellazione dei sessi? Enrica Perucchietti, giornalista, e Gianluca Marletta, docente, hanno pubblicato UNI SEX. La creazione dell’uomo senza identità (Arianna editrice, Gruppo Macro, pagg.120, euro 9,80). Il volume parla del tentativo di cancellare le differenze fra i sessi.

Perucchietti, dietro questo disegno ci sono alcune lobby? Qual è l’obiettivo?

Secondo quanto esposto in UNI SEX l’ideologia di genere farebbe parte di un progetto di omologazione dell’individuo che partirebbe da lontano e che passerebbe attraverso diverse tappe con lo scopo di sradicare le radici dell’uomo contemporaneo e renderlo, come cita il sottotitolo del saggio, “senza identità”.

Il percorso di spersonalizzazione e omologazione dell’individuo passa anche per il livellamento dell’identità sessuale e la distruzione della famiglia. La famiglia “tradizionale”, infatti, si pone come l’ultimo ostacolo per la costituzione di un pensiero unico e globale. Inoltre, distruggere la famiglia “naturale” serve per ridurre o almeno mantenere la crescita della popolazione, che è una delle ossessioni delle élite di potere.

L’Ideologia di Genere sembra essere al giorno d’oggi uno “strumento”, una sorta di vero e proprio “cavallo di Troia” che alcuni Poteri Forti sono decisi ad utilizzare per “fini” che vanno ben al di là delle sacrosante “rivendicazioni omosessualiste”, ma che mirano, con tutta evidenza, a manipolare la natura stessa dell’uomo, allo scopo di generare un “uomo nuovo” compatibile con il progetto ormai sempre più avanzato di un Nuovo Ordine Mondiale.

Il mondialismo, in estrema sintesi, agisce preferibilmente sul piano dei “costumi”, delle “mode”, dei “modi di pensare”, attraverso la creazione di un “immaginario globale” che influenzi le scelte delle masse. Uno degli scopi dell’azione mondialista, ad esempio, sarà quello di demolire le “vecchie” identità (siano esse sociali, religiose, politiche o culturali) che potrebbero, in qualche modo, rappresentare un ostacolo all’omologazione globale.

Ci sono azioni concrete? Quali?

Uno dei segnali evidenti dell’appoggio dei Poteri Forti occidentali all’Ideologia di Genere e ai movimenti omosessualisti, viene dal sostegno economico “a fondo perduto” che una gran parte delle oligarchie economiche effonde a beneficio di tali cause. Nei soli Stati Uniti, (dati del 2008), le organizzazioni omosessualiste possono vantare i loro principali paladini nella persona del miliardario e mondialista George Soros – lo stesso che ha finanziato le “primavere arabe” e le rivoluzioni filo-occidentali e anti-russe in alcuni paesi dell’Est, come l’Ucraina – attraverso l’Open Society Institute (150 mila dollari annui), la MacArthur Foundation (600 mila dollari), e la fondazione della casa automobilistica Ford (1.200.000 dollari). Meritano un cenno anche il Goldman Fund di San Francisco (che nel 2000 ha devoluto ben due milioni di dollari alle organizzazioni gay), la Rockefeller Foundation (con circa 60.000 dollari annui), oltre a innumerevoli altri “torrenti” di decine di migliaia di dollari che giungono con regolarità da gruppi come Kodak, Hewlett-Packard, American Airlines, Apple, AT&T, BP, Chevron, Citigroup, Credit Suisse First Boston, Daimler Chrysler, Dell, Deutsche Bank, Ernst & Young, Estee Lauder, Intel, Ibm, J.P. Morgan Chase & Co, Johnson & Johnson, Levi Strauss & Co, Merril Lynch, MetLife, Microsoft, Nike, Pepsi, Toyota, Ubs, Xerox e, soprattutto, Motorola, oltre alla Fondazione Playboy (che da decenni finanzia le organizzazioni gay). Sempre George Soros, insieme ad altri miliardari come Jeff Bezos di Amazon o Bill Gates, ha recentemente donato milioni di dollari ai comitati pro-matrimoni gay negli Stati Uniti, arrivando persino ad “ungere” di dollari molti deputati del Partito Repubblicano (il cui elettorato è, al 90% contrario ai matrimoni-gay) pur di ottenerne il consenso.

