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21 marzo 2014

Sanzioni? Che ne dite di sanzioni contro gli Stati Uniti?
di Andy Piascik
Traduzione di Maria Chiara Starace

Dato che gli Stati Uniti impongono sanzioni alla Russia e stanno muovendosi per fare lo stesso al Venezuela, è essenziale tenere a mente quale è il paese che è più distruttivo e pericoloso oggi nel mondo. Quando queste domande sono state poste in occasione di sondaggi internazionali nei decenni scorsi, la risposta è stata in grande maggioranza: gli Stati Uniti. Non l’Iran, la Corea del Nord, la Siria, Cuba, o qualsiasi altra delle nazioni che la classe governante e i media dipendenti dalle grosse imprese qui demonizzano regolarmente, ma gli Stati Uniti.

Le persone del Sud globale sanno questo fin troppo bene data la storia  lunga e brutale della politica estera degli Stati Uniti.

Tuttavia, poiché viviamo in una società chiusa, dove l’analisi critica dell’imperialismo è per definizione esclusa dalle discussioni a Washington e dai media nazionali, la gente qui deve cercare a lungo e intensamente informazioni di questo genere. Se queste filtrassero nell’opinione corrente, le elite governanti invariabilmente  denigrerebbero queste e  coloro che le fanno conoscere, proprio come denigrano i personaggi internazionali che considerano come nemici.

Secondo Washington, si stanno considerando sanzioni contro il Venezuela, a causa delle misure  repressive e della violenza che viene attribuita quasi esclusivamente al governo. In realtà, i controrivoluzionari sono responsabili della maggior parte delle persone uccise compresa almeno la morte di un motociclista decapitato da un filo di ferro spinato teso  da una parte all’altra di una strada. Questa tattica è stata suggerita dal generale in pensione Angel Vivas che è diventato un eroe della controrivoluzione per la sua resistenza armata nella sua residenza contro  il tentativo del governo di arrestarlo per la morte del motociclista. Contemporaneamente, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro la Russia e stanno minacciando l’escalation militare per replicare all’incursione in Crimea. Comodamente lasciata fuori dal resoconto dei fatti c’è qualsiasi connessione tra le azioni della Russia e il colpo di stato in Crimea guidato da neofascisti fanaticamente anti-russi, un tentativo appoggiato dagli Stati Uniti con qualcosa come 5 miliardi di dollari, secondo il Vice segretario di Stato, Victoria Nuland. Escluse dalla discussione sono anche le molte basi militari che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno vicino alla Russia, e anche il fatto che praticamente ogni membro dell’ex blocco orientale ora appartiene alla NATO.

Come sempre, questi eventi sono presentati in un inequivocabile bianco e nero, dove noi (americani) siamo gli indiscussi bravi ragazzi che lottano per la libertà, la democrazia e l’autonomia, mentre l’altra parte è il male personificato. Hillary Clinton, per esempio ha giocato la carta sempre utile di Hitler facendo riferimento a Vladimir Putin, una carta che in decenni recenti è stata usata per Noriega, Milosevic, Gheddafi, Chavez, Saddam Hussein, Osama bin Laden, Assad e Ahmadinejad, per nominarne soltanto alcuni. La carta di Hitler non è stata mai usata, contro la Società degli Omicidi di massa Inc., il club statunitense  di lunga data dei dittatori che comprende: i Somoza, i Suharto, i Diem, i Duvalier, i Mobutu e altri troppo numerosi da elencare, dato che erano stati servitori leali degli interessi economici dell’Occidente.

E non c’è bisogno di dire che la Carta di Hitler non si usa per noi anche se oggi nel mondo è la politica estera degli Stati Uniti che assomiglia più da vicino a quella del Terzo Reich.

