Originale:Venezuelanalysis.com
http://znetitaly.altervista.org
17 marzo 2014

La strategia dell’opposizione venezuelana
di Steve Ellner
Traduzione di Maria Chiara Starace

La strategia e la tattica dell’opposizione venezuelana sono una replica degli eventi  che hanno avuto luogo e che hanno portato al colpo di stato contro Hugo Chavez l’11 aprile 2002 e sono simili (sebbene in qualche modo molto diverse)  dal copione che è stato usato in Ucraina e altrove.  Le distorsioni lampanti e in alcuni casi le bugie dei media (la CNN in lingua spagnola ha avuto il ruolo principale) rappresentano un elemento essenziale nella strategia.

Ci  sono due gruppi principali che l’opposizione ha mobilitato e in base a tutte le apparenze i due agiscono in coordinamento sebbene il loro stile e anche il contesto sociale differiscano l’uno dall’altro. Un gruppo è non violento e l’altro è impegnato in atti di aggressione che in alcuni casi mettono a rischio  delle vite.

Da una parte, studenti e altri giovani portano avanti le proteste che i media e l’opposizione chiamano in modo ingannevole, “pacifiche”. Queste mobilitazioni comprendono in misura sproporzionata studenti delle università private, e operano quasi esclusivamente in zone ricche, i cui sindaci (e in alcuni casi i governanti) appartengono all’opposizione. Le proteste non sono legali, anche se molti dei dimostranti sono convinti (o sono stati convinti dai loro leader ) che stano esercitando il diritto costituzionale del dissenso. Tuttavia, quasi tutte queste proteste  occupano    molti viali e le strade principali  in zone urbane , di solito costringendo il traffico a fermarsi  e poi  a incanalarsi in una sola corsia.  Spesso le macchine impiegano ore ad attraversare questi punti. Nella maggior parte dei casi il numero dei  dimostranti  è compreso tra 15 e 80, e in pochi casi è superiore  ai 100.

Il secondo gruppo innalza barricate usando le buste con la spazzatura, alberi, massi e filo spinato. Inoltre hanno versato petrolio sulle strade causando talvolta incidenti mortali. Per un’eccellente descrizione di queste azioni nella città di Merida, vicino al confine colombiano dove la violenza è stata più intensa, vedete l’articolo di Miguel Tinker Salas:http://venezuelanalysis.com/analysis/10456, il quale ha vissuto in quella città il mese scorso.

Tutti i tentativi fatti dalle forze di sicurezza per tenere sotto controllo entrambe le situazioni, sono state rappresentati sui media privati come violenti atti di repressione compiuti dalla polizia, dalle Guardia Nazionale, dai motociclisti e da altri Chavisti organizzati in “collettivi”. Mentre i media in generale riconoscono che alcuni  dei dimostranti si sono impegnati nelle violenze, l’attenzione è incentrata sui cosiddetti “dimostranti pacifici” ma con scarso riconoscimento del caos che provocano. Inoltre, questi servizi giornalistici non riescono a far notare che un gran numero delle vittime, compresi i morti, sono sostenitori di Chávez, comprese le forze di sicurezza. Nelle dimostrazioni urbane più violente in tutto il mondo, la proporzione dei dimostranti con le forze di sicurezza che sono ferite e uccise, varia tra i 25 a uno e i 500 a uno.

In questo caso la proporzione può essere di numeri a una sola cifra (una situazione simile si è verificata in Ucraina). Le affermazioni che appaiono sui media sociali che le azioni violente vengono provocate da “infiltrati” (è sottinteso che gli infiltrati siano Chavisti) si riflettono talora sui media.

Il finale del copione consiste in una grande protesta “non violenta” che si dirige verso il centro di Caracas con una “avanguardia”  che crea violenza e provoca sparatorie con morti da tutte le parti (dimostranti, civili chavisti e forze di sicurezza), costringendo il governo a dimettersi o a dare il via a un colpo di stato militare. Questo scenario è esattamente quello che si è verificato l’11 aprile 2002. In quella occasione, i media e l’opposizione hanno  sostenuto in modo ingannevole  che il piano di contingenza del governo noto come “Piano Avila” consisteva in una vasta e brutale repressione. Anche  l’opposizione e i media hanno falsamente dichiarato che gruppi armati chavisti noti come Circoli Bolivariani, erano pronti ad attaccare violentemente le “concentrazioni” dell’opposizione pacifica, e che questi gruppi avevano perfino dei carri armati a loro disposizione. Le circa venti morti di quel giorno (sia tra i chavisti che tra l’opposizione) sono state la scusa per compiere un colpo di stato militare che il governo di George W. Bush (che, come i documenti dimostrano, sapeva perfettamente chi c’era dietro le uccisioni) usava per  giustificare il suo appoggio per il governo di fatto, con a capo Pedro Camona.

Il governo chavista ha imparato dall’esperienza dell’11 aprile. Il presidente Nicolás Maduro e il sindaco del municipio Libertador di Caracas dove sono concentrati i settori popolari hanno rifiutato ostinatamente di permettere ai dimostranti di andare dalla ricca parte orientale di Caracas nella zona del centro città. Più volte i dimostranti organizzano marce designate a raggiungere il centro della città, anche se non sono stati dati loro i permessi. La CNN e i media in generale hanno battuto sullo stesso tasto del governo che non è riuscito a rilasciare un permesso per la manifestazione, come esempio di restrizione della libertà democratica, senza dire che il governo ha una buona ragione per impedire che le marce di protesta raggiungano la zona del centro.

Il falso argomento della repressione governativa sollevato dall’opposizione e dai media privati, è una parte essenziale del copione. Senza di questo non c’è davvero alcuna giustificazione per l’unica richiesta di cambiamento del regime rappresentata dallo slogan “salida” (uscita).  Certamente ci sono problemi pressanti in Venezuela, comprese la scarsità di prodotti fondamentali ( e di alcuni non fondamentali), l’inflazione e la delinquenza. Questi problemi non giustificano, però, il rovesciamento del governo. Se questi fossero i problemi, la gente in generale direbbe: “Aspettiamo fino alle prossime elezioni e votiamo per fare uscire i chavisti dal governo.” Ovviamente, la strategia dell’opposizione è o di creare le condizioni che possono  avviare  un colpo di stato (cosa altamente improbabile, vista la ben dimostrata lealtà dell’esercito) oppure (molto più probabile)  causare  un periodo logorante  in cui nel  prossimo ciclo elettorale la media degli elettori appoggi i candidati dell’opposizione che hanno preso le distanze dalle violenze che si dice provengano da entrambi i lati.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/the-strategy-of-the-venezuelan-opposition

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