Un tale sostegno finanziario a fondo perduto, pertanto, non può non suscitare la domanda su quali siano le vere ragioni di una tale mobilitazione, che avviene peraltro in contemporanea con una sovraesposizione bipartisan senza precedenti dei maggiori leader politici e delle più rappresentative istituzioni dell’Occidente.

Risulta assai evidente come, al giorno d’oggi, piccoli eventi di cronaca quotidiana vengano ampliati e diffusi al fine di manipolare sempre più l’opinione pubblica nella distruzione della famiglia tradizionale a favore di una insistente propaganda omosessuale. Perché?

Secondo quanto esposto in UNI SEX ciò farebbe parte di un progetto di omologazione dell’individuo che partirebbe da lontano e che passerebbe attraverso diverse tappe con lo scopo di sradicare le radici dell’uomo contemporaneo e renderlo, come cita il sottotitolo del saggio, “senza identità”. Il percorso di spersonalizzazione e omologazione dell’individuo passa anche per il livellamento dell’identità sessuale e la distruzione della famiglia. La famiglia “tradizionale”, infatti, si pone come l’ultimo ostacolo per la costituzione di un pensiero unico, globale e onnicomprensivo. Senza di essa l’uomo si crede “libero” dal giogo della tirannia della cultura borghese, mentre appare in realtà sempre più spaesato e abbandonato a se stesso, facilmente condizionabile e controllabile. Inoltre, distruggere la famiglia “naturale” serve per ridurre o almeno mantenere la crescita della popolazione, che è una delle ossessioni delle élite di potere.

L’Ideologia di Genere sembra essere al giorno d’oggi uno “strumento”, una sorta di vero e proprio “cavallo di Troia” che alcuni Poteri Forti sono decisi ad utilizzare per “fini” che vanno ben al di là delle sacrosante “rivendicazioni omosessualiste”, ma che mirano, con tutta evidenza, a manipolare la natura stessa dell’uomo, allo scopo di generare un “uomo nuovo” compatibile con il progetto ormai sempre più avanzato di un Nuovo Ordine Mondiale. Uno dei segnali evidenti dell’appoggio dei Poteri Forti occidentali all’Ideologia di Genere e ai movimenti omosessualisti, viene dal sostegno economico “a fondo perduto” che una gran parte delle oligarchie economiche effonde a beneficio di tali cause.

L’ideologia del NWO prima ancora di pianificare una strategia di conquista “materiale” del globo da parte dell’Occidente anglo-americano e dei suoi alleati o sudditi, mira soprattutto alla creazione di un “uomo nuovo”: un essere resettato e omologabile, stereotipato e apolide, perfetto “mattone” utilizzabile nella costruzione del Mondo Nuovo. Mira cioè a “creare” il cittadino perfetto del futuro governo globale.

Il mondialismo, in estrema sintesi, agisce preferibilmente sul piano dei “costumi”, delle “mode”, dei “modi di pensare”, attraverso la creazione di un “immaginario globale” che influenzi le scelte delle masse. Uno degli scopi dell’azione mondialista, ad esempio, sarà quello di demolire le “vecchie” identità (siano esse sociali, religiose, politiche o culturali) che potrebbero, in qualche modo, rappresentare un ostacolo all’omologazione globale. Ed è proprio in quest’ottica che si comprende l’appoggio dei Poteri Forti occidentali all’Ideologia di Genere la quale, rendendo “nebulosa” e ambigua persino quella dimensione basilare che è l’appartenenza sessuale, diviene l’ingrediente necessario alla creazione dell’uomo nuovo: un uomo nuovo che, ricordiamo, si vuole confuso, ambiguo, letteralmente a-morfo.

Nel libro “UNI SEX” si parla di “un passo avanti verso l’omologazione assoluta e irreversibile del pensiero unico” facendo riferimento ad un articolo della legge Mancino del 1993 riguardo le discriminazioni sull’identità sessuale e a tutte quelle misure adottate nei vari paesi per ridurre sempre di più le differenze tra maschio e femmina a partire dalla scuole. Quali motivi si nascondo dietro l’idea di un Nuovo Ordine Mondiale?