Di fatto, il racconto dei fatti in bianco/nero crolla immediatamente sia quando le situazioni di oggi

sono indagate   e quando la storia è esaminata. Poiché documentare atti di aggressione diretta degli Stati Uniti e crimini aggiuntivi commessi tramite i finanziamenti, gli armamenti e l’appoggio diplomatico agli stati clienti, richiederebbe diverse grandi librerie, limitiamoci soltanto ai 14 anni di questo secolo. Nel 2001, gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan, verosimilmente come rappresaglia per gli attacchi dell’11  settembre, anche se nessuno di coloro coinvolti era afgano e se la maggior parte erano Sauditi. Invadere l’Arabia Saudita, tuttavia non sarebbe andato bene, dato che quel paese è un alleato fedele  e molto importante degli Stati Uniti.

Come ha documentato Noam Chomsky, i talebani si sono offerti di aiutare gli Stati Uniti a rintracciare i responsabili dell’11 settembre, compreso bin Laden, a condizione che gli Stati Uniti presentassero le prove.

Poiché gli Stati Uniti erano decisi a fare guerra in ogni caso, l’offerta è stata rifiutata e l’invasione dell’Afghanistan ha avuto inizio. Dopo 13 anni e trilioni di dollari, le uccisioni continuano, e si espandono durante la presidenza di Obama, includendo anche attacchi indiscriminati con i droni, e non se ne vede la fine.

Nel 2002, i reazionari che rappresentano i Super Ricchi del Venezuela, hanno messo diecine di milioni di dollari di finanziamenti avuti dalla CIA, da USAID, dal National Endowment for Democracy e da altre fonti degli Stati Uniti da usare per il rovesciamento del governo eletto democraticamente, immensamente popolare, del defunto Hugo Chavez. I venezuelani si soni sollevati immediatamente e hanno liquidato il colpo di stato, ma i finanziamenti, i sabotaggi e la sovversione sono continuati. Arrabbiati e frustrati per le continue sconfitte alle urne e nelle strade, i vecchi oligarchi combattono in assenza di appoggio internazionale, tranne quello degli Stati Uniti e della vicina Colombia. La violenza iniziata il mese scorso è il momento più grave del Venezuela fin dal fallito colpo di stato del 2002, e, malgrado il suo completo isolamento, gli Stati Uniti hanno intensificato la loro guerra di propaganda durata 15 anni contro la Rivoluzione Bolivariana.

Nel 2003, gli Stati Uniti hanno invaso illegalmente l’Iraq, distruggendo il paese e anche l’argomento usato per giustificare l’invasione, cioè che Hussein era una minaccia potente a causa delle armi di distruzione di massa. Gli Stati Uniti sapevano che armi del genere non esistevano e l’invasione ha avuto come conseguenza quello che alcuni rapporti internazionali dicono sia più di un milione di morti irachene. Seguendo a ruota l’invasione statunitense del 1991 e i successivi anni di Sanzioni di distruzioni di massa, l’Iraq è stato in gran parte distrutto ed ora è afflitto da aspre lotte interne.   Di quelle lotte è Al-Qaida che non era stato assolutamente mai presente in Iraq e che invece ora è una forza formidabile grazie all’invasione.

Dopo aver martellato per decenni Gheddafi  perché consegnasse le armi della Libia, gli Stati Uniti hanno invaso illegalmente quella nazione nel 2011, poco tempo dopo che aveva assecondato la richiesta. Sono state uccise almeno 50.000 persone, compreso Gheddafi, come conseguenza e la Libia è stata gettata in un  caos che continua fino a oggi. Altrove, in Medio Oriente, gli Stati Uniti continuano ad appoggiare l’occupazione israeliana  della Palestina in costante espansione e si trovano di nuovo dalla stessa parte di Al-Qaida e di altri terroristi, in Siria mentre tentano di ripetere  quello che hanno fatto in Iraq, Libia e Afghanistan. Fino dagli anni ’90, gli Stati Uniti hanno appoggiato l’autore di uccisioni di massa Paul Kagame, in Ruanda, mentre presentavano come eroe. In realtà la guerra  in Ruanda è cominciata nel 1990 con l’invasione dall’Uganda del Fronte Patriottico ruandese, un esercito di cui Kagame è diventato subito il capo. Quattro anni dopo, mentre erano in corso i colloqui di pace, il Fronte ha ucciso il presidente ruandese Juvenal Ha byarimana abbattendo un aereo sul quale stava ornando da una sessione di negoziati. Iniziò così il più orribile periodo della regione, con omicidi di massa da entrambe le parti e gli Stati Uniti che minavano gli sforzi per mantenere la pace e diversi possibili accordi, in modo che il Fronte  potesse ottenere una completa vittoria.

