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3 aprile 2014

La Cina si sta sbarazzando del debito pubblico americano: si avvicina sempre più l’implosione del Dollaro e ne farà le spese l’Europa

Sicuramente uno degli argomenti di discussione fra Matteo #Renzi e il Presidente degli Stati Uniti Barak #Obama, durante la recente e contestatissima visita di quest’ultimo nella Capitale, a parte la questione degli #F35 e la probabile richiesta di non far trapelare sulla stampa altre imbarazzanti ‘indiscrezioni’ sul caso #Moro, deve essere stato il tema del debito pubblico americano. Un argomento chenon ha trovato spazio in questi giorni sulle pagine dei principaliquotidiani di regime, ma che fonti vicine a Renzi assicurano che èstato ampiamente trattato.

Ma perché Obama sarebbe venuto oltreoceano per discutere, fra lealtre cose, anche del debito pubblico americano? La risposta èsemplice: già da alcuni mesi la Cina, il principale detentore almondo dei titoli USA, si sta disfacendo del debito americano, e losta facendo sempre più in fretta, trascinando in questa operazione,senz’altro pianificata, anche altri paesi asiatici come ad esempio ilGiappone. E gli Stati Uniti, temendo gravi ripercussioni economicheche potrebbero portare ad un’implosione del Dollaro, stannodisperatamente tentando di arginare la situazione imponendo agli’alleati’ europei, già provati da una pluriennale crisi economicache proprio dagli Stati Uniti ebbe origine nel 2008, di acquistarebuona parte di ciò di cui la Cina si sta sbarazzando.

Analizziamo alcuni dati: nel mese di Dicembre 2013 la Cina havenduto treasuries per la non certo indifferente cifra di 48 miliardidi Dollari, il dato più alto dal Dicembre 2011, scendendo del 3,6% a1.268,9 miliardi di titoli di stato USA detenuti dai 1.316,7 miliardidi Novembre, tornando così ai livelli di Marzo del 2013. IlGiappone, dal canto suo, ha ceduto titoli USA per quattro miliardi di Dollari. Mail volume complessivo di titoli americani in mani straniere non èdiminuito, perché a compensare la situazione ci sta pensandol’Europa, l’Eurozona (e quindi anche l’Italia).

Ufficialmente, per la Cina si è trattato di una operazione di’differenziazione’ delle proprie riserve, ma si tratta in realtà diun chiaro segnale: i pragmatici Cinesi devono aver compreso che ilDollaro si sta avviando verso un punto critico di non ritorno e hannofatto ben capire che per loro non è più conveniente detenere unqualcosa che in un prossimo futuro potrebbe rivelarsi per quello chein realtà è: carta straccia. Il fatto che anche il Giappone,secondo detentore mondiale del debito americano, stia seguendol’esempio di Pechino, tenderebbe a confermare questa ipotesi.

Il problema, come hanno osservato i più attenti analistifinanziari, non è di poco conto. In una fase in cui la FederalReserve sta iniziando a ridurre gli stimoli monetari, le manovre diCina e Giappone hanno messo con le spalle al muro gli Stati Uniti,che sono corsi ai ripari scaricando il problema sull’Europa.

Fino al mese di Dicembre, la Fed ha comprato 45 miliardi diDollari al mese di treasuries, di fatto coprendo parte della lorodomanda. Nel mese di Febbraio l’importo è sceso a 35 miliardi e,tuttavia, non si è registrata né una crescita dei rendimenti, néuna fuga degli investitori stranieri. Anzi, sempre a Dicembre, questiultimi detenevano treasuries per 5.794,9 miliardi di Dollari, increscita di 78 miliardi rispetto ai 5.716,9 miliardi di Novembre.

La domanda è d’obbligo: ma se tra Cina e Giappone, i due piùgrandi creditori degli USA, sono stati venduti 52 miliardi di titoliamericani, chi altro sta comprandosi il debito USA?

La risposta già la conosciamo e ne troviamo piena conferma neigrafici che dimostrano le variazioni dei Treasuries detenuti daglistati dell’Unione Europea, sintetizzati alla voce ‘Belgio’; graficidi dominio pubblico e consultabili liberamente in rete. Siamo noieuropei ad accrescere le esposizioni verso l’America. A Dicembreabbiamo acquistato al netto altri 55 miliardi circa del suo debitopubblico, arrivando a circa 280 miliardi in tutto, quasi il doppiodei 150 miliardi di inizio 2013.

Una forte accelerazione in tal senso si è avuta lo scorsoSettembre, quando l’Europa ha acquistato intorno agli 85 miliardi diDollari di treasuries. Decisamente un bel paradosso per un’areaalle prese ancora con i noti problemi del debito sovrano al suointerno. Sicuramente, i rendimenti iniziano a diventare importanti,in attesa che il ‘tapering’ proceda e gli stimoli si azzerino deltutto, ma anche i rischi non mancano per quanti acquistano senzavolere attendere che i titoli giungano a scadenza.

Si tratta di una situazione inquietante, non denunciata né dallastampa né da alcun partito politico: l’Eurozona, ormai prossima alcollasso (per stessa ammissione della Commissione Europea) eattanagliata da problemi che stanno innescando ovunque rivoltesociali, si sta facendo carico anche del debito pubblico degli StatiUniti!

Sono fermamente convinto quindi che il tour europeo di Barak Obamasia motivato da serie preoccupazioni che vanno ben al di là dellacrisi con la Russia. In primis la preoccupazione che il VecchioContinente non riesca, a lungo andare, ad assorbire tutto il debitopubblico USA di cui la Cina e il Giappone stanno continuando adisfarsi. In secondo luogo la preoccupazione che alle imminentielezioni europee prevalgano, come attestano tutti i principalisondaggi, i movimenti ed i partiti anti-europeisti. Forze chepotrebbero incidere non poco sulle future politiche europee, anche esoprattutto sul piano economico, arrivando a bloccare questoautolesionistico acquisto di carta straccia a stelle e strisce.

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