Per comprendere che cosa sia il Nuovo Ordine Mondiale è necessario ricostruire le tappe che hanno portato, attraverso i secoli, allo sviluppo di una vera e propria ideologia mondialista, riscoprendone le radici e i presupposti filosofici (ma anche spirituali e teologici). Marletta ed io abbiamo dedicato a questa ricostruzione storica e giornalistica il nostro precedente saggio edito da Arianna, Governo Globale. La storia segreta del Nuovo Ordine Mondiale. Anche l’ideologia del NWO, infatti, attinge la sua linfa vitale da un preciso contesto storico, identificabile con il mondo protestante inglese dei secoli XVII e XVIII in cui nasce l’idea di una Nuova Era di “trasformazione del mondo”, di un progetto prima utopistico e poi politico di “rinnovamento” dell’umanità.

Fatte salve le differenze che contraddistinguono le diverse correnti interne, possiamo identificare alcuni obiettivi essenziali dell’ideologia mondialista:

1. L’evidente aspirazione ad un governo universale e sovranazionale controllato più o meno direttamente da un’autoselezionata élite;

2. La diffusione o imposizione di un pensiero omologato tendente a dissolvere le identità e le particolarità culturali, politiche e religiose in una sorta di Pensiero Unico globale;

3. La lotta contro le “identità forti” difficilmente omologabili alla cultura mondialista;

4. Una strategia d’azione che prevede l’utilizzo strumentale della politica, una sorta di vera e propria “criptopolitica” per ben altri scopi che rimangono occultati alle masse;

5. L’ossessione per la riduzione della popolazione o almeno del suo contenimento;

6. Lo stretto rapporto – fin quasi ad una vera e propria identificazione – con i grandi potentati economici: a tal punto che, nell’immaginario di molti, il NWO ha finito per identificarsi con il potere dei colossi bancari e delle multinazionali che ne sono, per certi versi, l’espressione più visibile.

L’atto sessuale diventerà solamente un gesto di affetto non più indispensabile per la procreazione. Dall’invenzione di strumenti capaci di provocare con un click il piacere sessuale alla clonazione dell’individuo tanto sognata dall’oncologo Veronesi… L’Uomo del futuro sarà davvero un ermafrodita, un “modello unico”? In quanto tempo l’eugenetica pensa di raggiungere questo obiettivo?

Questo “traguardo” non è una tappa obbligata dell’umanità. Non è detto che l’uomo debba diventare per forza un essere geneticamente modificato, un OGM e che la riproduzione avverrà soltanto in provetta. Ma per reagire a queste derive eugenetiche l’uomo contemporaneo dovrebbe riappropriarsi della propria identità sessuale e comprendere che questo terzo sesso agognato dai media è in realtà un prodotto dei Poteri Forti. Al contempo dovrebbe rendersi conto che la riproduzione relegata al campo scientifico diventerà un lusso permesso a pochi, ossia a coloro che potranno permettersi l’accesso alle terapie.

In Italia alcune scuole hanno già abolito i termini “Mamma” e “Papà” sostituendoli con “genitore 1 e “genitore 2: pensa sia anche questo un passo a favore dell’ideologia gender?

Certo, fa parte di quel processo di riscrittura della neolingua che George Orwell spiegava magnificamente in 1984. Uno dei punti di forza della propaganda gender risiede nell’abilità di saper creare nuovi vocaboli mediaticamente vincenti da sostituire a quelli tradizionali che vengono progressivamente bollati come sessisti oppure omofobi. Proprio perché portatrice di una visione dell’uomo e della natura assolutamente “inedita”, infatti, l’Ideologia Gender è stata costretta a mettere le mani sulla lingua allo scopo di modificarla. Già l’imposizione del termine “genere” al posto di “sesso”, o l’invenzione del termine “gay”, sono stati, indubbiamente, notevole successi; eppure, negli ultimi tempi, il processo “neolinguistico” sembra aver fatto passi da gigante.