L’ex Segretario Generale dell’ONU,   dà la colpa agli Stati Uniti dell’appoggio dato a Kagame e all’RPF. Come è stato riferito di recente su Coubnterpunch da Robin Philpot, Boutros-Gali ha detto che “il genocidio del Ruanda è stato al 100% responsabilità americana.” Rapporti di molte organizzazioni internazionali, comprese parecchie dell’ONU, hanno concluso che l’RPF è responsabile di più di 1 milione di morti e forse di diversi milioni in Ruanda. Inoltre, il rapporto dell’ONU e altri rapporti hanno trovato che l’RPF è responsabile delle più gravi atrocità durante anni di guerra nel vicino Congo. Edward Herman ha definito Kagame un “doppio genocida” mentre sottolineava che gli Stati Uniti avevano reso possibile la strage e che gli interessi economici ne  avevano tratto beneficio.

In America Latina, oltre ad appoggiare la controrivoluzione in Venezuela, gli Stati Uniti continuano a  profondere   milioni per la Colombia in una guerra alla droga lunga decenni che è, di fatto, una guerra contro il popolo, designata a distruggere  l’opposizione al dominio da parte del capitale globale. E nel 2009, gli Stati Uniti erano praticamente da soli nel mondo a riconoscere il governo seguito al golpe che è andato al potere in Honduras nel 2009 avendo rovesciato il riformatore Manuel Zelaya, eletto democraticamente. Il golpe e due elezioni fraudolente, hanno ripristinato il potere dell’oligarchia, mentre gli oppositori vengono uccisi in numeri allarmanti dai militari, dai paramilitari e da altri sospettati di legami con il regime autore del golpe. Lo sradicamento dell’opposizione è necessario all’operazione tranquilla di indebolire in particolare le multinazionali;  gli investimenti occidentali sono aumentati sensibilmente da quando è stato attuato il golpe.

La violenza degli Stati Uniti non è limitata ad altre nazioni. All’interno essa è rappresentata al meglio dalla massiccia incarcerazione degli afro-americani. Con la percentuale più alta di reclusioni al mondo  e con la vasta maggioranza di prigionieri neri, gli Stati Uniti non sono così diversi dal Sudafrica dell’era dell’apartheid. Forse le sanzioni internazionali hanno lo scopo di trasformare gli Stati Uniti in un paria e l’isolamento diplomatico aiuterebbe lo stato più violento del mondo a ottenere una dose di civiltà.

Gli statunitensi devono assumersi la responsabilità di opporsi sia all’aggressione del loro governo che al fatto che finanziano e armano i loro subordinati impegnati nel terrore. Durante i campi di sterminio in America Centrale, finanziati dagli americani negli anni ’80, una donna campesina durante la sosta a New York nel suo giro di conferenze, implorava la gente di qui. “Aiutateci a cambiare il nostro paese.” Queste parole risuonano più forti che mai oggi e arrivano da ogni parte del mondo; rimane da vedere se la nostra risposta collettiva a quei gridi sarà positiva.


Andy Piascik è un attivista di lunga data e scrittore premiato che ha scritto per Z, The Indipendent, Counterpunch e per molte altre pubblicazioni. Si può contattare su


andypiascik@yahoo.com.

Nella foto: manifestazione contro la guerra in Iraq a Londra, 2003

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/sanctions-how-about-sanctions-against-the-united-states

Originale : non indicato

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