Al termine gender, infatti, si affiancano giorno dopo giorno, nuovi neo-vocaboli destinati al sicuro successo. Così, ad esempio, il vecchio termine omosessuale (già divenuto sinonimo del più popolare gay) è già stato ampiamente sostituito dal termine trans-gender (indicante un individuo che, per l’appunto, “transita” da un genere all’altro); mentre anche il vecchio termine “eterosessuale” sembra destinato a finire in cantina sostituito dal più “ortodosso” cis-gender (ovvero, colui i cui tratti sessuali di nascita “coincidono” con il genere di appartenenza).

Così la sostituzione di termini o espressioni quali madre, padre, donna incinta, etc rientrano in questo processo di erosione semantica e di riscrittura della lingua dove, proprio come in 1984, il controllo sui vocaboli trasforma lentamente le menti stesse dei parlanti, rendendo di fatto impossibile anche solo formulare concetti “proibiti”.

Principe o principessa: che ruolo giocano i cartoni animati nell’orientamento sessuale dei bambini?

I cartoni animati sedimentano nell’orientamento del bambino immagini fortemente evocative: pensiamo già a cartoni ambigui come Lady Oscar in cui la protagonista si veste e si atteggia da uomo e fa innamorare di sé sia uomini che donne (compresa la futura regina Maria Antonietta). L’universo anime giapponese veicola l’immagine dell’eterno adolescente, un efebo o lolita dai contorni sessuali ambigui o esplicitamente maliziosi (si pensi al celebre Lamù) che i bambini e poi i ragazzi tendono a emulare. Dai cartoni degli anni ’80 ovviamente questa tendenza ha tenuto il passo con l’evoluzione della dottrina gender.

A fianco ai cartoni abbiamo anche una lista lunghissima delle serie TV che vedono al loro interno almeno un personaggio gay o bisex (o “pansessuale” come il Jack Harckness di Torchwood) e la tendenza si sta sviluppando soprattutto sul fronte teen con serie rivolte a un pubblico adolescente (tendenza inaugurata a partire da Dawson’s Creek). In una puntata del telefilm Once Upon a Time (C’era una volta) rivolto proprio a un pubblico giovane, troviamo la principessa Mulan innamorata di Aurora…

Nel libro viene dedicato uno spazio importante al tema della pedofilia. Perfino Pannella, Vendola ed altri politici avrebbero spesso giustificato tale fenomeno sulla base del “diritto del bambino ad avere una propria sessualità”: dovremmo già prepararci ad una più forte propaganda mediatica a favore della pedofilia?

La cronaca sembrerebbe portarci in questa direzione. Nelle “alte sfere” dei fautori del mondo-gender la pedofilia non è affatto ritenuta come un crimine esecrabile ma, addirittura, come un momento di necessario, inevitabile progresso della morale umana. I padri della rivoluzione sessuale e dell’Ideologia di Genere, come Alfred Kinsey e John Money, non avevano nessuna remora a riconoscere la pedosessualità e la pedofilia come momenti irrinunciabili della “liberazione sessuale” dell’umanità.

Eppure, a oggi, la morale di massa non può accettare il pensiero che un bambino possa avere contatti sessuali con un adulto. Una delle ragione, naturalmente, è che tali contatti avrebbero come oggetto una creatura considerata “non ancora capace di assumersi scelte libere”, e quindi presupporrebbero un’inevitabile forma di violenza ai danni del fanciullo. Per questo coloro che vogliono legittimare la pedofilia come semplice “orientamento” tentano di veicolare l’idea che il bambino non sia una creatura “innocente” e “pura” ma che al contrario abbia pulsioni sessuali fin dalla nascita. Se a parere degli ideologi del gender lo stesso bambino ricercherebbe il contatto erotico con gli adulti, nulla si opporrebbe a favore di uno sdoganamento della pedofilia: una pedofilia, naturalmente, che si vorrebbe “non violenta” e “rispettosa” della scelta del bambino.

La liberalizzazione (e legalizzazione) della pedofilia sono dunque i prossimi obbiettivi dei “grandi architetti” della coscienza di massa? A partire dall’attuale “sentire comune”, almeno a tutt’oggi, sembrerebbe difficile far accettare la pedofilia al grande pubblico: ma sarebbe lo stesso, ci chiediamo noi, dopo qualche anno di mirata e costante propaganda mediatica?

Solo il prossimo futuro potrà dircelo

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